La rivoluzione delle smart city è in corso

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Tecnologie innovative, gestione efficiente delle risorse, risparmio energetico, pianificazione intelligente della mobilità: queste le sfide delle città del futuro. La transizione verso le città smart entra nelle agende politiche e, secondo una recente classifica, è Vienna la migliore. Obiettivi centrali, minori emissioni inquinanti e qualità della vita.

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Il 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane e le città del mondo accolgono ogni anno 60 milioni di persone in più. Entro la metà del secolo si prevede che più dei due terzi dell’umanità vivrà in città. Oggi esistono nel mondo 21 megalopoli, città con oltre 10 milioni di abitanti, dove abita il 10% della popolazione urbana. Nel 2015, 60 città supereranno gli 8 milioni di abitanti. Numeri il cui impatto, tradotto in termini ambientali, dice che le città, a livello globale, sono responsabili del 45% dei consumi energetici e del 50% dell’inquinamento atmosferico. E allora servono città efficienti e intelligenti: per garantire uno sviluppo sostenibile dell’umanità è cruciale trovare soluzioni innovative per la gestione e la crescita dei centri urbani. Soprattutto in America e in Europa dove lo sviluppo delle metropoli ha una storia antica e dove la popolazione è già quasi completamente inurbata, è necessario che le città diventino smart.

Di smart city si sente parlare sempre più spesso, ma l’espressione rischia di rimanere generica e vuota se non è supportata da una visione condivisa a livello internazionale. Bisogna capire cosa si intende per smart city, che cosa rende una città intelligente e come i centri urbani esistenti debbano e possano trasformarsi per affrontare la sfida della sostenibilità. La definizione di smart city nasce nel campo dell’information and communication technology e include le idee di città digitale e città cablata, una rete per la diffusione e la circolazione dell’informazione. Nel tempo però questa concezione si è allargata all’energia, all’economia, alla qualità dell’ambiente e alla vivibilità in generale. Le tecnologie digitali mantengono un ruolo fondamentale nella concezione delle smart city. È attraverso le reti, infatti, che le città saranno in grado di gestire in modo più efficiente ed efficace trasporti, ciclo dei rifiuti, distribuzione dell’acqua e dell’energia.

Secondo la definizione data da Andrea Caragliu e Chiara Del Bo, nel saggio Urban Cities in Europe, pubblicato nel 2011 sul Journal of Urban Technology, “una città può essere definita come ‘smart’ quando gli investimenti in capitale umano e sociale e nell’infrastruttura della comunicazione sia tradizionale (trasporti) che moderna (ICT) alimentano lo sviluppo di un’economia sostenibile e un’alta qualità della vita, attraverso una gestione responsabile delle risorse naturali e una governance partecipata”.

Boyd Cohen, ricercatore ed esperto di strategie di pianificazione nell’ambito dell’economia sostenibile, è autore di una classifica delle 10 città più smart del Pianeta che prende in considerazione innovazione, sostenibilità ambientale, qualità della vita, e governance digitale. “Non c’è accordo a livello mondiale sulla definizione di smart city – ha spiegato Cohen a QualEnergia.it –. Il termine è un po’ ambiguo. Alcune persone scelgono una definizione più ristretta legata alle tecnologie di informazione e comunicazione, mentre io preferisco una definizione più ampia: le smart city utilizzano l’ICT per diventare più intelligenti ed efficienti nell’uso delle risorse a disposizione, con l’effetto di ridurre i costi e i consumi energetici e, allo stesso tempo, migliorare l’erogazione di servizi e la qualità della vita dei cittadini, riducendo l’impronta ecologica e sviluppando innovazione ed economia sostenibile”.

Nella classifica di Cohen, centrale è l’elemento della qualità della vita. Categoria nella quale la città numero uno è Vienna che guida la classifica generale delle 10 città smart. “Le iniziative per trasformare le città in smart city devono migliorare la vita dei cittadini, altrimenti non ne vale la pena. Questo può avvenire in diversi modi: aumentando l’efficienza energetica e facendo risparmiare denaro ai contribuenti, migliorando l’accesso ai servizi, mettendo a disposizione dei privati banche dati che consentano l’utilizzo di informazioni in tempo reale, incrementando le soluzioni di trasporto pubblico per ridurre tempi e costi e favorire lo sviluppo dell’imprenditoria locale”.

Nella top ten proposta da Cohen compaiono sei città europee (oltre a Vienna, ci sono Parigi al terzo posto, Londra al quinto, Berlino al settimo, Copenhagen in ottava posizione e Barcellona a chiudere la classifica), due città nordamericane (Toronto al secondo posto e New York al quarto) e due asiatiche (Tokyo e Hong Kong, rispettivamente in sesta e nona posizione). “Le città europee, asiatiche e nordamericane – continua il ricercatore – sono diverse sotto vari aspetti, a cominciare dalla cultura e dalla storia della pianificazione urbana. Molte città nordamericane sono state costruite più o meno quando le auto hanno iniziato a diffondersi. Di conseguenza, sfortunatamente, grandi strade e sobborghi hanno avuto la priorità rispetto al trasporto pubblico. Le città europee partono invece avvantaggiate nel passaggio verso le smart city perché di solito sono più orientate al trasporto pubblico e più dense. Questa maggiore densità rende possibile, per esempio, un’applicazione più efficiente delle soluzioni di ICT. Un’area in cui invece gli USA sono in vantaggio è il supporto agli ecosistemi imprenditoriali. In molte città americane gli istituti di ricerca sono partner di iniziative comunitarie: ciò aiuta a diffondere l’innovazione locale e lo sviluppo economico”.   

Meno di un mese fa la Commissione Europea ha lanciato un’iniziativa specifica per lo sviluppo delle smart city nel Vecchio Continente. Smart Cities and Communities European Innovation Partnership è un programma che, per il 2013, mette a disposizione 365 milioni di euro per idee innovative e progetti dimostrativi nell’ambito di energia, trasporto e ICT nelle aree urbane, e che punta a stimolare la collaborazione tra le amministrazioni locali e l’imprenditoria privata. L’iniziativa fa parte di un più ampio impegno dell’Europa verso la sostenibilità delle nostre città attraverso l’innovazione tecnologica. Un impegno che dimostra quanto le smart city stiano diventando centrali nelle agende politiche mondiali, per garantire che la società e l’economia umane possano avviarsi verso il futuro con un minore carico di gas climalteranti e per un miglioramento della vita dei cittadini spesso mortificata da disfunzioni croniche.

Kyoto Club ha costituito a giugno un Gruppo di Lavoro “Smart Cities“, coordinato dal professor Roberto Pagani del Politecnico di Torino, che ha l’obiettivo di approfondire sotto angolazioni diverse le problematiche connesse alle trasformazioni degli agglomerati urbani individuando metodi, soluzioni, percorsi intelligenti e partecipati, con un approccio interdisciplinare.

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