I consumi in picchiata e la lotta tra rinnovabili, gas e carbone

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L'energia in Italia vede una nuova frenata nei consumi ma molte novità. A cominciare dall'esplosione delle rinnovabili che mettono in difficoltà la produzione elettrica da gas. Mentre l'uso del carbone continua a crescere. La trasformazione dello scenario energetico in corso in un articolo di Vittorio D'Ermo, Direttore Osservatorio energia AIEE.

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(Articolo pubblicato sul bimestrale QualEnergia n° 2-2012, è possibile scaricarlo qui in formato pdf)

Il 2011 è stato per l’Italia un anno molto difficile che si iscrive in un ciclo negativo iniziato a metà degli anni 2000, dopo un periodo di crescita non molto brillante. Le conseguenze sul piano della domanda di energia sono state profonde sino a disegnare un profilo inedito che con ogni probabilità influenzerà anche i prossimi anni.

Dal 2005 al 2011 la domanda complessiva di energia è scesa da 197,8 a 185,3 milioni di tep (vedi grafico qui, ndr). Le cause di questo vero e proprio tracollo sono molteplici, alcune assolutamente negative per il futuro sviluppo economico del Paese, altre riconducibili ad azioni virtuose per aumentare l’efficienza del sistema. Cominciando dalle prime, vi è stato un processo di delocalizzazione all’estero di molte attività industriali e la chiusura di molti stabilimenti con produzioni energy intensive. Tutto ciò ha ridotto sensibilmente il peso dei consumi energetici industriali sul totale e al contempo ha eliminato una fetta importante di valore aggiunto rimpiazzata con difficoltà da un aumento delle attività del settore terziario. Di conseguenza il valore aggiunto complessivo ha perso slancio mentre si sono perse attività importanti; la nuova composizione del PIL ha così ridotto l’intensità energetica del sistema, riduzione che però non è attribuibile solo a comportamenti virtuosi, ma anche alla minore intensità energetica delle attività terziarie. Da questo punto di vista attribuire la riduzione dell’intensità energetica, valutabile in circa l’1% all’anno, esclusivamente alle azioni di razionalizzazione della domanda sarebbe azzardato.

Il patrimonio di azioni da realizzare è quindi ancora molto vasto. In prospettiva l’intensità energetica può continuare a scendere anche nell’ipotesi di un rilancio delle attività manifatturiere che comunque avranno consumi specifici minori del passato per effetto del progresso tecnologico. In altri termini la domanda di energia dell’Italia difficilmente riuscirà a ritornare ai livelli del 2005. La nuova tendenza è piuttosto quella di un andamento sostanzialmente ribassista, confermato anche dall’evoluzione del 2011 e molto probabilmente da quella del 2012, che potrà invertirsi solo con il ritorno a tassi di crescita del PIL superiori al 2% medio annuo.

Rinnovabili vs Gas
L’arretramento della domanda complessiva di energia ha comportato modifiche inaspettate del ruolo delle varie fonti primarie (vedi grafico sotto). Tra le novità inattese spicca l’arretramento del gas che, contrariamente a tutte le aspettative, sta perdendo terreno a causa dell’eccezionale sviluppo delle fonti rinnovabili in un contesto di rallentamento della crescita della domanda elettrica rispetto alle previsioni della fine degli anni Novanta. A questo punto la prospettiva del “sorpasso” del gas nei confronti del petrolio si è allontanata invece di avvicinarsi. Nello scorso anno infatti la domanda complessiva di gas, attesa in crescita per recuperare parte del terreno perduto, ha evidenziato una riduzione del 6,3%, che ha suscitato forti preoccupazioni tra gli operatori del settore che avevano formulato piani ben più ambiziosi e che si trovano a far fronte anche al problema delle clausole “Take or Pay”. Nel settore termoelettrico, in particolare, il gas è stato penalizzato dall’aumento dell’utilizzo di carbone, sempre molto competitivo, e dal boom delle rinnovabili, che peraltro hanno beneficiato di varie forme di incentivazione. Così, in un mercato che non cresce più ai ritmi di un non lontano passato, ma al contrario si ridimensiona, gli spazi per il gas si sono andati restringendo nonostante l’elevata disponibilità di centrali a gas e di materia prima, che non ha sofferto della sospensione delle forniture libiche.

