I negoziati sul clima a piccoli passi verso Doha

La COP 17 di Durban ha lasciato molte questioni irrisolte e un testo aperto a molteplici interpretazioni. Nei recenti incontri di Bangkok le Parti hanno continutato a lavorare evidenziando alcuni piccoli passi avanti in settori fondamentali del negoziato. Alcuni di questi documenti dovranno essere finalizzati in Qatar alla COP 18.

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Una settimana di incontri ‘informali’ si è appena conclusa a Bangkok dove prosegue, lento e agonizzante, il negoziato internazionale per il futuro accordo sul clima che dovrebbe sostituire la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto. Quando? Nonostante a Durban la comunità internazionale abbia individuato nel 2015 la scadenza di tale negoziato, a oggi la fine di questo processo internazionale, che coinvolge 194 nazioni e tutta la comunità internazionale, è tutt’altro che in vista.

La riunione di Bangkok segue quella di Bonn del maggio scorso quando le Parti hanno ritenuto fondamentale un altro incontro prima della diciottesima Conferenza delle Parti della Convenzione (COP18) prevista a Doha in Qatar, dal 26 novembre al 7 dicembre prossimo. L’incontro di Bangkok è stato possibile solo grazie al finanziamento del Governo del Qatar, ovviamente interessato a che le Parti possano avere più tempo possibile per dirimere ogni questione in vista dell’evento di fine anno. Il problema della scarsità dei fondi necessari per mobilitare ogni volta migliaia di delegati e organizzare la logistica di tali eventi internazionali è sempre più evidente e si aggiunge allo stallo del negoziato politico.

Dal punto di vista dei contenuti la COP17 di Durban del dicembre 2011 ha lasciato, come facilmente prevedibile nonostante l’eccessivo ottimismo che ha accolto tale risultato in alcuni Paesi sviluppati, molte questioni irrisolte e un testo aperto a molteplici interpretazioni. La creazione di un ulteriore gruppo di lavoro (Durban Platform), che si aggiunge ai due creati nel 2005, rispettivamente in ambito protocollo di Kyoto e Convenzione che avrebbero dovuto terminare i lavori nel 2009 a Copenhagen, ha contribuito a ingolfare ulteriormente l’agenda di queste riunioni, e soprattutto riavviato interminabili discussioni che sembravano ormai superate.

Ciò nonostante, a Bangkok le Parti hanno continutato a lavorare evidenziando alcuni piccoli passi avanti in settori fondamentali del negoziato, almeno dal punto di vista formale, con la produzione di alcuni testi che dovranno essere finalizzati in Qatar.

Il gruppo di lavoro sul secondo periodo di adempimento del protocollo di Kyoto (Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol – AWG-KP) ha prodotto un ‘non-paper’ (documento non ufficiale) che costituirà il punto di partenza per Doha con l’obiettivo di adottare una decisione che includa i dettagli dei nuovi obblighi di riduzione e degli aspetti giuridici legati al secondo periodo di adempimento. Tra le varie questioni irrisolte, la lunghezza del Kyoto 2 (2017 oppure 2020?) e il futuro dei meccanismi flessibili.

Riguardo al gruppo di lavoro sulla Convenzione (Ad hoc Working Group on Long-term Cooperative Action – AWG-LCA) c’è ancora molta incertezza riguardo alla data di chiusura: Doha, come richiesto dai Paesi industrializzati, o un ulteriore rinvio come auspicato da molti Paesi in via di sviluppo? Anche in questo caso, l’ambiguo risultato di Durban non aiuta. Tuttavia a Bangkok, un minimo avanzamento si è avuto nei temi seguenti:

  • piano di lavoro per i nuovi meccanismi di mercato
  • forma della revisione scientifica del 2013
  • finanziamento del meccanismo di REDD-plus (riduzione deforestazione e degradazione forestale).

Infine, nell’ambito del gruppo di lavoro creato a Durban (Ad hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action – AWG-ADP) si sono organizzate due tavole rotonde. Il negoziato ADP è finalizzato a identificare i passi necessari per l’adozione di un nuovo accordo sul clima entro il 2015 e le misure necessarie per aumentare gli sforzi di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra attualmente insufficienti. A Bangkok le Parti hanno iniziato a discutere la ‘visione’ di questo futuro accordo (workstream 1), la cui forma giuridica è tutt’altro che definita, e le prime azioni concrete per ridurre il gap di ambizione (workstream 2).

Nell’ambito del workstream 1 le Parti hanno analizzato il concetto di circostanze nazionali, il significato del termine ‘applicabile a tutte le Parti’ relativo al futuro accordo, le modalità per favorire la partecipazione degli Stati a tale accordo futuro, il concetto di flessibilità e infine l’applicabilità dei principi della Convenzione. Nell’ambito del workstream 2 le Parti hanno discusso la relazione tra il gruppo ADP e altre iniziative sia all’interno che all’esterno del sistema UNFCCC ; quali iniziative di cooperazione internazionale possono potenzialmente contribuire a ridurre il gap di ambizione e il supporto necessario; e il piano di lavoro per intensificare le azioni di mitigazione dei Paesi sviluppati.

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