L’Italia del minieolico prova ad uscire dall’angolo

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Il minieolico promette investimenti redditizi e il potenziale ancora non sfruttato nel nostro paese è moltissimo. Qualenergia.it uscirà a breve con uno Speciale tecnico dedicato. Per capire che aria tira nel settore, abbiamo intervistato Carlo Zanella, business development manager di Ropatec, azienda italiana tra le più importanti del settore.

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Un settore promettente, che sta per decollare. Meno conosciuto rispetto al fotovoltaico e all’eolico di grande taglia, il minieolico è una tecnologia che permette investimenti redditizi e che ha nel nostro paese un grande potenziale non ancora sfruttato. La prossima settimana Qualenergia.it pubblicherà uno Speciale tecnico dedicato che indaga il settore e guida nella scelta e nell’installazione delle turbine eoliche dagli 1 ai 200 kWp. Nel frattempo, per capire che aria tira nel mondo del minieolico, dopo Carlo Buonfrate, presidente del Consorzio dei produttori di energia da mini eolico, abbiamo intervistato Carlo Zanella, business development manager di Ropatec, azienda italiana che è tra le più importanti del settore.

Zanella, come sta andando il mercato italiano del minieolico?

Da quando è stato introdotto l’incentivo attuale, cioè nel 2009, in Italia c’è molta piú sensibilizzazione e competenza in particolare per il settore minieolico. Il mercato è partito lentamente a causa della crisi economica e per l’atmosfera di incertezza normativa che ha interessato il settore delle rinnovabili in generale. Abbiamo potuto notare un crescente interesse di acquisto delle nostre turbine soprattutto nelle Regioni meridionali, dove notoriamente esistono zone molto ventose, nelle quali sarebbero comunque da fare misurazioni del vento sul sito almeno per un periodo di 6-12 mesi.

Le rilevazioni anemometriche sono costose. Possono scoraggiare gli investimenti?

Noi proponiamo un metodo di misurazione con anemometri calibrati e certificati, in modo tale che il cliente possa eventualmente presentarne i risultati alla banca per la concessione di un finanziamento: è inutile risparmiare nella prima fase per poi dover ripetere la misurazione. Questo costo, circa 2mila – 2.500 euro lo scontiamo dall’investimento finale nel momento in cui il cliente decide di acquistare una turbina Ropatec.

A frenare i clienti, immagino, è il rischio che una volta pagato per la rilevazione si scopra che il sito non è adatto …

Certo e questo è un ostacolo. Sta a noi muoverci, attraverso la nostra rete di segnalatori, per proporre le macchine laddove siamo sicuri almeno all’80% di trovare le condizioni di vento adatte.

In linea generale quali sono le situazioni più favorevoli nel nostro paese per installare turbine minieoliche e che tempi di rientro dell’investimento si hanno?

Trattandosi di minieolico si possono trovare collocazioni idonee anche in zone non ventosissime. Ad esempio nelle zone appenniniche, anche in aree teoricamente poco ventose possiamo avere situazioni particolari in cui si creano dei canali del vento che rendono il sito adatto. In generale comunque le zone più vocate si trovano in alcune parti della Sicilia, della Sardegna, della Puglia, della Calabria, del Molise, dell’Abruzzo, della Campania e in alcune aree anche della Toscana ed Emilia Romagna in zona appenninica. Noi comunque suggeriamo ai clienti di montare le macchine solo in condizioni in cui l’investimento si ripaghi in meno di 10 anni, mentre in situazioni con buon vento possono bastare anche solo 5 anni per rientrare della spesa.

Che durata hanno le macchine e che tipo di manutenzione richiedono?

La vita utile di una turbina è di circa 25 anni. Noi facciamo una manutenzione ogni 5 anni: le nostre macchine hanno il vantaggio dell’asse verticale, cioé non hanno praticamente bisogno di manutenzione, al di fuori della sostituzione di 3 ingrassatori automatici ogni 5 anni. Tant’è che in cambio di una revisione, ossia di un’ispezione annuale della turbina, possiamo estendere la garanzia dai 2 ai 5 anni.

