Quello che ancora manca al DM rinnovabili elettriche

Alcune proposte di modifica della società di consulenza eLeMeNS del decreto ministeriale sulle rinnovabili elettriche di prossima pubblicazione. In particolare si propone di cambiare alcune modalità di funzionamento delle aste, di introdurre l'incentivazione per l'autoconsumo e segnali di prezzo nella produzione da rinnovabili.

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Dopo aver già tempo fa noi stessi rilevato come il dichiarato e il percepito del legislatore divergano quando si parla dell’introduzione del nuovo decreto, e che il vero intento sia in realtà quello di evitare l’esplosione delle rinnovabili in un mercato elettrico ormai disordinato e depresso, ci permettiamo di effettuare qualche considerazione su cosa dovrebbe essere introdotto o opportunamente modificato rispetto alle ultime bozze disponibili al fine di giovare agli operatori e al sistema senza comportare alcun onere aggiuntivo per i consumatori.

In primo luogo, si è discusso (e ancora si discute) dell’introduzione delle aste, di chi debba partecipare, delle soglie e dei contingenti, cercando di limitare il più possibile la platea: poco invece si è parlato di come farle funzionare. Il risultato è che, per come sono in questo momento costruite (e non vi è alcun indizio che possano cambiare), non funzioneranno. Il problema non risiede tanto nella soglia d’asta o nei valori monetari della base tariffaria, ma nel fatto che si potrà partecipare gratuitamente.

Tutti gli impianti autorizzati (o, se di potenza superiore a 20 MW, che abbiano ottenuto la VIA), infatti, una volta rispettati requisiti finanziari di facile assolvimento, potranno partecipare senza dover prestare alcuna garanzia (le fideiussioni scatteranno, semmai, una volta vinta l’asta). A questo proposito, eLeMeNS ha sviluppato un’approfondita analisi sul potenziale livello di partecipazione a ciascuna asta: ad esempio, per quanto riguarda l’eolico, l’ordine di grandezza dei potenziali partecipanti è almeno quattro volte superiore al contingente, anche se il numero delle iniziative con reale interesse alla realizzazione potrebbe risultare di gran lunga inferiore. Cionondimeno, la circostanza che la partecipazione all’asta sia di fatto gratuita potrebbe non impedire ai titolari di iniziative di fatto abbandonate, ancorché in possesso dei requisiti, di partecipare manovrando le dinamiche di selezione, scalzando dal contingente iniziative serie e, in ultima istanza, favorendo solo ben definiti segmenti di operatori: chi si chieda perché mai il titolare di un impianto senza reale interesse alla costruzione dovrebbe partecipare all’asta, ripassi la storia della saturazione virtuale di rete che ha condotto alla revisione del TICA (Testo Integrato delle Connessione Attive, ndr).  Probabilmente, ciò si potrebbe evitare semplicemente anticipando la prestazione delle garanzie al momento dell’iscrizione all’asta: a quel punto chi non avesse reale e concreto interesse si troverebbe di fronte a barriere importanti, mentre si confronterebbero in maniera competitiva solo le iniziative serie, peraltro senza nessun aggravio, poiché la garanzia sarebbe dovuta comunque, una volta finita l’asta.

Il secondo aspetto che a nostro parere, meriterebbe di essere modificato al fine di renderlo più coerente con i fini dichiarati del decreto di favorire la generazione distribuita riguarda l’incentivazione dell’autoconsumo: attualmente infatti l’incentivo, che viene rilasciato solo sull’energia immessa in rete, premia solo la cessione quandanche sarebbe naturale auto-consumarne almeno una parte; ciò sarebbe agevolmente conseguibile mediante la previsione di premi sull’autoconsumo (come accade invece sul fotovoltaico) o del rilascio dell’incentivazione sulla produzione, invece che sulla vendita dell’energia.

Infine, mentre – altrove – impazza il dibattito su storage e time-shifting, il decreto elimina la presenza di qualsiasi segnale di prezzo per la produzione rinnovabile, che verrà valorizzata o mediante tariffe onnicomprensive (fisse per definizione) o mediante il nuovo “contratto per differenze all’italiana”: si tratta in buona sostanza di un premio incentivante che varia ora per ora, in funzione del prezzo orario del mercato elettrico, facendo sì che la somma tra energia e incentivo sia sempre pari ad un valore fisso. E’ ovvio che, dinanzi alla prospettiva di ricevere sempre la stessa remunerazione, nessun produttore sarà mai indotto a generare energia nei momenti in cui il prezzo è più alto, che, magia del mercato, sono anche i momenti in cui il sistema ne ha maggiormente bisogno. Cosa ben diversa sarebbe stata se, almeno per le rinnovabili programmabili, il valore dell’incentivo fosse ad esempio variato in funzione del prezzo medio mensile e non di quello orario: la stabilità della remunerazione non sarebbe stata compromessa e i segnali di prezzo sarebbero stati reintrodotti, fornendo adeguata remunerazione a chi saprà gestire il proprio portafoglio e fungendo da parziale contraltare rispetto all’introduzione della disciplina degli sbilanciamenti.

a cura di Tommaso Barbetti (partner eLeMenNS)

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