Dazi europei sul fotovoltaico cinese, la rivendicazione di EU ProSun

  • 27 Luglio 2012

EU ProSun, una nuova coalizione di aziende del fotovoltaico europeo, cui aderisce anche l'italiano comitato IFI, rivendica l'appello alla Commissione europea per investigare sulle presunte pratiche sleali della concorrenza da parte di produttori cinesi

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L’altro ieri è arrivata la notizia che Solarworld e altre aziende hanno avviato un’azione legale alla Corte europea contro il presunto dumping dei produttori cinesi di celle e moduli fotovoltaici (Qualenergia.it, La guerra mondiale dei dazi sul fotovoltaico). Ne avevamo parlato in questo articolo e successivamente avevamo pubblicato il comunicato dell’Alleanza per un’Energia Solare Accessibile (AFASE – Alliance For Affordable Solar Energy), che si schiera apertamente contro l’introduzione di dazi punitivi sui prodotti fotovoltaici cinesi venduti in Europa. Oggi arriva invece la rivendicazione dell’azione legale contro il presunto dumping cinese da parte di EU ProSun, la neonata coalizione protezionista delle industrie europee del fotovoltaico.

“Crediamo fortemente nel futuro solare dell’Europa. Perciò, questa settimana abbiamo richiesto ufficialmente che la Commissione Europea investighi sulle pratiche sleali della concorrenza da parte di produttori di energia solare cinesi. Le compagnie cinesi hanno conquistato più dell’80% del mercato dell’Unione Europea per prodotti solari partendo virtualmente da zero pochi anni fa. I produttori dell’Unione Europea possiedono le migliori tecnologie solari del mondo ma vengono battuti nel proprio mercato per via dell’esportazione sottocosto illegale dei prodotti solari cinesi sotto il loro costo di produzione.” ha dichiarato Milan Nitzschke, Presidente di EU ProSun.

EU ProSun è un gruppo di più di 20 compagnie europee che rappresentano la maggioranza della produzione industriale solare dell’Unione Europea. Questa industria strategica per il futuro dell’Europa sta venendo decimata dalla competizione sleale della Cina, conducendo a licenziamenti e a un maggiore fallimento dell’industria solare europea ogni mese. A meno che l’Unione Europea non prenda provvedimenti, non rimarrà più alcun posto di lavoro di produzione o di R&D solare in Europa.

Continua Nitzschke, “Non solo la Cina sta chiaramente esportando sottocosto prodotti solari economici nell’Unione Europea, ma anche il governo ammette prontamente di sovvenzionare i suoi produttori solari per le esportazioni. La Cina non ha alcun vantaggio di costo naturale rispetto all’Unione Europea, dato che la manodopera incide per circa il 10% dei costi di produzione e deve importare materie prime e impianti per produrre le sue cellule e moduli solari.”

Il governo degli Stati Uniti ha determinato recentemente che almeno 12 categorie di sovvenzioni della Cina per i suoi produttori solari erano illegali e che gli esportatori cinesi hanno esportato sottocosto cellule solari negli Stati Uniti ai margini tra il 30% ed il 250%. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha stimato che il governo cinese abbia procurato ai suoi produttori solari più di 25 miliardi di euro in sovvenzioni, inclusi prestiti a basso interesse, terra gratis ed energia sovvenzionata. Le decisioni degli Stati Uniti confermano le pratiche sleali della concorrenza della Cina e aumentano la probabilità di misure significative di difesa del commercio nell’Unione Europea, specialmente dal momento che le misure degli Stati Uniti rendono più probabile che le esportazioni cinesi siano deviate verso l’Unione Europea.

In qualsiasi caso, qualsiasi misura per livellare il campo di gioco dell’Unione Europea non arresterà la tendenza di lungo periodo verso il basso nei prezzi dei moduli. Uno studio recente eseguito da AT Kearney ha mostrato che i prezzi del sistema dell’energia solare potrebbero abbassarsi del 50% attraverso l’Unione Europea entro il 2020. Negli ultimi 20 anni, il prezzo dei moduli fotovoltaici è diminuito di oltre il 20% ogni volta che il volume degli stessi è raddoppiato. Mentre il prezzo dell’installazione solare continua a diminuire sostenibilmente, EU ProSun si aspetta che la domanda ed i lavori di installazione locali aumentino di conseguenza.

Nitzschke ha concluso: “L’industria europea non vuole aumentare i prezzi, ma piuttosto fermare l’attuale corsa dannosa verso il fondo. Se l’Unione Europea agisce rapidamente, abbiamo una probabilità di mantenere una base di produzione solare sostenibile in Europa a vantaggio dei posti di lavoro, della crescita, dell’innovazione e del pianeta.”

Dello stesso avviso anche il Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane), l’associazione che raccoglie oltre l’80% dei produttori italiani di celle e moduli fotovoltaici e che, attraverso una larga partecipazione dei suoi membri, sostiene le azioni di EUProSun.

Secondo Alessandro Cremonesi, presidente IFI, “la richiesta avanzata alla Commissione Europea per l’apertura di un’indagine anti-dumping è stata nell’ultimo anno fortemente sostenuta dalla nostra Associazione, con l’obiettivo di porre fine alla continua usurpazione del mercato da parte di moduli cinesi offerti a prezzi di dumping.”

“Nel 2011 – prosegue Cremonesi – l’Italia è stato il primo mercato mondiale delle installazioni fotovoltaiche, con oltre 9 GW di impianti installati nell’anno. Di questi, oltre il 70% sono stati realizzati con moduli cinesi, venduti sul mercato ad un prezzo inferiore del 35-40% rispetto alla media nazionale ed europea. Abbiamo raccolto evidenze che i livelli di prezzi praticati non fossero frutto di migliori strutture dei costi o di favorevoli economie di scala, ma che dietro ad essi e ad alimentare tali politiche commerciali ci fosse l’intervento del Governo cinese. Quanto detto non solo ha estromesso dall’arena competitiva le nostre produzioni ma ha altresì causato un rapido incremento dei costi sostenuti dalla collettività nazionale attraverso il pagamento degli incentivi al fotovoltaico andando ad ingrassare solo i fatturati delle compagnie cinesi senza trasferire alcun beneficio al sistema produttivo nazionale che, al contrario, continua a soffrire di una profonda crisi economica e occupazionale”.

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