Si tratta di tecnologie complesse e per lo più sconosciute a chi deve erogare i finanziamenti, ossia alle banche, che dunque non riescono a valutare l’affidabilità dei diversi prodotti. Ci sono sistemi di certificazione che possono ovviare a questo problema?

I sistemi di certificazione esistono. La norma internazionale di riferimento è la IEC 61400-2. Le turbine Ropatec (vedi foto in alto) vengono progettate e costruite secondo questa norma. Attualmente siamo in fase di precertificazione con la nuova generazione di turbine con il “German Lloyd”. Queste nostre 3 macchine più recenti, di cui una è già in commercio, mentre le altre lo saranno nel corso del 2012, saranno certificate secondo questo standard internazionale.

Voi avete optatato per la produzione di turbine ad asse verticale. Quali vantaggi dà questa tecnologia?

Uno dei vantaggi è la silenziosità, che rende le turbine Ropatec adatte ad essere installate anche in contesti abitati. Inoltre noi usiamo un generatore a magneti permanenti a presa diretta, cioè senza ingranaggio, che permette alla macchina, assieme alla qualità costruttiva, di avere un bassissimo numero di giri: questo allunga la vita utile e riduce di molto, se non addirittura annulla, il bisogno di manutenzione. Le nostre turbine inoltre girano indipendentemente dalla direzione del vento e vengono continuamente monitorate.

Le vostre turbine si vedono anche su diversi edifici in giro per l’Europa: quella dell’installazione su edifici è un’applicazione promettente per il minieolico?

Secondo noi no. Lo abbiamo fatto perché era richiesta competenza da parte del costruttore, ma sono installazioni molto costose e molto complesse. C’é da considerare tutta la problematica dell’interazione delle vibrazioni della macchina con la frequenza propria dell’edificio. Se l’edificio è progettato fin dall’inizio per ospitare un impianto minieolico si può fare, ma gli interventi a posteriori sono sempre molto costosi perché richiedono dei calcoli e simulazioni complesse.

C’è qualcosa che cambiereste a livello di regole e di incentivazione per favorire lo sviluppo del minieolico nel nostro paese?

Il discorso è generale per tutte le rinnovabili; con le modalità di incentivazione attuali si spingono solo le installazioni anziché favorire lo sviluppo della filiera. Lo si vede bene per il fotovoltaico dove la maggior parte dei prodotti installati vengono dall’estero. Si è persa l’ennesima occasione e si è favorito solo l’investitore, innescando un meccanismo speculativo, anziché l’aggregazione di un comparto produttivo.
Il sistema delle regole comunque non è chiaro. Stiamo lavorando a livello di associazione di produttori di minieolico per avere maggior chiarezza normativa e univoche interpretazioni da parte di tutti gli enti intermedi in Italia. Nonostante queste difficoltà lo sviluppo del mercato italiano resta per noi un obiettivo irrinunciabile.

Com’é la situazione della filiera italiana e su quali paesi avete puntato di più finora?

Nel minieolico ci sono delle industrie nazionali che stanno lentamente cercando di uscire dal bozzolo, anche se si parla ancora di piccole imprese. Per quanto riguarda Ropatec il nostro fatturato è passato dal 95% verso l’estero e il 5% in Italia nel 2009 al 50% di fatturato in Italia nel 2011. Nel 2012 prevediamo un fatturato italiano intorno al 70%. I paesi finora più attraenti in quanto a domanda sono alcuni dell’Est Europa, come Russia e paesi baltici, la Scandinavia, la Germania del nord e, prima della crisi, la Spagna. La Ropatec si sta posizionando inoltre nei mercati del Sud Africa e del Brasile, dove ha già stipulato delle importanti partnership.

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