Dalla decrescita infelice a nuovi modelli di sviluppo

Siamo dentro una profonda recessione di cui non si vede l'uscita. Alcuni cambiamenti nei comportamenti individuali e le soluzioni 'green' potrebbero essere i prodromi di un mutamento profondo del nostro modello di sviluppo in grado di farci uscire da questa crisi. Ma Europa e Italia devono voltare pagina. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

ADV
image_pdfimage_print

Tutti gli indicatori – andamento del Pil, consumi energetici, trasporti – ci dicono che siamo in recessione. Si tratta di una decrescita, che non è però quella auspicata dai teorici di un diverso modello economico, ma una fase infelice imposta da condizioni esterne non controllabili. “… era come un gioco pazzo e subdolo che amareggiava la vita sempre più spesso a un numero sempre maggiore di individui, ma contro il quale non c’erano rimedi, poiché giungeva di lontano, dalle stesse impenetrabili e sconosciute fonti, dalle quali erano venuti anche i benefici dei primi anni…”

Così Ivo Andric descriveva nel “Ponte sulla Drina” i cambiamenti legati al passaggio dal dominio turco a quello austro-ungarico nella Bosnia del diciannovesimo secolo. Un’immagine che, traslata ai nostri tempi, rispecchia bene l’impotenza nei confronti di un presente nel quale si colgono i frutti amari di una finanziarizzazione senza regole, di una globalizzazione affidata al mercato, di limiti ambientali non rispettati.

Ma focalizziamo la situazione sull’Italia, andando oltre i parametri economici per cogliere alcuni trend e capire se ci sono elementi che consentano di prefigurare un futuro diverso.

Le emissioni complessive di anidride carbonica caleranno di una percentuale compresa tra il 3 e il 4%, rendendo più vicino il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto. In buona parte queste riduzioni sono effetto della crisi, ma un ruolo importante deriva dagli interventi virtuosi sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Per esempio il solo fotovoltaico contribuirà a un 15% della riduzione di queste emissioni. Il settore dei trasporti, con consumi ed emissioni per decenni in forte crescita, quest’anno vedrà una contrazione dei consumi energetici impressionante, con un -9%. Pesano in questo dato le difficoltà delle imprese, ma contano anche le modifiche di comportamenti individuali legate all’alto prezzo dei carburanti.

Ma torniamo alla decrescita e alle sue implicazioni. Quelle occupazionali, delle imprese che chiudono e dei budget di molte famiglie ridotti all’osso, sono sotto gli occhi di tutti. In questo difficile contesto, le soluzioni “green” o contribuiscono in maniera anticiclica all’uscita dalla crisi, come avviene per alcuni comparti delle rinnovabili e dell’efficienza, o indicano sotto traccia possibili modelli diversi.

La situazione di crisi impone infatti comportamenti con valenze positive. Prende quota la riparazione di oggetti che in altri momenti si sarebbero gettati, si evitano acquisti inutili e gli sprechi energetici, si utilizzano maggiormente i mezzi pubblici e le biciclette, si estende la coltivazione di orti urbani.

Sono piccoli, ma importanti segnali che indicano un percorso che – superando i comportamenti individuali e grazie a una consapevole azione politica che varca i confini nazionali – potrebbe trasformare più profondamente le economie. Il passaggio dall’obsolescenza programmata degli oggetti a una loro progettazione che consenta una maggiore durata, la spinta verso modelli diversi di trasporto, della produzione agricola e di quella energetica: questi sono alcuni dei trend che si dovrebbero attivare per uscire dalla crisi e per non ricaderci più. Occorre tendere, oltre che a un’unione politica dell’Europa, a un’uscita dalla crisi trasformando le economie in modo che siano strutturalmente e ambientalmente sostenibili.

Il comparto energetico è quello dove la trasformazione sia quantitativa che qualitativa è più avanzata. Chi avrebbe detto, solo tre anni fa, che una tecnologia di nicchia come il fotovoltaico avrebbe messo in difficoltà il funzionamento di centrali termoelettriche e che, grazie alla riduzione dei costi, avrebbe prefigurato un futuro in cui singoli e imprese potranno autoprodursi, accumulare e consumare l’elettricità, divenendo i protagonisti di un nuovo sistema energetico?

ADV
×