UE, l’uscita dal nucleare e il ruolo strategico delle rinnovabili

A poco più di un anno dall’incidente nucleare di Fukushima si inzia a comprendere il suo impatto sulle scelte energetiche adottate dai Paesi europei. Sta iniziando un sommovimento nel settore energetico europeo che coinvolge le strategie dei gruppi elettrici. E tutto ciò avviene mentre in Europa cresce il ruolo delle rinnovabili. Silvestrini a Ecoradio.

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Ascolta audio (mp3 – durata 2’19’’)

A poco più di un anno dall’incidente nucleare di Fukushima ora si può comprendere meglio il suo impatto sulle scelte energetiche dei vari Paesi europei. La Francia, con il 75% di produzione elettrica dall’atomo, ha deciso di abbassare la produzione a quota 50% al 2025, anno entro il quale il Belgio si è dato l’obiettivo di uscire completamente dal nucleare, da cui attualmente deriva il 51% della sua produzione elettrica. Anche la Germania vuole uscire completamente dal nucleare entro il 2022. La Svizzera, con il 40% di produzione elettrica da nucleare, vuole abbandonare l’atomo, puntando alle rinnovabili e dimostrando, con uno studio, che il fotovoltaico potrebbe coprire la metà dell’attuale quota nucleare.

Si assiste insomma a un profondo sommovimento nel settore energetico europeo, che coinvolge le strategie dei singoli gruppi elettrici d’Europa. Nel frattempo cresce rapidamente il ruolo delle energie rinnovabili. E mentre i Paesi europei stanno definendo le proprie strategie energetiche nazionali, in Italia manca ancora una strategia di medio e lungo periodo.

L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.

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