Cina, obbligo di acquisto da eolico per gli operatori di rete

La Cina spinge sull'eolico, obbligando i gestori di rete ad acquistare energia prodotta dal vento per una quota dal 5 al 10% dell'elettricità distribuita. L'eolico cinese è infatti penalizzato da grosse difficoltà di dispacciamento. Duplice obiettivo dell'obbligo è sostenere l'eolico e far sviluppare la rete elettrica.

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La Cina spinge sull’eolico, obbligando i gestori di rete ad acquistare energia prodotta dal vento, con il duplice obiettivo di decarbonizzare il mix elettrico e sviluppare la rete elettrica. Come riporta Reuter, i grandi distributori elettrici come State Grid Corp of China e China Southern Power Grid Co saranno obbligati ad acquistare dai parchi eolici dal 5 al 15% dell’energia che vendono.

Lo sviluppo dell’energia dal vento in Cina d’altra parte non può prescindere da quello dell’infrastruttura elettrica. Secondo l’agenzia un terzo dell’enorme capacità eolica cinese sarebbe inutilizzata per problemi di rete: mancano i collegamenti tra le zone di produzione, a nord, nord-ovest e nord-est e quelle in cui sono concentrati i consumi, a sud-est.

I produttori da eolico in Cina hanno avuto risultati peggiori peggiori delle aspettative nella prima metà del 2012 e le loro azioni stanno toccando record di ribassi e la causa è anche della sempre maggior riluttanza degli operatori di rete a distribuire l’energia costosa e non programmabile che arriva dalle turbine.

“Con il sistema delle quote obbligatorie e l’accelerazione nello sviluppo della rete il problema dei distributori che non dispacciano l’energia eolica dovrebbe essere lenito”, commenta a Reuter Hu Yongsheng, presidente di China Datang Corp Renewable Power Co Ltd. Ma finché la Cina non riformerà le politiche di prezzo, si fa notare, gli operatori di rete avranno scarso incentivo economico a seguire le nuove quote: i benefici dunque tarderanno a manifestarsi.

Il problema spiega a Reuter Joseph Jacobelli, analista energetico ex-HSBC, è che l’attuale meccanismo di tariffe feed-in disincentiva economicamente chi gestisce la rete a connettere e dispacciare gli impianti a rinnovabili. Gli operatori di rete, infatti, devono acquistare l’energia da eolica alla tariffa incentivante maggiorata di 0,5- 0,61 yuan, mentre l’elettrictà dalle centrali a carbone si può acquistare anche a 0,3 yuan. Ovviamente lo Stato fornisce ai gestori di rete dei sussidi per acquistare e distribuire l’energia da rinnovabili, ma sembra che questi non siano sufficienti a realizzare profitti, con il risultato che i distributori preferiscono spesso snobbare le rinnovabili.

La mossa di imporre ai distributori quote d’acquisto dovrebbe appunto intervenire in questo contesto. Gli operatori di rete, a seconda della zona, dovranno acquistare dal 5 al 15% del volume di energia distribuita da produzione eolica, spiega Xie Changjun, presidente di Longyuan, gigante dei parchi eolici. Questo dovrebbe spingere sul lungo termine la domanda di energia eolica, anche se il futuro per i parchi eolici non migliorerà prima di qualche anno.

Lo sviluppo della rete finora, infatti, non ha tenuto il passo con il crescere della capacità eolica è il non dispacciamento dell’energia dal vento dipende spesso da limiti fisici dati dalla mancanza di linee ad alto voltaggio che permettano agli operatori di rete di assorbirla. Il miglioramento della rete e la conseguente penetrazione delle rinnovabili potrebbe accelerare con l’aumento del prezzo finale dell’elettrictà. Ma questa è un’ipotesi che a Pechino non piace per paura dell’inflazione, tant’è che in questi ultimi anni i produttori di elettricità anche da carbone e le raffinerie di petrolio hanno sofferto molto il fatto di non poter scaricare ai consumatori finali le variazioni dei costi di carbone e petrolio.

Quanto ai produttori di energia da eolico cinesi, compensano con i bassi costi dei finanziamenti, il calo del costo delle turbine e con i crediti ottenuti con i parchi tramite il Clean Development Mechanism, il meccanismo internazionale che permette di compensare emissioni nei paesi ricchi investendo in progetti di decarbonizzazione in quelli in via di sviluppo. Ecco perché il clima che Reuter riporta – nonostante i tempi lunghi che lo sviluppo della rete richiederà e il fatto che gli effetti del sistema delle quote obbligatorie non saranno immediati – è di moderato ottimismo.

La Cina affamata di energia, come sappiamo, sta tentando seriamente di diminuire la sua dipendenza dal carbone, che attualmente fornisce circa il 70% dell’elettricità. Per il 2015 punta a soddisfare con le rinnovabili il 9,5% del fabbisogno energetico totale. Per l’eolico intende aumentare la capacità installata dai 62 GW attuali a 100 GW al 2015 e a 200 al 2020.

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