Il settore del fotovoltaico spera in una proroga per la CEI 0-21

Per la carenza dei dispositivi di interfaccia a norma della CEI 0-21 gli operatori chiedono all'Autorità per l'Energia una proroga che non porti a bloccare tantissimi impianti ormai completati. Il rischio però è quello di creare un nuovo decreto 'Salva Alcoa', anche se alla fine forse sarebbe il male minore. Ne abbiamo parlato con il presidente GIFI.

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“Stiamo cercando una soluzione che accontenti un po’ tutti. Le proroghe sono un rischio, ma è anche vero che non si può penalizzare chi oggi ha l’impianto pronto e non può collegarsi alla rete solo perché sul mercato manca un unico componente. Il problema però esiste. Come si fa a valutare chi è pronto oggi o lo sarà la prima o la seconda settimana di settembre? Siamo di fronte a altro problema per il nostro settore che sembra essere bersagliato da diversi fronti. Facciamo fatica a stare dietro a tutti questo ostacoli”. Questo ha detto a Qualenergia.it il presidente ANIE-GIFI, Valerio Natalizia, che ci spiegava peraltro che l’associazione aveva già mandato due lettere all’Autorità per evidenziare come la situazione fosse molto grave e gli operatori a rischio di cause e ricorsi.

In queste settimane tutti stanno correndo come pazzi per completare il proprio impianto e metterlo in rete con le tariffe del IV CE, ma i nuovi dispositivi di interfaccia previsti dalla norma CEI 0-21 non ci sono. Il rischio è di bloccare tantissimi impianti nella loro parte finale, impianti che potrebbero anche non accedere alla tariffa del V CE.

Come molti sanno (Qualenergia.it, CEI 021, danni economici e blocco per migliaia di impianti FV) stiamo parlando dell’obbligo, per gli utenti attivi che collegano un impianto fotovoltaico con potenza superiore a 6 kW alla rete elettrica in bassa tensione (BT), di installare  la protezione di interfaccia (SPI) dedicata ed esterna all’inverter dal 1° di luglio. Un termine fissato dall’Autorità per l’energia con la delibera 84/2012 per la norma CEI 0-21.

“Sono ormai centinaia gli annullamenti di ordini di moduli e inverter registrati dalle aziende a causa dell’impossibilità di trovare le interfacce necessarie per la connessione alla rete. Di conseguenza molti impianti di piccola taglia rischiano di non essere collegati entro il 27 agosto (data di entrata in vigore del V Conto Energia). Non è proprio il caso di aggiungere ai problemi creati dall’introduzione del nuovo Conto Energia un ulteriore ostacolo al mercato del fotovoltaico italiano”, scriveva ieri in un comunicato ANIE-GIFI.

“Siamo fiduciosi che l’Autorità non resterà impassibile di fronte a questa grave criticità – dice Natalizia nel comunicato dell’associazione di categoria. – Come ANIE-GIFI abbiamo già da tempo chiesto e recentemente ribadito la necessità di una deroga temporale all’entrata in vigore della Norma CEI 0-21 e dell’allegato A70 del Codice di Rete di Terna nelle parti che riguardano i sistemi di protezione di interfaccia per gli impianti da connettere in bassa tensione.”

Natalizia ci spiegava al telefono che la richiesta di deroga a questa normativa inoltrata all’Autorità nasceva dopo un’indagine di ANIE-GIFI tra costruttori di interfaccia. “Abbiamo riscontrato che la maggior parte dei dispositivi saranno pronti per settembre. Ma a quella data significa poter accedere solo al V conto energia. E chi era già pronto oggi rischia non solo di perdere il valore della tariffa ma, con impianti sopra una certa taglia, rischia di perdere anche l’incentivo, vista la presenza del registro. Diventerebbe un massacro per il settore.”

“Una soluzione potrebbe essere quella di chiedere una deroga e, per esempio, consentire l’installazione di dispositivi di interfaccia DK5940, cioè quelli previsti prima della CEI 0-21 – ha detto il presidente dell’Associazione –  ma anche questi componenti sembrerebbero non disponibili perché ormai non più in produzione. Anche con questo tipo di deroga non ci sarebbero quantitativi sufficienti e in tempi rapidi per soddisfare la domanda. In magazzino c’è pochissimo e per rimettere in commercio la nuova produzione servirebbero almeno 2-3 settimane. Comunque il problema della tempistica resterebbe”.

L’altra strada è richiedere una proroga per la quale servirebbe una delibera specifica dell’Autorità. “Questo ci spaventa perché tutto ciò che rimette in discussione i termini in Italia potrebbe diventare un escamotage del tipo ‘salva Alcoa’. Potrebbero entrarci giustamente quelli che hanno terminato l’impianto, ma anche qualche furbo che non ne avrebbe diritto”, ci diceva Natalizia, aggiungendo però che tale soluzione, a questo punto, potrebbe essere il male minore.

Sappiamo anche che le industrie per partire con la produzione dei nuovi interfaccia hanno dovuto attendere le ultimissime disposizione sulla normativa che sono arrivate solo a giugno e non hanno avuto quindi il tempo per mettere sul mercato sufficienti quantità di nuovi prodotti.

Qualcuno ha accusato le aziende di inverter e di interfaccia di avere accelerato nei primissimi mesi dell’anno la vendita di prodotti che loro sapevano sarebbero stati considerati presto obsoleti. Natalizia, che è anche amministratore delegato SMA Italia, risponde che “ciò non è assolutamente vero, anche perché a inizio anno nessuno sapeva della scadenza di giugno; come produttori di inverter e come Associazione avevamo chiesto di posticipare la scadenza dell’obbligo nella seconda parte dell’anno e ora ci troviamo anche a dover fare i miracoli per certificare queste nuove macchine”. In effetti alcuni prodotti che non erano aggiornabili sono stati sostituiti con prodotti completamente nuovi, con perdite e costi aggiuntivi per le aziende costruttrici.

Intanto, il settore attende con fiducia un feedback dall’Autorità e soprattutto una proroga ‘equlibrata’, ma soprattutto si spera in una decisione rapida.

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