Anche la Difesa americana guarda alle rinnovabili

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L'energivoro esercito americano punta sulle fonti rinnovabili. A fine settimana si chiude il periodo di consultazioni per l'elaborazione di un bando per gli appaltatori privati che vogliano presentare progetti nell'energia pulita. Le aziende stanno lanciando idee. Intanto il Dipartimento della Difesa sperimenta e dimostra interesse anche per i biocarburanti.

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Quando si pensa all’esercito americano la sostenibilità non è la prima cosa che viene in mente, e a ragione. Comunque tra il 2006 e il 2009, la spesa militare USA per l’energia rinnovabile è cresciuta del 300% arrivando a 1,2 miliardi di dollari, secondo dati del Pew Project on National Security, Energy and Climate Control. Stando alle previsioni, entro il 2030 si dovrebbero raggiungere i 10 miliardi. Sempre secondo i dati del Pew Project, il Dipartimento della Difesa americano spende circa 20 miliardi di dollari all’anno in energia e utilizza circa 300.000 barili di petrolio al giorno. Quanto basta perché l’esercito più potente del mondo possa prendere in considerazione le possibilità di risparmio e indipendenza offerte dalle rinnovabili. Peraltro sono proprio centri studi delle Forze Armate USA che fanno le previsione più pessimistiche sulla questione della futura carenza di petrolio (Qualenergia.it, Per le forza armate Usa, siamo in vista del picco).

Secondo un rapporto sugli investimenti nelle rinnovabili delle agenzie governative, tra tutte, il Dipartimento della Difesa è quella che spende di più in ricerca e nuove iniziative. L’impegno dell’esercito a utilizzare energia pulita era stato annunciato già nel 2007 quando il National Defense Authorization Act (NDAA) stabiliva l’impegno volontario del Dipartimento della Difesa ad arrivare, entro il 2025, a una quota da rinnovabili pari al 25% dell’energia consumata.

Per raggiungere l’obbiettivo, lo scorso settembre è stata creata la US Army Energy Initiatives Task Force (EITF), unità centrale di coordinamento nata per pianificare e realizzare un pacchetto di progetti di energia rinnovabile da almeno 10 MW, sollecitando il finanziamento da parte dei privati.  A febbraio la EITF ha pubblicato una prima bozza di bando per le aziende che volessero proporre progetti nell’ambito delle rinnovabili da applicare nelle strutture del Dipartimento della Difesa. Per un mese la bozza è stata sottoposta ai commenti pubblici: l’idea era di coinvolgere il settore privato nell’elaborazione delle linee guida per la presentazione dei progetti. Questa settimana si chiude il periodo di consultazioni, cui dovrebbe seguire a breve la pubblicazione del bando definitivo.

Nel frattempo molte aziende hanno dimostrato il proprio interesse a presentare progetti e hanno elaborato embrioni di idee. Lockheed Martin, tradizionale appaltatore del Dipartimento della Difesa, sta sviluppando una tecnologia che usa la differenza di temperature per creare energia. L’anno prossimo Boeing inizierà i test di volo per un prototipo di velivolo solare ad alta efficienza, in grado di restare in volo per mesi e fungere da stazione di telerilevamento. Nessuna delle aziende interessate, al momento, si è detta disponibile a rilasciare dichiarazioni: le tecnologie non sono ancora mature e il processo per la presentazione dei progetti è in via di definizione.

Ma intanto l’interesse del Dipartimento della Difesa cresce e con questo le sperimentazioni. Prime applicazioni del solare, per esempio, sono state messe alla prova nelle basi USA in Afghanistan e grossa attenzione è rivolta ai biocarburanti le cui possibilità di produzione domestica sono particolarmente allettanti in un Paese ossessionato dall’indipendenza energetica. Il Dipartimento della Difesa sta nel frattempo portando avanti la Zero Energy Initiatives che ha l’obbiettivo di realizzare installazioni che producano più energia di quella che consumano, con particolare attenzione alle rinnovabili e ai carburanti alternativi. 

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