Tagli agli incentivi FV, come reggerà l’urto la Germania?

Quale impatto avranno le forti riduzioni alle tariffe incentivanti sul primo mercato fotovoltaico al mondo? Quali volumi annuali e quali segmenti di mercato riusciranno a trovare spazio e quali rischiano lo stop? Le domande che si stanno ponendo in questi giorni gli operatori tedeschi e le loro analisi in attesa della conferma della nuova feed in tariff.

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Un paio di settimane fa è arrivato l’annuncio dei tagli alle tariffe incentivanti per il fotovoltaico, molto più severi di quello che ci si aspettava. Nel frattempo il Parlamento tedesco, il Bundestag, ha approvato la proposta di legge lasciando invariate le riduzioni, ma spostando l’entrata in vigore dal 9 marzo al 1° aprile. Scadenza che potrà essere mantenuta solo se l’altra camera, il Bundesrat, approverà il provvedimento prima della fine del mese.

Teoricamente potrebbero esservi ancora delle modifiche, ma la consistente entità dei tagli con ogni probabilità resterà, e tutto il mondo del fotovoltaico si sta chiedendo come il principale mercato mondiale sopravviverà alla batosta che in questi giorni ha portato più volte il settore in piazza per protestare contro i tagli (Qualenergia.it, Il fotovoltaico in piazza per non finire in strada).

Si parla di riduzioni delle tariffe dal 20 al 35% a seconda della taglia, cui seguiranno riduzioni mensili per un 8-13% annuo. A  questo si aggiunga il fatto che gli impianti sopra i 10 MW non avranno più diritto a nessun incentivo e per gli altri solo l’85-90% dell’energia prodotta avrà diritto all’incentivo. In pratica si parla di riduzioni che vanno dal 36 al 49% da dicembre 2011 a gennaio 2013 (qui i dettagli).

Che impatto potrà avere tutto ciò sul mercato del fotovoltaico tedesco? Nel 2011 in Germania si sono installati oltre 7,5 GW, il Governo vorrebbe ridimensionare questo mercato a 2,5-3,5 GW/anno per il 2012-2013. Il calo dei prezzi e la maturità del settore certamente compenseranno in parte i tagli degli incentivi, ma appare eccessivamente ottimistica la stima diffusa ieri da Martin Wansleben, direttore della Camera del Commercio e dell’Industria tedesca (Dihk), che nel 2012 si installeranno addirittura 8 GW.

Un’analisi più affidabile ci sembra quella della società di consulenza Apricum, che in un report analizza l’impatto dei nuovi tagli: il mercato, stima, verrà più o meno dimezzato: 3-4 GW per il 2012 e 2,5-3,5 GW per l’anno successivo, mentre crescerà in proporione la quota del segmento dei piccoli impianti (sotto i 10 kW) e di quelli tra 100 kW e 1 MW (vedi grafico sotto).

A rimetterci di più saranno invece i grandi impianti a terra. Quelli sopra i 10 MW entrati in esercizio dopo il 1° luglio 2012 non avranno più diritto a incentivi e non saranno, al momento, economicamente fattibili. Quelli da 1 a 10 MW, invece, per continuare a essere competitivi, stima Apricum, dovrebbero ridurre i costi del 37% con l’irradiazione solare del Sud della Germania e del 90% al Nord. In pratica si potranno fare solo a Sud, con moduli low-cost (costo impianto installato sotto 1,11 euro/W) e con rendite economiche sotto l’8%.

Continueranno a essere attraenti invece le taglie dai 100 kW al MW. Nel Sud della Germania saranno redditizi anche ai prezzi attuali, sempre con rendite sotto l’8%, mentre alle latitudini più elevate si dovrebbero ridurre i costi almeno del 42%. Anche gli impianti più piccoli, sotto i 10 kW, dovrebbero reggere abbastanza: per rimanere interessanti dovranno tagliare i costi dell’impianto installato almeno del 15% a Sud e del 37% al Nord. Gli impianti sotto ai 2 kW o con installazioni particolarmente costose, però, difficilmente saranno ancora convenienti, si spiega.

Interessante chiedersi da dove potranno venire le riduzioni di prezzo necessarie e come incasserà il colpo l’industria. Praticamente al momento non c’è margine per ridurre ancora il prezzo dei moduli a meno che i produttori assorbano le perdite; quindi riduzioni dovranno venire anche dal resto della filiera (vedi immagine sotto). Si teme una maggiore sofferenza per i produttori tedeschi che si sono rivolti finora al mercato domestico, e ci sarà, prevede il report, un’ulteriore concentrazione del mercato nelle mani dei produttori di moduli cinesi di tier 1 (la qualità migliore) che hanno prezzi da 1 a 7 centesimi di euro/watt più bassi dei tedeschi, e un aumento della quota di mercato dei produttori sempre asiatici dei tier 2 e 3 capaci di proporre prezzi al di sotto del dollaro per watt.

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