Entro il 2032 l’Arabia Saudita, il Paese petrolifero per antonomasia, otterrà circa un quarto del suo fabbisogno elettrico dal sole, sia con il fotovoltaico che con il solare a concentrazione. L’annuncio è arrivato un paio di settimane fa al Saudi Solar Energy Forum: il Paese installerà 41 GW da qui al 2032, 16 da fotovoltaico e 25 da solare a concentrazione termodinamico (CSP). In contemporanea, va detto, il Paese ha intenzione di investire anche nel nucleare, per arrivare a 17 GW di potenza per lo stesso anno. Investimenti previsti anche su geotermia e altre rinnovabili (4 GW al 2032). Qui sotto si vede come sarà, secondo il piano, il mix elettrico nell’anno 2032:

Che per i Paesi petroliferi sia conveniente produrre elettricità con il solare e vendere il petrolio all’estero, anziché consumarlo in casa, lo mostrava chiaramente anche uno studio Bloomberg di un anno fa. La sua conclusione è ancora più vera ora e lo sarà di più in futuro, poiché, mentre il prezzo del barile è destinato ad aumentare, il costo del fotovoltaico è in picchiata: i prezzi del fotovoltaico stimati da Blooomberg allora (fine 2010-inizio 2011) erano circa il doppio di quelli correnti.

Impressiona, invece, visti i prezzi in netto ribasso del fotovoltaico, la forte spinta dei sauditi verso il CSP: una scelta che si può spiegare con il fatto che il solare termodinamico si presta benissimo a essere combinato con centrali a fonti fossili, in modo da avere energia rapidamente dispacciabile 24 ore al giorno.

Il piano solare saudita – ancora da approvare ufficialmente – dovrebbe iniziare con due gare d’appalto nel 2013 per 4,7 GW (tra FV e CSP), associate all’entrata in vigore di una tariffa feed in che, secondo la società di consulenza Apricum, punterà a favorire maggiormente le imprese locali.