La competitività dell’Italia? Passa per efficienza e rinnovabili

Gli incentivi alle rinnovabili a fronte di costi limitati daranno risparmi permanenti. L'efficienza energetica e l'innovazione energetica possono rendere competitivo il Paese slegando la crescita dalla dipendenza dalle risorse. L'Italia può uscire dalla crisi se punta su innovazione, efficienza e rinnovabili. Intervista a Pasquale Pistorio

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L’Italia può uscire dalla crisi migliorando la sua competitività solo se punta su innovazione, efficienza e rinnovabili. Ne è convinto Pasquale Pistorio, che di competitività e innovazione sa più di qualcosa. L’ex manager, presidente onorario di Kyoto Club, nonché ex-vicepresidente di Confindustria con delega all’innovazione, ha infatti diretto diverse delle più grandi aziende mondiali, è stato il coordinatore per il programma “Industria 2015” per il settore dell’energia ma, soprattutto, è famoso per aver portato, proprio puntando su efficienza energetica e innovazione, l’azienda  STMicroelectronics, di cui è tuttora presidente onorario, dal fallimento ai vertici della classifica mondiale delle principali società di semiconduttori. Lo abbiamo incontrato nella sede del gruppo Loccioni, ai margini del convegno “Smart Grid: dove si incontrano le energie dell’uomo e dell’ambiente”.

Pistorio, in questo incontro si è parlato di green economy come di un’opportunità ma, in questo contesto di crisi, molti, tra cui alcuni membri del Governo, sembrano vedere come un peso la spinta verde. Per esempio ci viene ripetuto che il costo degli incentivi per le rinnovabili impatta troppo sul costo dell’energia. Qual è la sua visione?

Bisogna stare attenti a quanto si spende e quanto si risparmia. L’incentivo pesa sulla bolletta degli italiani e questo si può vedere e misurare. Però se noi riuscissimo, come con le rinnovabili si può fare, a ridurre la bolletta del Paese verso l’estero, circa 62 miliardi di euro l’anno, quello sarebbe un gran risparmio per il Paese tutto. Secondo, una società che ha minore intensità di carbonio è anche una società che ha meno malattie: un calcolo fatto da Rubbia mostra come, se nel prezzo della benzina si dovessero includere i costi sanitari per le malattie che provocano i motori a combustibili fossili, questa dovrebbe costare il doppio. Va poi sottolineato che, mentre spese come queste sono permanenti, gli incentivi per le rinnovabili sono temporanei e andranno a scomparire. Quindi io credo che serva una politica che mantenga un grande sforzo sulle fonti rinnovabili per altri 5-6 anni, perché poi i costi dell’energia da queste fonti saranno già competitivi,  non tanto in quanto si raggiungerà la grid parity, che è abbastanza vicina, ma in quanto incentivanti da soli a sostituire le fonti fossili. Io credo che una politica lungimirante che tenga conto di tutti questi aspetti e non solo del peso degli incentivi sulla bolletta dovrebbe mantenere un ragionevole sistema di incentivi per passare questo periodo di transizione.

Dietro la crisi economico-finanziaria attuale molti vedono una crisi di disponibilità di risorse: a sostegno di questa tesi per esempio il fatto che il prezzo del petrolio non diminuisca come ci si aspetterebbe, visto il rallentamento economico, ma, anzi, salga. La crisi potrebbe essere l’occasione per migliorare la competitività del sistema-Paese, spingendo verso un’economia meno dipendente dall’energia e dalle altre risorse?

Noi come Paese siamo fortunati, abbiamo un clima mite e un sistema produttivo che non è molto energy-intensive. C’è infatti una grande ruolo della creatività, si pensi al campo della moda o dell’innovazione tecnologica. E abbiamo un sacco di sole: come diceva Rubbia, su ogni metro quadro di suolo siciliano piove un barile di petrolio all’anno sotto forma di energia solare. Se noi riusciamo a usare queste risorse, combinando efficienza energetica e fonti rinnovabili, possiamo rendere il nostro Paese competitivo creando centinaia di migliaia di posti di lavoro. Un grande vantaggio dell’economia verde infatti è che è labour-intensive, nel senso che crea lavoro distribuito e che non può essere esportato, mentre altre forme di produzione energetica creano lavoro concentrato, limitato e si basano molto sull’importazione.

Lei ha portato una grande azienda dal fallimento al successo puntando moltissimo sull’efficenza energetica e l’innovazione. Saprebbe proporre una ricetta analoga per il Paese?

È molto semplice: bisogna mettere assieme tre soggetti e tre strumenti. I tre soggetti sono le istituzioni, le imprese e i cittadini e i tre strumenti sono gli incentivi, la normativa e l’educazione. Se si combinano questi tre strumenti usando gli incentivi per correggere il passato, la normativa per orientare il futuro e l’educazione per cambiare gli stili di vita si possono raggiungere risultati incredibili e avere un grande vantaggio competivivo con costi molto limitati.

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