Il disgelo annuale ha raggiunto il livello più basso registrato dal controllo via satellite, iniziato nel 1979. A comunicarlo gli scienziati statunitensi del National snow and ice data center (Nsidc). Ora la superficie coperta dal ghiaccio è di 3,41 milioni di kmq, il 45% in meno rispetto al 1979.
“Questo è un segnale drammatico: in meno di una generazione abbiamo alterato il modo in cui si presenta il Pianeta dallo spazio e presto il Polo Nord sarà completamente libero dal ghiaccio in estate – afferma Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia – nonostante gli impatti crescenti del cambiamento climatico, continuiamo ad affidarci ai combustibili fossili, come dimostrano i piani di trivellazione offshore nell’Artico, ma anche in Italia, dall’Adriatico allo Ionio al Canale di Sicilia”.
I ghiacci dell’Artico hanno una funzione fondamentale nella stabilizzazione del clima del Pianeta: i raggi solari quando arrivano sulla Terra vengono riflessi da questa enorme superficie bianca e ritornano indietro. La scomparsa del ghiaccio artico comporterebbe che le radiazioni solari verranno assorbite dagli Oceani, aumentando la loro temperatura, con effetti negativi sul clima a livello globale.
Greenpeace chiede la creazione di un santuario nell’area disabitata che circonda il Polo Nord e un bando alle trivellazioni petrolifere e alla pesca non sostenibile nel resto dell’Artico.