Le smart grid alla prova della realtà

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Le smart grid - le reti intelligenti indispensabili per la transizione energetica - sono ormai uscite dalle università e stanno rapidamente diventando una realtà industriale in grado di accompagnare la crescita o il cambiamento della domanda di energia del Paese. Un'indagine sulla rete intelligente condotta tra gli operatori.

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Le smart grid sono ormai uscite dal rango di applicazione ed eccellenza nelle università e stanno rapidamente diventando una realtà industriale in grado di accompagnare la crescita o il cambiamento della domanda di energia del Paese e contribuire significativamente alla riduzione dei consumi primari e quindi all’incremento dell’efficienza energetica. Diventa quindi utile e importante provare a guardare al tema partendo da un punto di vista più sistemico. I dati e le ricerche sulle smart grid sono state a oggi prevalentemente di carattere tecnologico, con l’obiettivo prioritario di definire gli scenari nei quali calare l’infrastruttura tecnologica in evoluzione. È però importante raccogliere anche informazioni sul mercato attuale e in fieri, e sulle aspettative che gli operatori del settore hanno del contesto energetico ed economico sottostante le smart grid.

Partendo da queste considerazioni è stata preparata un’indagine – elaborata nell’ambito di Smart Grids, un progetto strategico “PS_44” del Politecnico di Bari (www.smartgridproject.it) – basata su questionari rivolti a 41 operatori del settore della distribuzione elettrica e gas, che risultano, anche secondo le regole definite dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, gli attori maggiormente coinvolti nella realizzazione dell’infrastruttura smart, ferma restando la consapevolezza che i benefici che deriveranno dalla sua realizzazione saranno spalmati sull’intera filiera energetica. Ciò che emerge è un deciso orientamento verso aspetti concreti dei progetti, con una marcata attenzione nei confronti dei fattori esterni che possono influenzarli quali, per esempio, gli orientamenti dei consumatori.

Il 28,2% dei soggetti intervistati dichiara di essere già stato coinvolto in un progetto inerente in qualche modo le smart grid, percentuale che copre abbondantemente i progetti già approvati dall’Autorità all’interno del piano di incentivazione. I progetti restano però prevalentemente in fase prototipale o di ricerca, solo il 27,3% risulta essere a un livello di maturità di mercato (Fig. 1).

Restringendo l’attenzione sul solo comparto elettrico, la percentuale degli operatori già coinvolti in progetti inerenti le smart grid scende al 21,2%, tutti in fase prevalentemente prototipale: nessun progetto elettrico risulta in fase di ricerca e solo due hanno già maturità di mercato, con l’evidente deduzione che la spinta iniziale – partita con l’installazione dei contatori smart – non ha ancora grande seguito.

Scontato l’interesse (oltre il 45%) per l’evoluzione tecnologica e l’identificazione in essa di uno dei driver principali per l’introduzione e l’evoluzione dell’infrastruttura smart nel Paese; un po’ meno – in realtà una gradita sorpresa, visti i trascorsi passati di anarchia metodologica – l’opinione ampiamente diffusa, oltre il 75% degli operatori la condivide, che il ruolo degli standard, e più precisamente l’introduzione di uno standard aperto e univoco di interoperabilità tra le varie tecnologie, sia un fattore chiave per lo sviluppo delle smart grid e dei servizi a esse collegati (Fig. 2). Resta da vedere poi se questo orientamento sia solo frutto di un auspicio generalizzato o si tradurrà in azioni concrete, come viene delineato per esempio dal progetto Open Meter o come auspicato anche dalla Comunità Europea, che con il mandato M/441ha chiesto agli organismi quali European Committee for Standardization (CEN), European Committee for Electrotechnical Standardization (CENELEC) ed European Telecommunications Standards Institute (ETSI) di definire una specifica con un’architettura aperta e protocolli di comunicazione per l’interoperabilità per gli smart meter e le smart grid.

