Il ritardo italiano nell’efficienza energetica in edilizia

L'efficienza energetica in edilizia nel nostro Paese potrebbe fare moltissimo, anche a livello economico. La normativa europea imporrebbe di agire, ma l'Italia sembra essere in ritardo, tanto che la certificazione energetica, che esiste da oltre 20 anni, per molti è ancora qualcosa di poco conosciuto. Ne parliamo con l'ing. Mauro Cappello.

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L’efficienza energetica in edilizia nel nostro Paese potrebbe dare moltissimo, sia in termini di risparmio energetico che per le sue ricadute economiche, specialmente agendo sull’esistente. La normativa europea imporrebbe di agire, ma l’Italia sembra essere in ritardo, tanto che la certificazione energetica che esiste da oltre 20 anni per molti è ancora poco conosciuta. Ne parliamo con l’ing. Mauro Cappello, autore di importanti pubblicazioni sull’argometo ed esperto di Filotecna, ente di formazione professionale sul tema per tecnici e aziende.

Ing. Cappello quali sono i punti fondamentali della normativa europea sull’efficienza in edilizia?

Prima di tutto credo sia utile fare una piccola sintesi dell’evoluzione recentemente subita dalla normativa comunitaria. In particolare la normativa di riferimento a livello europeo attualmente in vigore è la Direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica in edilizia. Essa sostituisce la precedente Direttiva 2002/91/CE, determinandone l’abrogazione tramite l’art.29 con effetto dallo scorso 1 febbraio 2012. La Direttiva 2002/91/CE era stata recepita tramite il D.Lgs. 192/2005 che introduceva nell’ordinamento nazionale le disposizioni stabilite dal legislatore comunitario. Ne consegue che la necessità di procedere al recepimento della nuova Direttiva determinerà l’emanazione, a livello nazionale, di un nuovo decreto che andrà a sostituire/integrare quello ancora oggi in vigore ovvero il D.Lgs. 192/2005. A mio avviso la novità più importante riguarda la formulazione del concetto di “Edificio a energia quasi zero” ovvero un edificio ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico dovrà essere molto basso, addirittura la Direttiva lo definisce “quasi nullo” e dovrà essere coperto in massima parte da fonti rinnovabili. Un altro elemento di novità riguarda la previsione di “requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici” che tengano conto dell’edificio nella sua globalità e della sua interazione con l’ambiente circostante. Infine vorrei ricordare le disposizioni di cui all’art.10 della Direttiva recanti la promozione di “incentivi finanziari e barriere di mercato” volti allo sviluppo di una strumentazione finanziaria incentivante per la prestazione energetica e che quindi possano favorire la costruzione di edifici a energia quasi zero.

Nel nostro Paese quali punti della normativa europea sono stati implementati per ora e con quali risultati?

L’istituto della “Certificazione energetica degli edifici” previsto nella Direttiva 2010/31/UE era già presente nel nostro ordinamento. A tal proposito vorrei fare una riflessione. Oggi si parla dell’Attestato di Certificazione Energetica quasi come fosse una novità; ciò è abbastanza triste poiché la Certificazione energetica degli edifici è stata introdotta per la prima volta dalla Legge 10 del 1991. La Certificazione ha quindi superato la soglia dei vent’anni, tuttavia l’aurea di novità che la circonda ancora oggi porta a concludere che finora essa è stata vista solamente come un inutile adempimento burocratico, sia dai tecnici che dai cittadini. Fortunatamente le cose stanno cambiando in meglio, sia per l’opera di informazione svolta dai mass media sia per la crescente esigenza di risparmio derivante dalla persistente crisi economica globale. Per quanto riguarda i requisiti minimi prestazionali, nella normativa italiana inizialmente era stato definito solamente quello relativo all’indice di prestazione energetica per il riscaldamento nella stagione invernale (EPinv). Con l’emanazione delle Linee Guida Nazionali (D.M. 26 giugno 2006) per la Certificazione Energetica degli edifici sono state definite le classi energetiche relative agli indici di prestazione energetica estiva (EPestivo), acqua calda sanitaria (EPacs) e infine quello relativo all’illuminazione (EPill). L’insieme delle quattro sottoprestazioni elencate contribuisce alla definizione della classe energetica globale. In fondo anche il discorso della strumentazione finanziaria incentivante era stato già affrontato dall’Italia, che nel 2007 ha introdotto le agevolazioni fiscali miranti alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, oggi è necessario ampliare quel discorso, calibrandolo sulle nuove realizzazioni e così convogliare i costruttori italiani verso l’”Edificio a energia quasi zero”. In merito alle fonti rinnovabili, l’Italia ha raggiunto una posizione sorprendentemente positiva, infatti secondo il rapporto elaborato dall’American Council for an Energy Efficient Economy il nostro Paese si attesta in terza posizione superato solamente da Gran Bretagna e Germania. Il dato è certamente positivo tuttavia, se Paesi con scarsa insolazione come la Gran Bretagna e la Germania sono avanti a noi, significa che in Italia si deve fare ancora di più e meglio, non sedersi sugli allori.

