Le strade per l’indipendenza dal conto energia fotovoltaico

Durata del quinto conto energia e obiettivo grid parity, che non è così dietro l'angolo, sono alcuni dei temi trattati nel convegno di apertura sul FV a ZeroEmission 2012. Semplificazione, definizione dei SEU, innalzamento dello scambio sul posto e detrazione fiscale alcune delle misure necessarie per affrancarsi dall'incentivo GSE.

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Si è perso l’entusiasmo per il fotovoltaico? È stata un bolla come alcuni vorrebbero far credere? Certo, l’umore che si respira nella prima giornata di Zeroemission 2012 di Roma è un po’ nero, ma c’è chi non vuole sottostare a questa resa e guarda avanti, anche al di là del quinto conto energia.

Quinto conto energia sulla cui durata si cimentano tutti e ne escono versioni anche molto contrastanti. Se un paio di giorni fa avevamo letto che Photon parlava addirittura di due mesi di vita per le tariffe, ieri – al convegno inaugurale sul FV della Fiera Zeroemission – Davide Chiaroni di Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano la stimava in un anno o forse anche un anno e mezzo. QualEnergia ritiene, invece che, nonostante una certa corsa agli impianti fuori registro (sotto i 12 kW o i 20 kW con decurtazione della tariffa), questi 450 milioni circa che restano potrebbero bastare fino a maggio-giugno 2013, quindi almeno 9-10 mesi ancora, considerando inoltre che, raggiunto il cap incentivi di 6,7 miliardi di euro, ci saranno ulteriori 30 giorni come fase transitoria.

Ma, come accennato, alcuni operatori guardano oltre e non è detto poi che questo sia l’ultimo conto energia per il fotovoltaico. Per bypassare gli incentivi o accompagnare il settore all’indipendenza da essi, comunque, servono alcuni nuovi elementi di regolazione e di semplificazione. Visto che – si è detto – la grid parity non è lì a portata di mano come potrebbe sembrare, un primo passo  per raggiungerla è capire il contesto in cui si muove il settore. Semplificazione, dicevamo. Secondo un rapporto di PV Legal l’impatto economico della burocrazia sul settore è del 61-69% rispettivamente per impianti piccoli e medio-grandi. Se servono anche 10 mesi per realizzare un impianto di piccola taglia e oltre 50 documenti da compilare tra richiesta incentivi, connessione e autorizzazioni varie (agli inizi del conto energia erano appena una decina) la strada non può essere che in salita.

Sul discorso delle modifiche regolatorie per il fotovoltaico si parla in particolare della definizione da parte dell’Autorità dei Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e dell’innalzamento dello scambio sul posto. Sul primo punto l’Autorità spiega che, sebbene i SEU già esistano nella pratica, l’imminente delibera dovrà rendere più idonea e flessibile questa soluzione per le rinnovabili. Come sappiamo i SEU prevedono la vendita di elettricità pulita a un cliente terzo senza essere gravata da oneri di sistema e di dispacciamento.

Sul secondo aspetto la notizia della giornata è quella fornita da Marcello Garozzo del Ministero dell’Ambiente che spiega come da alcuni mesi quel dicastero abbia proposto un limite a 10 MW per lo scambio sul posto, anche per impianti a terra. Applicazione dei SEU e scambio sul posto a 10 MW con autoconsumo aprirebbero spazi enormi per il fotovoltaico da subito e in molte aree del Paese anche senza il sostegno degli incentivi.

A smorzare gli entusiasmi, Andrea Galliani dell’Autorità per l’Energia fa presente che questa decisione va presa con attenzione e difficilmente verrebbe accettata dall’ente regolatorio. “Se si esonera dal pagamento degli oneri di dispacciamento e di sistema tutta l’energia autoconsumata, si rischia di trasferire questi costi su tutti gli altri utenti della rete – ha spiegato -. Infatti questi punti di connessione peseranno ugualmente sulla rete perché il sistema elettrico deve comunque garantire la flessibilità per soddisfare i loro fabbisogni quando l’autoconsumo non basta. Con questa soluzione si pagherebbero solo gli oneri per l’energia prelevata e verrebbero scaricati i costi sugli altri utenti”. Speriamo che su questa criticità, che andrebbe anche quantificata in termini economici, si possa raggiungere un buon compromesso che soddisfi tutte le parti e che comunque si possa spingere da 200 kW ad almeno 1 MW il limite per lo scambio sul posto.

Un altro strumento per uscire dalle tariffe GSE è quello di utilizzare la detrazione fiscale del 50% da spalmare in 10 anni. Purtroppo la durata della misura ha la scadenza al 30 giugno 2013. Da più parti si chiede di portarla almeno alla fine del 2014.

Il GSE ci dice che, nonostante la crisi e l’incertezza nel settore, nell’anno in corso sono stati installati 2 GW e che ovviamente c’è stata una corsa all’impianto per il passaggio dal quarto al quinto energia che ha portato le pratiche ai livelli del 2011: tra 1.200 e 1.400 richieste giornaliere a luglio e agosto. Ta le novità di questa fase, dice Di Carlo del GSE, la netta crescita delle domande di incentivo per gli impianti fotovoltaici innovativi (circa 1.600 pratiche/mese).

La grid parity è il convitato di pietra di questo incontro, ma come detto è tutt’altro che alle porte. Per alcuni produttori nazionali di moduli oggi il prezzo tecnologico è sottovalutato di almeno il 30% per via della sovraccapacità produttiva e per la vendita sottocosto da parte delle imprese cinesi. Grandi compagnie, leader mondiali del settore, sono in perdita ma continuano a produrre perché ricevono il sostegno statale e degli istituti finanziari. Oggi, si afferma, il prezzo realistico di un modulo dovrebbe aggirarsi tra 70 e 80 centesimi di dollaro per avere un minimo di margine operativo.

Sul fronte dei costi la grande discesa degli ultimi due anni potrebbe rallentare. Si stima che sul medio periodo la loro riduzione non andrà oltre il 20-25%.

Insomma, un mercato che diventa più complicato da affrontare e che richiederà una maggiore attenzione riguardo alla sua evoluzione economica e normativa, perché la tendenza sarà quella di passare dalla semplice vendita di moduli alla vendita di kWh solari.

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