In piazza per difendere il FV dal quinto conto energia

  • 2 Aprile 2012

Oggi a Montecitorio manifestazione organizzata da Verdi e Azione Energia Solare contro le ipotesi circolate di un quinto conto energia che potrebbe essere letale per il fotovoltaico italiano. Sarebbe "un golpe energetico" che metterebbe a rischio occupazione e competitività.

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L’ultimo allarme lanciato dall’Autorità per l’energia sul peso degli incentivi in bolletta non migliora certo l’atmosfera, per le rinnovabili il momento è critico e allora il settore va in piazza per difendere il proprio futuro dalle nuvole nere che aleggiano in queste ultime settimane: un quinto conto energia e un decreto sulle altre rinnovabili elettriche che, stando alle bozze diffuse, sarebbero un colpo forse mortale per le energie pulite italiane.

In una partecipata manifestazione oggi davanti a Montecitorio agli operatori del settore e alle associazioni si sono affiancati politici come Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e i senatori Ecodem del Pd, Francesco Ferrante e Roberto della Seta, con l’appoggio del deputato Ermete Realacci. “Il presidente Monti non faccia peggio di Berlusconi. Non si deve tornare indietro ma dobbiamo guardare al futuro e all’innovazione” è l’appello lanciato da Bonelli all’evento per sostenere le rinnovabili e fermare il Quinto conto energia che per come è scritto sembra “un golpe energetico”. Tra cartelli con slogan come “Monti non toccare il solare”, “Il solare non si tocca, nuovo conto energia uguale Enel” e striscioni, Bonelli si chiede perché gli obiettivi della Germania indicano l’80% di rinnovabili al 2050 e perché i nostri non sono altrettanto ambiziosi.

Quello che è a rischio, dice il senatore Pd e vicepresidente del Kyoto Club Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle Politiche relative ai cambiamenti climatici, anche lui in piazza, è “un rinascimento imprenditoriale negli ultimi anni, con grande capacità occupazionale”. Un settore, quello delle rinnovabili, da sostenere “certo, stando attenti al livello degli incentivi che non devono garantire extraprofitti e rendite”, sottolinea Ferrante. E allora, “suggerirei al presidente del consiglio di andare a vedere uno studio della sua università, la Bocconi – aggiunge – nel quale si dice che i benefici portati dalle rinnovabili nei prossimi 20 anni sono di circa 80 miliardi (si veda lo studio in questione su Qualenergia.it, ndr)”.

In passato, riconosce Ermete Realacci, deputato e responsabile green economy del Pd, a margine della manifestazione, “sono stati commessi degli errori ma l’errore più grande sarebbe che oggi l’Italia si mettesse fuori da un sistema che sta diventando in tutti i Paesi sempre più competitivo”.

Riguardo al fotovoltaico, si legge nel dossier presentato per l’occasione dai Verdi, si è ”già registrata una notevole riduzione” nella realizzazione degli impianti. Per esempio, ”con il decreto Liberalizzazioni (il famigerato art.65 sul FV in terreni agricoli, ndr) sono stati bloccati di fatto progetti già avviati per una potenza complessiva di 700 Megawatt (Mw) e un valore di investimenti stimato attorno a 1,5 miliardi di euro” per impianti a terra nelle aree agricole (con l’approvazione del decreto è stata concessa una proroga di due mesi). Inoltre, ”l’attuale potenza fotovoltaica installata corrisponde a una spesa annua, in incentivi, di 6 miliardi di euro che è anche la soglia previstà”, oltre la quale si deve ‘ridiscuterè’ la materia.

Il settore del fotovoltaico, affermano i Verdi, ”nel 2011 ha impiegato oltre 63.000 addetti (130.000 tutte le rinnovabili) che potrebbero diventare 150.000 (265.000 tutte le rinnovabili) nel 2020 se si mettesse mano agli incentivi con gradualità” fino a raggiungere l’autonomia. ”Oggi – si osserva – questi posti di lavoro sono in pericolo”. La bolletta elettrica, denunciano i Verdi, è ”alta non a causa delle rinnovabili ma di costi, tasse e privilegi economici a favore delle industrie energivore: la fiscalità generale è intorno al 15%, gli oneri di sistema incidono per il 10% (in cui ci sono i costi del decomissioning delle vecchie centrali nucleari, circa 20 miliardi per 4 centrali), il compenso per il servizio di interrompibilità per 120 soggetti industriali (circa 3 euro a bolletta), il meccanismo del Cip6 (circa 8,4 euro all’anno a testa) per incentivi alle fonti energetiche assimilate alle rinnovabili.”

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