Fotovoltaico, la crescita turbolenta verso la maturità

La crescita del fotovoltaico mondiale non è stata lineare ma è avvenuta tramite impulsi progressivi. Il risultato finale è la messa a punto di una tecnologia che presto potrà camminare sulle proprie gambe senza bisogno di incentivi. Un'analisi del nostro direttore scientifico Gianni Silvestrini per la rivista FV Fotovoltaici.

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La rapidità dell’evoluzione del settore fotovoltaico sta avendo la forza di un terremoto. Lo sconquasso ha colpito il mondo stesso del solare perché mette in crisi produttori europei e statunitensi non in grado di competere con i prezzi cinesi. Ma sta creando un’onda che per la sua ampiezza allarma anche i produttori di altre tecnologie.  I primi a risentirne sono stati i fornitori di centrali a solare termodinamico che, negli Usa, hanno visto molti progetti convertiti a favore del fotovoltaico, ma la concorrenza toccherà anche altri comparti considerato che l’elettricità solare è ormai allineata ai valori dell’eolico offshore.

Facciamo quindi una riflessione su prezzi, incentivi e mercato. Partiamo dalle previsioni di soli due o tre anni fa. Photon nel 2010 valutava per i moduli di silicio al 2013 un prezzo medio  di 1,3 $/W, mentre il prezzo è inferiore del 25% a quel valore già ora.

La ragione in parte è ascrivibile alla sovrapproduzione.  Malgrado infatti il mercato nel 2011 sia cresciuto di un rispettabile 30%, l’offerta è cresciuta ancora più velocemente. Il sovradimensionamento, peraltro, è destinato a continuare. Basti dire che la produzione mondiale di silicio, che con le sue 266 mila tonnellate lo scorso anno era in forte eccesso sulla domanda, dovrebbe raggiungere il mezzo milione di tonnellate nel 2014. La corsa infatti non si arresta. Nelle scorse settimane è stato firmato un contratto di 1 miliardo di dollari per la realizzazione di una industria di polysilicon in Arabia Saudita. Il calo del prezzo del silicio potrebbe raggiungere i 20 $/kg nel corso del 2012 e questo fa ritenere che anche per i moduli di silicio la riduzione dei prezzi continuerà, pur se meno marcata rispetto allo scorso anno (vedi grafico sotto). 

Anche le notizie che vengono dalle società che producono film sottile indicano una forte riduzione dei costi di produzione, che arrivano ormai a 0,35 €/W per alcune tecnologie. Peraltro c’è da aspettarsi che nei prossimi 3-5 anni si affacceranno soluzioni fortemente innovative, al momento ancora nei laboratori. La vera domanda è quanto le riduzioni dei costi di lavorazione di celle e moduli e l’aumento dei rendimenti che si stanno registrando (vedi grafico sotto), saranno in grado di far proseguire strutturalmente il calo dei prezzi.

In questo contesto i margini di profitto delle società nei vari segmenti della filiera tendono a restringersi, facendo registrare un forte calo dei valori in Borsa. Durante i quattro anni di crisi economica 2008-2011, a fronte di un mercato fotovoltaico che quadruplicava, il valore delle azioni della maggior parte delle aziende quotate è crollato. Considerando i dati di 8 colossi del settore solare, le perdite sono state pari a 70 miliardi di euro. Questo apparente paradosso è spiegabile con la giovinezza di questa industria e con la grande aleatorietà del mercato. La ristrutturazione del settore porterà a un suo consolidamento, con l’emergere di players fotovoltaici di prima grandezza in grado di dominare un mercato annuo di centinaia di miliardi euro.

Da questi dati però emerge anche un’altra riflessione e cioè che in questi ultimi anni si è avvantaggiata tutta la filiera a valle della produzione, oltre che i milioni di cittadini e imprese che hanno optato per il solare. Pensando all’Italia, la lamentela sui soldi italiani andati a rimpinguare le casse dei produttori asiatici andrebbe quindi rivista.

Naturalmente, la competizione al ribasso sui mercati ha favorito una forte crescita della domanda provocando una reazione, a volte scomposta, sul fronte degli incentivi.  In molti Paesi si sono ridotti più volte i valori, in qualche caso si è intervenuto con misure retroattive, in altri ancora si è arrivati alla loro totale sospensione.

In Germania la remunerazione per i piccoli impianti su edifici oggi vale 24,4 c/kWh (inclusa la vendita dell’energia elettrica) e fra un anno 18 c/kWh, cioè meno del costo unitario del kWh della bolletta elettrica. In realtà le decisioni in corso di approvazione da parte del Governo tedesco di tagliare ulteriormente gli incentivi, dovrebbero portare nel 2013 a valori del 10-20% più bassi.

