Perché il gelo non contraddice il riscaldamento globale

L'ondata di gelo che sta colpendo l'Europa contraddice la teoria del riscaldamento globale antropogenico? Niente affatto. Leggendo e interpretando i dati climatici nella giusta scala temporale, la tendenza all'innalzamento della temperatura media del pianeta appare evidente nonostante le piccole anomalie stagionali.

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“Ma non doveva esserci il global warming?”. Con le temperature scese abbondantemente sotto lo zero e tutto lo stivale imbiancato, capita non di rado di sentire questa domanda ironica, per strada ma anche sui media. L’ondata di gelo, è la tesi spicciola sottointesa, contraddirebbe la teoria secondo la quale il pianeta si sta riscaldando. Magari fosse così. Il riscaldamento globale purtroppo non si ferma per due settimane di clima siberiano in Europa e nemmeno con un anno leggermente più freddo del precedente. E’ importante imparare a leggere e interpretare i dati climatici. Andiamo allora a spuciare tra gli scritti di chi ne sa di più.

“In presenza di una variazione della distribuzione delle temperature che ne innalzi sia la media sia la varianza, la probabilità di eventi estremi caldi aumenta notevolmente, mentre quella di eventi estremi freddi diminuisce di poco, lasciando quindi ancora spazio al verificarsi di irruzioni fredde”, spiega un articolo scritto a più mani da diversi climatologi italiani su Climalteranti.it. E continua ricordando che comunque fino a pochi giorni fa le medie delle temperature invernali (dicembre 2011- gennaio 2012 e autunno 2011) delle temperature su Nord e centro Italia erano caratterizzate da un’anomalia positiva notevole che ha riguardato gran parte dell’Europa continentale con valori di oltre 3° C rispetto alla media del trentennio 1981-2010 e quasi 2 °C sulle Alpi italiane. Probabilmente, quest’ondata di gelo si limiterà a smorzare un po’ questa anomalia, valutano gli esperti.

Infine, ricordano, non va dimenticato che è oggetto di dibattito scientifico quanto le anomalie bariche che provocano questi episodi di freddo intenso siano legate alla fusione dei ghiacci artici provocata proprio dal riscaldamento globale che, per semplificare, causerebbe correnti marine in grado di rallentare e fermare la corrente del golfo, che garantisce all’Europa il clima relativamente mite cui siamo abituati. “In conclusione, si può affermare con sicurezza che il freddo e la neve di questi giorni non sono in alcun modo in contraddizione con il riscaldamento globale in corso”, concludono.

Un discorso più ampio sul come leggere i dati cliamtici lo fa invece Peter Gleick, direttore del Pacific Institute, in un intervento su Forbes. Il clima, spiega, ha piccole variazioni naturali da un anno all’altro, dovute a fenomeni come le configurazioni meteorologiche (El Niño/La Niña), attività vulcaniche, condizioni degli oceani e il pulsare naturale dei nostri sistemi planetari. Una volta filtrate queste cause però, il riscaldamento globale antropogenico in corso appare assolutamente chiaro. Un concetto che viene illustrato con una serie di grafici (su dati NASA GISS) che mostrano come sia facile interpretare i dati in maniera distorta. Ad esempio nel grafico sotto si vede come il 2011 è stato leggermente più freddo del 2009, più caldo del 2008 e più freddo del 2007: la tendenza al riscaldamento sembrerebbe inesistente.

Queste variazioni anno su anno però sono trascurabili ai fini di un’analisi sull’andamento del clima. Anche estendendo l’osservazione all’ultima decade (grafico sotto) il quadro resta troppo ristretto: la tendenza al riscaldamento si vede ma è appena accennata.

Un po’ meglio si capisce l’andamento guardando ai dati degli ultimi 15 anni:

Ma anche qui si sta considerando un periodo di tempo troppo limitato. Guardando agli ultimi 130 anni la tendenza appare assai più evidente.

Un grafico che si può anche ridisegnare considerando decade per decade, in modo da filtrare le anomalie dei singoli anni.

Qui la tendenza al riscaldamento degli ultimi 40 anni appare in tutta la sua drammaticità. Cosa ancora più preoccupante, anche il grafico più esteso sulle temperature della superficie terrestre mostra solo una frazione minima di quanto sta accadendo. Lo squilibrio energetico del pianeta infatti non si misura solo dalla variazioni della temperatura misurabile in superficie: una quantità enorme di calore infatti va a sciogliere i ghiacci e a scaldare gli oceani. Un processo che continua anche quando il riscaldamento della superficie terrestre rallenta, lo si vede bene da quest’ultimo grafico (tratto da questo studio di Church et al., 2011).

(credit foto titolo: Marionzetta)

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