Spingere le biomasse locali contro la crisi del gas

  • 8 Febbraio 2012

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La crisi del gas potrebbe essere l'occasione per puntare ad un'alternativa energetica più intelligente che valorizzi di più efficienza energetica, biometano, biomasse locali e altre rinnovabili termiche.

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La crisi del gas? Potrebbe essere l’occasione per puntare ad un’alternativa energetica più intelligente che valorizzi di più efficienza energetica, biometano, biomasse locali e altre rinnovabili termiche.

Per quel che riguarda l’efficienza, come spiega in un’intervista a Eco delle Città pubblicata oggi il nostro direttore scientifico, Gianni Silvestrini, “Con una politica decennale che preveda un taglio annuo dei consumi energetici dell’1,5% nel settore civile – dichiara l’ing. Silvestrini – si potrebbe arrivare, tra 10 anni, a risparmiare circa 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari a oltre il 10% del consumo nazionale complessivo e, soprattutto, equivalenti alla produzione interna annua di gas”.

Altrettanta energia, faceva notare ieri il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, si potrebbe avere dalla filiera del biometano, se solo si completassero i regolamenti per poter immettere nella rete questo biogas purificato.

Una dichiarazione condivisa dal presidente di Fiper, Walter Righini, che segnala anche il ruolo che potrebbero avere le biomasse: “in Italia abbiamo biomassa legnosa vergine per riscaldare 801 comuni alpini e appenninici oltre agli 85 già riscaldati dal teleriscaldamento a biomassa. A titolo di esempio, per riscaldare 300 comuni al disotto dei 5000 abitanti, il consumo di biomassa si aggirerebbe intorno a 3 milioni di metri cubi stero (700 mila ton/annue) per un giro di affari di 50 milioni di euro circa, senza contare il fatturato per le aziende costruttrici dell’indotto industriale.”

“Se questi numeri si aggiungono  ai 7-8 miliardi di metri cubi di biometano agricoli, con una potenzialità di coprire almeno il 10% dei consumi nazionali, come sottolineato da Confagricoltura, il Bel Paese inizierebbe a produrre biocombustibile nazionale per riscaldare i propri cittadini, con l’effetto immediato di attirare investimenti, creare nuovi posti di lavoro su territorio e alleggerire la bilancia commerciale.”

E continua: “L’Italia della “provincia” spesso dimenticata, diventerebbe in questo modo autonoma da gas e gasolio, e garantirebbe ai propri abitanti riscaldamento derivante dalla manutenzione dei boschi, dalle potature agricole e forestali locali, e dagli impianti di biogas agricolo. Certo, sarà necessario nel caso del biometano prevedere un sistema di produzione e distribuzione che promuova la creazione di nuovi punti di stoccaggio, sempre nell’ottica della generazione distribuita.”

Conclude Righini: “Siamo al secondo giorno di emergenza per l’approvvigionamento gas; mi auguro che l’urgenza di questi giorni si traduca nella definizione di una politica energetica, che punti a valorizzare le fonti rinnovabili termiche nazionali: biomasse, biometano, geotermia, solare termico. Gli operatori aspettano da tempo l’emanazione dei decreti attuativi sulle nuove misure di incentivazione. Anche questa è un’urgenza se si vuole davvero diminuire la dipendenza italiana nell’approvvigionamento del gas dall’estero.”

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