Rinnovabili 2020: “L’Italia non ce la farà, causa tagli”

A causa dei tagli agli incentivi e alla mancanza di politiche adeguate, l'Italia non raggiungerà l'obiettivo 2020 sulle energie rinnovabili, spiega un report di Deutsche Bank. Il nostro Paese sarà costretto di conseguenza a importare dall’estero energia prodotta da rinnovabili per non incorrere nelle sanzioni dell'Europa.

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L’Italia non ce la farà a raggiungere gli obiettivi 2020 sulle rinnovabili. Questo a dispetto dei buoni risultati già ottenuti e a causa delle modifiche ai sistemi incentivati che si stanno introducendo. Il nostro Paese sarà costretto quindi a importare dall’estero energia pulita per non incorrere nelle sanzioni dell’Europa. Lo sostiene Deutsche Bank, nel suo report Global Policy Tracker in cui analizza le politiche dei vari Paesi sulla riduzione della CO2 (vedi allegato, pdf).

L’Italia, che ha già quasi raggiunto il 12% di rinnovabili sul fabbisogno primario di energia, difficilmente riuscirà, secondo lo studio, ad arrivare a quel 17% che è l’obiettivo per il 2020. Infatti, spiega Deutsche Bank descrivendo con un eufemismo il terremoto in corso in Italia sugli incentivi, “il Governo sta incontrando difficoltà politiche nell’innalzare le tariffe feed-in e il gap tra le ambizioni del Paese in termini di rinnovabili e la possibilità di realizzarle sta diventando sempre più grande”. E continua: “ci si aspetta che l’Italia sia uno dei 6 Paesi in Europa che non raggiungeranno i loro obiettivi per il 2020.”

Oltre alla revisione delle politiche incentivanti sullo sviluppo delle rinnovabili, fa notare il rapporto, c’è il fatto che l’Italia non si è dotata di una “Green Bank” per gli investimenti verdi, come hanno fatto invece altri Paesi, come Gran Bretagna e Germania.

Fa impressione che a livello mondiale l’Italia sia tra gli unici 3 Paesi citati per l’inadeguatezza delle politiche di sostegno alle rinnovabili rispetto agli obiettivi fissati. Gli altri due sono Spagna e Stati Uniti. La prima non riuscirà a centrare gli obiettivi al 2020 per il blocco degli incentivi oggi in atto, mentre le politiche incerte degli Usa a supporto di eolico e solare mettono a rischio il già modesto target del Paese di un taglio delle emissioni di CO2 del 17% al 2020 rispetto ai livelli del 2005.

Anche a livello mondiale comunque non si sta facendo abbastanza. Nel più ottimistico degli scenari dipinti dal rapporto le emissioni si ridurrebbero comunque troppo poco rispetto a quel che servirebbe per stabilizzare la concentrazione di CO2 sotto le 450 parti per milione e avere così discrete possibilità di fermare il riscaldamento globale alla soglia dei 2 °C. In uno scenario business as usual infatti si raggiungerebbero i 60,9 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti di emissioni; se tutti rispettassero i propri obiettivi attuali invece si arriverebbe a 49,8 miliardi di tonnellate, ma per non superare la soglia delle 450 ppm bisognerebbe scendere almeno a 44, come stabilito nei trattati internazionali.

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