Per le rinnovabili termiche ancora non si vede la luce

Che impatto avranno sul solare termico e le altre rinnovabili termiche gli obblighi di copertura negli edifici? Cosa ci si attende dal futuro conto energia per la produzione di calore? Secondo Stefano Casandrini, responsabile del settore rinnovabili di Assotermica, le cose che non vanno nei due provvedimenti sono diverse.

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Il decreto legislativo 28 del marzo 2011 ha introdotto diverse novità per le rinnovabili termiche. Da una parte stabilisce la creazione di un meccanismo incentivante sul modello del conto energia, meccanismo che doveva essere pronto già nell’autunno 2011, ma che è ancora in lavorazione. Dall’altra, il decreto ha reso più ambiziosi gli obblighi di copertura dei consumi termici negli edifici con le rinnovabili: dal 31 maggio 2012 i nuovi edifici o le ristrutturazioni oltre i 1000 metri quadrati utili, a meno che non siano allacciati ad una rete di teleriscaldamento, dovranno coprire con le rinnovabili almeno il 20% dei consumi di acqua calda e riscaldamento e la percentuale obbligatoria verrà innalzata fino ad arrivare al 50% nel 2017. Che impatto avranno queste misure sul mercato del solare termico e delle altre rinnovabili termiche? Lo chiediamo a Stefano Casandrini, responsabile del settore rinnovabili di Assotermica, che sarà tra i relatori del workshop “Solare termico: Discussione aperta sugli schemi di supporto e incentivazione” che avrà luogo nel corso della Conferenza dell’Industria Solare – Italia 2012 (23-24 febbraio).

Casandrini, come possiamo inquadrare il mercato del solare termico in questa fase?

Il mercato è abbastanza fermo. L’edilizia, a causa della crisi, è molto rallentata e di conseguenza sono calate le ristrutturazioni e anche le nuove costruzioni, che grazie agli obblighi di utilizzo delle rinnovabili avrebbero potuto trainare il mercato delle rinnovabili termiche, come avvenuto ad esempio in Spagna.

Con le novità del decreto legislativo 28 del marzo scorso, che introduce obblighi più ambiziosi per le rinnovabili negli edifici, il settore potrà ricevere una spinta?

No, a mio avviso no. Bisogna intendersi sulla parola “estende”: se intendiamo che impone la copertura dei consumi con quote più elevate di rinnovabili è innegabilmente così. Ma se intendiamo che amplia la portata degli interventi, sia in termini di mercato che di risparmio, non è affatto così. Il decreto, contrariamente alle indicazioni dell’industria, impone percentuali molto impegnative, a volte tecnicamente irraggiungibili, come ad esempio denuncia l’Aicarr per il caso delle pompe di calore. Ma li impone solo a categorie limitanti: i nuovi edifici e le ristrutturazioni sopra ai 1000 metri quadri utili, un mercato che tra l’altro si va contraendo.

Qual è la vostra proposta alternativa?

Quello che noi chiedevamo era invece di mantenere l’impatto su tutte le ristrutturazioni impiantistiche, anche sotto ai 1000 metri quadri, e di avere percentuali più raggiungibili, in particolare per il solare termico, ad esempio limitando l’obbligo alla sola acqua calda sanitaria. Questi obiettivi seppur più modesti, spalmati su una platea molto più vasta di interventi, avrebbero garantito lo stesso risparmio e favorito il solare termico. Invece gli attuali obblighi sembra siano tecnicamente irraggiungibili anche con le pompe di calore e si possono ottenere solo con il teleriscaldamento da biomasse, ergo anche da rifiuti. E’ un regalo al teleriscaldamento che ci trova in assoluto disaccordo.

Tra i “regali” al teleriscaldamento contenuti nel D.lgs 28 c’è anche il fondo di cui questa applicazione può godere a prescindere dalla fonte con cui viene alimentata, che sia rinnovabile o meno.

Esatto. Si favorisce il teleriscaldamento anche da altre fonti, ad esempio con il gas. E anche a questo ci siamo opposti. Al di là che può essere opinabile che la parte solida dei rifiuti possa essere considerata rinnovabile, il decreto favorisce il teleriscaldamento da tutte le fonti e questo è assurdo, specie in un decreto nato per promuovere le rinnovabili. Tra l’altro ci sono anche forti dubbi che il teleriscaldamento rispetti le regole: questi lavori non vengono affidati tramite gara d’appalto, perché non è considerato un servizio in concessione, ma una libera attività industriale. Si creano monopoli di fatto, tanto che il Garante per la concorrenza ha aperto un’indagine.

Venendo al conto energia per le rinnovabili termiche, attualmente in fase di scrittura, che aspettative avete su questa misura?

Le ultime voci che ci arrivano a riguardo e le bozze circolate a fine gennaio limitano l’applicazione del conto energia termico al settore pubblico, escludendo il privato. Il che ci lascerebbe in braghe di tela ad attendere una nuova proroga delle detrazioni del 55% a fine anno alla prossima legge di stabilità. Noi invece abbiamo chiesto espressamente una stabilizzazione del conto energia termico estendendolo anche al pubblico, finora escluso dalle detrazioni, ma mantenendo l’incentivazione assolutamente anche per il settore privato.

Uno stimolo alla produzione di calore da rinnovabili potrà forse venire con i finanziamenti del fondo rotativo per Kyoto, operativi a partire dal mese prossimo?

Aspetto di leggere il regolamento vero e proprio, ma le notizie girate finora mettono in pole position gli interventi nel settore pubblico e per la trigenerazione, quindi ancora una volta il teleriscaldamento. Si parla di finanziamento a tasso agevolato allo 0,5% per interventi che rientrerebbero appena in 36-48 mesi. Sono abbastanza allibito che si debba fare un finanziamento a tasso agevolato per un investimento industriale che si ripaga in 3-4 anni, perché l’industria privata con questi ritorni gli investimenti li farebbe comunque. Temo che si finanzino interventi che non avrebbero necessità di essere incentivati, mentre invece il piccolo intervento del privato, che rientra in 6-8 anni, e che avrà bisogno del finanziamento dell’istituto di credito sarà sempre più difficile. Anche perché il privato è spesso frenato da un altro ostacolo: quello delle regole burocratiche amministrative spesso disomogenee nei diversi contesti locali.

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