C’è una stima di quanto l’efficienza energetica in edilizia può dare in termini sia energetici che di ricadute economiche in Europa e in Italia?

La Commissione Europea – Direzione generale per l’energia e per i trasporti, ha elaborato una campagna di comunicazione (vedere www.filotecna.it “Un utile strumento di comunicazione”) all’interno della quale cita un dato estremamente importante: il 40% del consumo della bolletta energetica comunitaria deriva dal consumo in edilizia. Si pensi a quale potrebbe essere il volume delle risorse economiche liberate se tale percentuale fosse abbassata anche solamente di 4 punti percentuali. Sarebbe un’ottima iniezione di risorse nel sistema economico e potrebbe agire positivamente contro la crisi. La bella notizia è che utilizzando le nuove tecnologie disponibili per i materiali, gli impianti e i sistemi per trarre energia da fonti rinnovabili, il consumo di energia in edilizia potrebbe essere ridotto almeno del 30% e si tratta di un dato prudenziale.

Cosa ostacola l’efficienza energetica nell’edilizia in Italia, sia a livello di implementazione delle norme che di realizzazione pratica degli interventi?

Come dicevo la Certificazione energetica degli edifici sembra una recente innovazione, invece essa ha appena superato i 20 anni di età. Vi è stato quindi un forte ritardo per far assimilare e comprendere ai cittadini italiani l’importanza di tale adempimento. Credo che i maggiori ostacoli alla realizzazione degli interventi derivino dalla scarsa consapevolezza dei benefici che da essi deriverebbero e dalla necessità di doversi esporre a un immediato esborso di denaro in vista di futuri e probabili benefici. Contro questo atteggiamento dobbiamo lottare tutti insieme, tecnici, costruttori e infine anche voi giornalisti che con il vostro lavoro potete aiutare a far comprendere sempre di più e sempre meglio.

Un grosso giacimento di energia da efficienza nel nostro Paese si trova nei condomini. Quali strumenti ci sono già e quali si potrebbero mettere in campo per superare le difficoltà per intervenire in queste situazioni?

La realtà dei condomini in Italia è assai complessa e variegata; deve essere necessariamente distinta tra realtà datate e realtà di nuova costruzione. Le seconde rappresentano una minoranza e comunque godono di livelli prestazionali tutto sommato soddisfacenti. La grande sfida da affrontare è quella dei Condomini di vecchia edificazione, veri e propri colabrodo energetici. Gli incentivi fiscali nati nel 2007 miravano proprio alla riqualificazione energetica di queste realtà e prevedevano agevolazioni fiscali per interventi su superfici trasparenti (in generale infissi), superfici opache (muri e solai) e impianti termici. La storia di quelle agevolazioni ci insegna che la maggior percentuale di interventi sono stati quelli operanti sulle superfici trasparenti, mentre quelli sulle superfici opache e sugli impianti non hanno incontrato la “simpatia” del grande pubblico. Credo che tale fenomeno sia la conseguenza di quella miopia di cui parlavo in precedenza (esborso immediato e sicuro, a fronte di vantaggi probabili e peraltro differiti nel tempo). Per procedere a un riefficientamento energetico di una facciata condominiale servono un’Assemblea e una maggioranza, mentre per cambiare gli infissi di un appartamento basta solo la buona volontà del singolo proprietario.

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