In ogni caso, è ormai opinione condivisa che le smart grid siano irrinunciabili e che la loro introduzione sia solo questione di termini più o meno brevi: il 10,5% ritiene che l’implementazione sia necessaria subito e il 44,7% entro i prossimi 5 anni (Fig. 3). Peccato che ci si fermi all’opinione. Infatti, solo il 22,2% dei player ha già allocato un budget per progetti legati alle smart grid, e tra questi ben il 44,4% non ha allocato più di 100mila euro (decisamente pochi se si pensa che il SET Plan europeo stima in almeno 2 miliardi di euro l’investimento necessario per rendere smart le reti di distribuzione nei prossimi 10 anni, e la previsione di spesa europea in smart grid si aggira intorno a 5 miliardi annui), mentre solo 3 di loro hanno allocato budget superiori al milione di euro.

Sempre sul fronte investimenti c’è poi totale unanimità sulla richiesta di incentivi: l’87,5% degli operatori è convinto che un incentivo statale sia necessario per supportare gli investimenti richiesti a implementare l’infrastruttura, mentre solo il 2,5 ha risposto di no; tra le forme di incentivazione preferite risultano i contributi in conto capitale ed è molto interessante – soprattutto disaggregando per comparto e considerando solo quello elettrico – che la forma di incentivazione usata attualmente per gli investimenti in infrastrutture, ossia la remunerazione a tariffa concordata, abbia ricevuto solo l’11% delle preferenze (Fig. 4).

Dal punto di vista del mercato e della penetrazione, importanti sono le opinioni su eventuali ostacoli che, oltre a quelli tecnologici, vengono identificati prevalentemente in problemi normativi e legislativi mentre, in controtendenza rispetto alle opinioni espresse riguardo i finanziamenti, l’aspetto economico non è ritenuto un ostacolo rilevante. Ovvia conseguenza, la politica energetica nazionale è ritenuta inadeguata per affrontare l’introduzione delle smart grid in Italia.

È da notare tra l’altro la posizione dei distributori gas che mostra più di un dubbio riguardo a un ruolo attivo delle reti che trasportano il metano. Infatti, se quasi il 78% degli intervistati ritiene che lo smart metering nel gas sarà implementato entro i prossimi dieci anni, una buona parte di essi, oltre il 60%, non è in grado di dire (indecisione o soltanto diplomazia?) se lo smart metering delineato dalla delibera AEEG ARG/gas 155/08 sia qualcosa che effettivamente ha a che fare con le smart grid; e le cose certamente non migliorano se a questa buona parte di soggetti si somma un altro 21%, che rappresenta il valore di coloro che forniscono una risposta negativa.

A questo punto, non potevano mancare considerazioni riguardo ai consumatori – reali destinatari dell’infrastruttura – e all’ambiente. I primi possono in ultima analisi essere la chiave del successo delle smart grid (oltre il 63% degli intervistati) se si riesce a costruire un percorso di accettazione da parte loro della nuova infrastruttura; c’è però da aggiungere che c’è quasi unanimità (oltre l’83%) nel ritenere che i consumatori al momento non abbiano una precisa consapevolezza dei cambiamenti implicati dall’introduzione delle smart grid e dei vantaggi che possono derivarne, sia dal punto di vista tecnologico che – assai più importante – da quello dei servizi evoluti sottesi da una tale infrastruttura.

La causa sembra essere la sensazione che ci sia un ritardo e una carenza di informazione e coinvolgimento dei consumatori, con una conseguente scarsa divulgazione dei benefici – benefici che la stessa maggioranza di operatori però colloca sostanzialmente solo nel campo dei risparmi: riduzione dei consumi, bollette meno care e una sostanziale maggiore sicurezza dell’approvvigionamento. Pessimismo invece sulla disponibilità da parte dei consumatori a sopportare una maggiorazione della tariffa per ripagare gli investimenti necessari all’implementazione delle infrastrutture: oltre l’81% degli operatori ritiene che al momento sia difficile spiegare e giustificare eventuali aumenti delle bollette con i benefìci introdotti dalle smart

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