Fotovoltaico, l’Europa verso il protezionismo anti-cinese?

Se l'industria del fotovoltaico sta passando tempi duri in Europa e negli Usa, la crisi da sovrapproduzione non risparmia le aziende cinesi. Che ora potrebbero avere un nuovo problema: dopo gli americani anche gli europei potrebbe scegliere la strada del protezionismo per difendere l'industria di casa dal 'made in China'.

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Se l’industria del fotovoltaico sta passando tempi duri in Europa e negli Stati Uniti, nemmeno i colleghi cinesi sono particolarmente spensierati: diverse sono le aziende in grosse difficoltà e all’orizzonte si addensano nuvole nere. Dopo gli Usa, infatti, anche l’Europa potrebbe scegliere la strada del protezionismo per difendere l’industria di casa dalla concorrenza del ‘made in China’.

Sembra infatti che anche nel Vecchio Continente si stia preparando un’azione legale per dumping contro i produttori cinesi come quella che negli Usa ha portato all’introduzione di dazi di oltre il 31% sull’import di celle FV dalla Cina. Addirittura girano voci che SolarWorld – l’azienda tedesca la cui filiale americana, assieme ad altre 6 compagnie, ha promosso la causa negli Usa – si prepari a portare il problema alla Corte europea già nei prossimi giorni, in tempo per l’inizio di Intersolar Europe, una delle più grandi fiere del settore, che si terrà dal 13 al 15 giugno.

L’accusa di dumping nei confronti dei produttori cinesi è nota: solo grazie ai generosi aiuti di Stato da Pechino – specialmente finanziamenti a tassi agevolati e rimborsi dell’IVA sull’export – riuscirebbero a praticare i prezzi stracciati con cui l’industria occidentale non riesce a competere (Qualenergia.it, Fotovoltaico, noi finanziamo la Cina o la Cina finanzia noi?). Se questa tesi fosse accolta in sede europea e anche il Vecchio Continente adottasse misure analoghe a quelle Usa, il colpo per l’industria del gigante asiatico però potrebbe essere ben più duro di quello ricevuto con i dazi americani. “Sarebbe letale” visto che il 70% della produzione cinese viene a finire in Europa, commentano a Reuters i vertici di Suntech.

Le conseguenze di misure protezionistiche verso i prodotti cinesi, spiega sempre a Reuters l’analista Keith Li di CIMB Research, potrebbero essere che “i costi per gli sviluppatori di impianti solari in Europa cresceranno e rallenteranno la crescita del settore, mentre probabilmente non si risolveranno i problemi dell’industria europea.”

Insomma, il protezionismo, anziché dare sollievo all’industria europea, potrebbe frenare la domanda in Europa e acuire la crisi che già si manifesta anche tra i produttori asiatici. Se in Europa sono emblematici i casi di grosse aziende messe in ginocchio in questo ultimo periodo, come la tedesca Q-Cells che ha dichiarato insolvenza ad aprile, anche in Cina per molte la situazione è critica: come sappiamo la domanda sta crescendo più lentamente di quanto si sia incrementata la produzione e anche le aziende cinesi sono costrette a vendere sottocosto celle e moduli. Tra gli analisti si dice che il gigante LDK Solar sia sull’orlo della bancarotta, mentre Suntech Power, il più grande produttore mondiale, sempre cinese, nel primo trimestre 2012 ha avuto ricavi dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2011, anno che aveva concluso in perdita per un miliardo di dollari. Da gennaio a marzo 2012 Suntech ha perso 119,2 milioni di $, cioè circa il doppio del trimestre precedente.

Amaro il commento sulla situazione mondiale dell’industria del fotovoltaico che ci gira per email Pasquale Amideo, CTO di Solsonica: “Sembra che siamo tutti contenti di esserci avvicinati moltissimo all’altare della grid parity (…) ma sarà bene tener presente che questo è stato fatto sacrificando i profitti (o persino le parità di bilancio in molti casi) delle società manifatturiere di tutta la filiera dei moduli FV e di ogni latitudine; e questa non mi sembra una cosa molto virtuosa”, scrive.

E conclude appellandosi a un maggior sostegno all’industria: “Mentre il FV, per così come è concepito e si è sviluppato nell’ultimo decennio, continua a essere un affare (un grande affare spesso) per banche, investitori e clienti finali. E si continua a essere focalizzati solo su quanto alte o basse debbano essere le tariffe incentivanti, su come e quando i vari Paesi effettuino le correzioni di rotta, su quanto costino gli incentivi ai contribuenti, su quali impatti si abbiano sulle bollette elettriche, ecc. Tutte cose importanti, per carità, ma intanto le aziende muoiono, i posti di lavoro svaniscono, gli avanzamenti tecnologici languono, gli investimenti industriali si fermano. E inoltre si alzano dazi e inizia ‘la guerra tra i poveri’. Credo invece sia ora di cambiare il paradigma, di ristabilire gli equilibri, di togliere peso e importanza agli aspetti finanziari e di rivalutare quelli economici, di ridurre gli incentivi ai mercati e di sostenere le industrie, di riprendere gli investimenti in ricerca e sviluppo e finalmente di non dimenticarci tutti delle vere virtù che la tecnologia fotovoltaica ci offre: energia pulita, equa e rinnovabile. Se non inizia da noi questo cambio di paradigma, da chi volete che venga proposto?”

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