Il Patto dei Sindaci corre veloce anche in Italia

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Sono 4mila gli enti locali che hanno aderito all'iniziativa europea, coinvolgendo 160 milioni di abitanti. La metà sono enti locali italiani e un quarto di questi hanno già presentato il Piano di azione per l’energia sostenibile (PAES). Un articolo di Antonio Lumicisi del Ministero dell’Ambiente pubblicato sull'ultimo numero della rivista QualEnergia.

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A quattro anni dal lancio europeo del Patto dei Sindaci, dal 2008 appunto, sono circa 4 mila gli enti locali che hanno aderito a tale iniziativa in tutta Europa, coinvolgendo circa 160 milioni di abitanti, oltre il 25% della popolazione residente europea. La metà sono enti locali italiani. Quindi, se da una parte la strada è ancora lunga (sono oltre 8mila i Comuni in Italia), pensare che quasi un quarto di essi abbia già aderito al Patto dei Sindaci e, tra loro, oltre 480 abbiano già redatto il Piano di azione per l’energia sostenibile (Paes) ha qualcosa di incredibile. Non si era mai vista in Italia una tale mobilitazione territoriale su un tema quale quello della lotta ai cambiamenti climatici. E sembra quasi un paradosso che tale mobilitazione abbia avuto luogo negli anni centrali di una crisi internazionale che ancora è lontana dall’essere risolta.

In effetti non si tratta di un paradosso ma di una consapevolezza crescente, a livello europeo come a livello locale, che dalla crisi si esce puntando l’attenzione sullo sviluppo e sulla crescita di alcuni settori ben identificati nel panorama industriale europeo: fonti di energia rinnovabile, efficienza energetica, mobilità sostenibile, sono questi i settori che porteranno l’Europa, ma ancor più il nostro Paese, fuori dalla crisi. Se a livello nazionale le idee non sono ancora del tutto chiare, a livello locale una prima indicazione la possiamo desumere proprio dall’alto numero degli aderenti al Patto dei Sindaci. Migliaia di amministratori locali, con l’adesione al Patto, hanno già assunto impegni di riduzione delle emissioni di CO2 (almeno il 20% entro il 2020) e tanti altri li seguiranno poiché è ormai certo che il Patto dei Sindaci correrà sempre più veloce.

Gli oltre 480 Paes presentati dagli enti locali italiani fanno parte del gruppo degli oltre mille Paes presentati a livello europeo. E da questo primo migliaio di Paes presentati la Commissione Europea (per il tramite del proprio Joint research center – Jrc), evidenzia innanzitutto che tali Paes riguardano territori che ammontano a oltre 70 milioni di abitanti (il 45% della popolazione residente in città aderenti al Patto dei Sindaci) e che, a fronte di un’emissione totale di 430 milioni di tonnellate di CO2 (6 t CO2 pro-capite), tali città si sono impegnate a tagliare le emissioni di 128 milioni di tonnellate, con una media di riduzione delle emissioni entro il 2020 ben al di sopra del minimo richiesto del 20%.

Un elemento interessante riguarda il fatto che la stragrande maggioranza dei Paes (l’82%) fornisce informazioni sui costi e piani di investimento, che viaggiano verso la cifra non indifferente dei 40 miliardi di euro. Altro dato interessante evidenziato dall’analisi di questi primi mille Paes a livello europeo è che il settore dal quale ci si aspetta il maggior contributo è quello dell’efficienza energetica (in particolare, residenziale/edifici e piccola e media impresa) con circa il 40% sul totale delle emissioni totali attese.

A livello nazionale, un primo formale riconoscimento politico dell’importanza del Patto dei Sindaci nella strategia di lotta ai cambiamenti climatici è avvenuto con l’inserimento di un preciso riferimento a tale iniziativa nella bozza di delibera Cipe per la revisione del Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra. Tale Piano delineerà in particolare le azioni necessarie per ridurre le emissioni di gas serra relativamente ai settori della decisione 406/2009/Ce (denominata “Effort sharing”) che, com’è noto, riguarda le emissioni provenienti dai settori cosiddetti non-Ets, cioè esclusi dal sistema di scambio delle quote di emissione (emissions trading). I settori non-Ets sono i trasporti, il residenziale, la piccola e media impresa, il settore civile in generale, proprio i settori ove le amministrazioni locali hanno una maggiore e diretta competenza e che riguardano oltre il 50% delle emissioni totali.

Nella bozza della delibera Cipe, tra le misure presentate dal Governo (tecnico) italiano, in particolare su proposta del Ministro dell’Ambiente, si trova la richiesta di:

  • confermare fino al 2020 le detrazioni di imposta (55%)
  • emanare entro giugno 2012 il decreto sulla riforma dei titoli di efficienza energetica
  • istituire un catalogo delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti per la decarbonizzazione dell’economia italiana
  • introdurre una carbon-tax
  • destinare il 50% delle entrate derivanti dai proventi della vendita all’asta delle quote di CO2 (art.1, comma 11 della direttiva 2009/29/Ce) a specifiche azioni (indicate nella bozza stessa) di lotta ai cambiamenti climatici e, infine,
  • rafforzare il coinvolgimento degli enti locali nel percorso verso la sostenibilità energetica e ambientale attraverso la prosecuzione della positiva esperienza del Patto dei Sindaci.

Di fatto, dal 2008, anno di lancio del Patto dei Sindaci in Europa, è la prima volta che il nostro Paese indica chiaramente l’importanza del ruolo che gli enti locali potranno svolgere per contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali vincolanti fissati per il 2020. Ci si augura che l’analisi e la discussione di tale bozza di delibera Cipe in sede di Conferenza Unificata sia veloce e propositiva e possano provenire proprio da tale sede ulteriori spunti migliorativi. Quando ciò avverrà, potremo ben dire che l’Italia ha tutte le carte in regola per mantenere la leadership in Europa sul Patto dei Sindaci. Tale azione potrà essere di supporto anche a un’altra azione che necessariamente dovrà essere affrontata dal nostro Governo, con il contributo di attori chiave come per esempio l’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), e cioè un’auspicabile e seria deroga al patto di stabilità che consenta agli enti locali virtuosi di poter investire risorse nei settori dello sviluppo sostenibile e valorizzare quindi al massimo alcuni strumenti finanziari già operativi a livello nazionale (come per esempio il Fondo rotativo per Kyoto).

Prosegue intanto il lavoro di promozione del Patto dei Sindaci nel nostro Paese con un ciclo di convegni e seminari sul Patto dei Sindaci, un’iniziativa patrocinata dai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e che vede la collaborazione quest’anno di diversi attori del panorama energetico nazionale, tra i quali anche QualEnergia e Kyoto Club. Sono oltre 20 gli appuntamenti in programma quest’anno in tutta Italia ove si presenteranno le diverse opportunità (anche di natura economico-finanziaria) a disposizione degli enti locali per percorrere più facilmente la strada del Patto dei Sindaci ma, più in generale, la strada verso la sostenibilità.

Maggiori informazioni: www.campagnaseeitalia.it/

L’articolo è stato pubblicato sul n.3/2012 della rivista bimestrale QualEnergia

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