L’ETS, la Polonia e il metadone dei permessi gratuiti

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Nella prossima fase dell'ETS 10 Paesi potranno distribuire permessi gratis alla loro industria energetica. Ma almeno non potranno spenderli per costruire nuove centrali a carbone come avrebbe voluto la Polonia. La decisione della Commissione europea è stata accolta con moderata soddisfazione dalle associazioni ambientaliste.

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Nella prossima fase dell’emission trading scheme europeo (EU-ETS) i Paesi dell’Est Europa potranno distribuire permessi gratis alla loro industria energetica, ma almeno non potranno spenderli per costruire nuove centrali a carbone. La decisione della Commissione europea arrivata venerdì è stata accolta con moderata soddisfazione dalle associazioni ambientaliste. Al centro della questione la Polonia, nazione fortemente dipendente dal carbone e storicamente ostracista nei confronti di ogni iniziativa comunitaria per ridurre la CO2.

Dal 2013, quando partirà la nuova fase dell’ETS, i produttori di elettricità non riceveranno più permessi a emettere gratis, ma dovranno acquistare tramite aste o sul mercato tutti quelli che servono loro. Fanno però eccezione 10 Stati membri, esonerati perché – avendo economie deboli e sistemi elettrici fortemente dipendenti dal carbone – avevano lamentato che sarebbero stati troppo penalizzati dal cambiamento. Questi 10 Paesi – Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lituania, Romania, Ungheria, Malta e Lettonia – per 7 anni possono decidere se assegnare alla loro industria energetica permessi gratuiti.

Finora solo Malta e Lituania non hanno ancora chiesto di poter approfittare della deroga. La Polonia al contrario ha anche “esagerato”: ha domandato di poter distribuire permessi gratis anche a centrali a carbone non ancora costruite. In questo modo i permessi gratuiti sarebbero serviti a rendere possibile la realizzazione di nuovi impianti a carbone. Un po’ come un tossicodipendente che venda il metadone distribuitogli dal SERT per comprarsi l’eroina, dato che l’ETS e la deroga sui permessi gratis dovrebbe servire proprio a liberare gradualmente questi Paesi dalla loro dipendenza dal carbone.

Per fortuna venerdì è arrivato il “no” della Commissione: “certi investimenti proposti dalla Polonia, in particolare quelli che riguardano la costruzione di nuova potenza da fonti fossili, non possono essere usati per giustificare la distribuzione di permessi gratuiti.” Lo Stato membro in questione potrà invece elargire i permessi gratuiti solo a seguito di “adeguati investimenti per la modernizzazione”.

Ora la Polonia avrà tempo sino a fine anno per ripresentare una richiesta alla Commissione che sia conforme al parere espresso venerdì. Per ora dunque le associazioni ambientaliste tirano un respiro di sollievo: erano state loro (Client Earth, WWF e CAN Europe) a sollevare il caso denunciando che i permessi gratuiti richiesti dalla Polonia sarebbero serviti a rendere possibile la realizzazione di 13 nuove centrali a carbone per le quali sono già stati raccolti gli investimenti, ma non ancora aperti i cantieri.

Al momento però non si sa come la decisione della Commissione impatterà sul piano polacco da 7,1 miliardi per “modernizzare” il sistema energetico. Infatti le nuove centrali potranno ancora ricevere i permessi gratuiti una volta che entreranno in esercizio; quello che la Commissione ha stabilito è che il valore dei permessi gratuiti non potrà essere usato per finanziare la loro costruzione.

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