In Spagna invece gli incentivi sono stati totalmente cancellati dal nuovo Governo. Qui, il settore fotovoltaico si sta battendo per l’introduzione dello scambio sul posto, il net metering conquistato in Italia all’inizio dello scorso decennio. In questo modo si spera di poter ricreare un mercato solare nei prossimi anni.

Peraltro, questo sarà il punto di arrivo entro qualche anno in molti altri Paesi. Il riconoscimento del valore dell’elettricità solare si collocherà in futuro su livelli leggermente inferiori rispetto a quelli della bolletta. Il valore verrà calcolato tenendo conto dei vantaggi della produzione nelle ore centrali della giornata, dell’assenza di perdite di trasmissione e distribuzione e della mancata emissione di anidride carbonica, ma al tempo stesso anche degli investimenti che dovranno essere fatti per trasformare le reti in smart grid.

Ma cosa ha provocato questa formidabile riduzione dei prezzi? Investimenti in ricerca, aumento della scala di produzione e, congiunturalmente, i rapporti tra domanda e offerta che hanno favorito i compratori. Si è così recuperata rapidamente la tendenza al calo dei prezzi che si era interrotta attorno al 2008 quando la produzione mondiale aveva faticato a soddisfare la domanda. 

Ma è importante mettere a fuoco il motore di questa accelerazione. La riduzione dei prezzi è infatti avvenuta grazie a una poderosa, e per molti aspetti imprevista, spinta del mercato dovuta prevalentemente all’introduzione del meccanismo della feed in tariff. Questo strumento ha consentito, per esempio, a quasi un milione di tedeschi di investire negli ultimi tre anni una cifra enorme, 70 miliardi di euro. Nessuna delle compagnie elettriche operanti in Germania sarebbe riuscita a fare altrettanto su centrali a carbone, a gas o impianti nucleari. Peraltro, il Governo non avrebbe mai destinato questa somma al solare.

La stessa cosa si potrebbe dire per l’Italia, dove peraltro l’incapacità di gestire saggiamente gli incentivi ha comportato un carico specifico eccessivo sulle tariffe.  Ma impressiona vedere i dati riguardanti  Paesi fino a qualche anno fa totalmente assenti. Per esempio il Regno Unito che, con un conto energia avviato solo nell’aprile 2010, a fine gennaio di quest’anno aveva ben 240.000 impianti connessi in rete. Un altro caso poco conosciuto è quello del Belgio che con i suoi 1.600 MW può coprire il 9% della domanda elettrica: nella regione delle Fiandre si è arrivati a una concentrazione record di un modulo solare per ogni abitante.

Un’ulteriore riflessione riguarda le caratteristiche del mercato solare. Dove sono prevalenti gli impianti di piccola scala – come nel caso degli 1,7 milioni di sistemi solari in Germania, Italia, Gran Bretagna – la pressione dal basso per il mantenimento degli incentivi è stata vincente. Così il Governo inglese ha sì aperto una consultazione sulla rimodulazione degli incentivi, ma discutendo di obiettivi al 2021 compresi tra 20 e 24 GW!  Nei mercati invece caratterizzati dalle centrali multi megawatt, come in Spagna e nella Repubblica Ceca, è stato invece più agevole ai Governi togliere il sostegno alla tecnologia solare.

Comunque si può dire che quella fotovoltaica non è stata una crescita armonica, ma piuttosto per impulsi progressivi. Prima il Giappone, dieci anni fa, poi la Germania, la Spagna e l’Italia hanno dato scossoni a quella che avrebbe potuto essere una progressione lineare. Adesso poi si sono lanciati all’inseguimento della prima posizione Cina e Usa e tutto fa pensare che si stia realizzando la massa critica di domanda necessaria per far proseguire il mercato senza incentivi.  Gli Stati Uniti potrebbero superare quest’anno i 3 GW, mentre c’è chi, come Trina Solar, valuta in 5 GW il mercato cinese del 2012.   E soprattutto sono sempre più numerosi i paesi che si affacciano sul mercato con una domanda decisamente interessante.

In conclusione, possiamo dire che sono stati fatti sbagli in diversi Paesi nel gestire la crescita del fotovoltaico e che il peso è stato distribuito in maniera non omogenea tra le realtà che hanno fatto da apripista.  Ma il risultato finale è la messa a punto di una tecnologia che rapidamente potrà camminare sulle proprie gambe e che avrà un ruolo centrale nelle strategie mondiali di decarbonizzazione della produzione elettrica.

L’articolo è stato pubblicato sul n.2/2012 di FV Fotovoltaici

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