La riduzione del peso del petrolio era già scontata e, quindi, non ha rappresentato una sorpresa, salvo l’intensità della riduzione, che ha colpito anche il settore trasporti dove il suo ruolo non è messo in discussione anche nel medio termine. Altro fattore di novità è rappresentato dall’aumento, nella misura del 9,6%, degli impieghi di carbone grazie al buon momento della siderurgia e ai maggiori impieghi nel settore termoelettrico dove la competitività di questa fonte è fuori discussione.

Molto significativa è stata, infine, la nuova affermazione delle fonti rinnovabili che sono riuscite a mostrare una variazione positiva pari all’8,1%, nonostante una sensibile riduzione dell’apporto idroelettrico, strutturalmente soggetto alla forte variabilità delle precipitazioni. Le fonti rinnovabili innovative, fotovoltaico ed eolico, hanno continuato a muoversi sul sentiero di forte crescita che si era delineato già nel corso del 2010, con un incremento che ha sfiorato il 29%.  Nonostante le polemiche sugli incentivi e i nuovi criteri più restrittivi adottati nei mesi scorsi, le rinnovabili stanno mostrando un’eccezionale capacità di penetrazione nel sistema, abituato a opporsi alla localizzazione di nuovi impianti generando difficoltà di ogni tipo.

La quota del 13% sul totale dei consumi energetici rappresenta una tappa significativa verso il traguardo europeo del 20%, ma è soprattutto nel settore elettrico che la presenza delle rinnovabili ha portato, e porterà, a una vera e propria rivoluzione di equilibri che sembravano poco modificabili. Nell’anno passato la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è stata pari al 25% del totale con l’eolico e il fotovoltaico che, da soli, hanno registrato un incremento del 72,3%. Questa presenza è destinata a rafforzarsi anche nei prossimi anni sulla base degli impianti in corso di realizzazione. La riduzione dei consumi di energia e l’aumento del ruolo delle rinnovabili hanno portato, infine, a una riduzione delle emissioni di CO2 secondo un trend che sino a pochi anni fa sembrava difficile ipotizzare. Anche questa è una delle sorprese del difficile 2011.

Le prospettive della domanda
L’andamento della domanda di energia nel 2011 conferma la difficoltà del sistema a intraprendere un deciso cammino di ripresa; le prospettive per il 2012 sono piuttosto negative e questo non mancherà di riflettersi sul settore energetico. Nel mese di gennaio i consumi di energia sono ancora diminuiti, mentre gli aumenti di febbraio sono attribuibili solo alle condizioni climatiche estreme che hanno determinato un’impennata dei consumi di gas naturale. Anche quando sarà superata l’attuale fase di difficoltà, i tassi di crescita energetica saranno modesti in relazione agli interventi di razionalizzazione della domanda e alle variazioni intervenute nella struttura del tessuto industriale del Paese, che hanno in molti casi carattere irreversibile. Ipotizzando per il 2012 una riduzione del PIL di circa lo 0,5% – che appare ottimistica rispetto alla media delle previsioni dei vari istituti di ricerca economica e delle istituzioni internazionali, decisamente più pessimistiche – la domanda di energia dovrebbe attestarsi intorno ai 184 milioni di tep. In una prospettiva di medio termine, anche il traguardo dei 190 milioni di tep non sembra a portata di mano, anche perché l’impegno e l’interesse per aumentare l’efficienza in tutti i settori di impiego è reso impellente dai prezzi crescenti dell’energia.

Vittorio D’Ermo, Direttore Osservatorio Energia AIEE

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