Decreto liberalizzazioni e trivellazioni petrolifere facili. Le reazioni degli ambientalisti

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Se il decreto sulle liberalizzazioni passa com'è nella bozza attuale sarà più facile fare trivellazioni in mare per estrarre gas e petrolio, con annesso aumento dei rischi. Una misura duramente contestata dal mondo ambientalista.

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Se il decreto sulle liberalizzazioni passa com’è nella bozza attuale sarà più facile fare trivellazioni in mare per estrarre gas e petrolio, con annesso aumento dei rischi.


La bozza del decreto sulle liberalizzazioni (vedi allegato), che domani dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri, all’articolo 20 prevede infatti incentivi per i territori dove vengono trovati giacimenti di gas e petrolio, poi all’articolo 22, si ripropone esplicitamente di favorire la ricerca di idrocarburi nelle acque territoriali italiane. Infine, il comma 2 dell’articolo 21 dice che la distanza minima da terra per le perforazioni off shore passa da 12 a 5 miglia marine, praticamente sottocosta, ritornando così indietro rispetto alle limitazioni imposte nel 2010.


Dure le reazioni degli ambientalisti. Per il verde Angelo Bonelli -”una vergogna senza precedenti. Ci auguriamo che il governo smentisca immediatamente le norme che prevedono la libertà di trivellare per la ricerca di petrolio in Italia, perché le bozze degli articoli 20-21e 22 rappresentano la svendita del territorio italiano alle lobby del petrolio che potranno trivellare, con un trucchetto legislativo, anche nelle aree marine protette”.


“Con queste norme aberranti – aggiunge Bonelli – avrebbero il via libera attività di trivellazioni nei nostri mari e in Basilicata per a partire dalle aree marine protette e aree sensibili dal punto di vista ambientale pensiamo alle isole Egadi, a Pantelleria, alle Tremiti, allo stretto di Sicilia: basti pensare che società come la Np, Northern Petroleum, Audax, Eni, Edison, Shell, hanno presentato negli anni scorsi solo nel mare prospiciente la Sicilia richieste per oltre 1.000 kmq“.


Toni accesi anche da Legambiente. “La Costa Concordia spiaggiata rischia di immergersi e inondare l’Arcipelago Toscano di carburante. La situazione è grave e il rischio inquinamento è concreto. Eppure – sostiene l’associazione – nel pieno dell’emergenza, scopriamo che la bozza delle liberalizzazioni proposte dal governo prevede tre articoli mirati a concedere la possibilità di trivellare gas e petrolio in aree preziosissime del nostro paese con un limite di distanza ridotto dalle 12 alle 5 miglia dalla costa.  Ma non solo: si prevede di aumentare gli investimenti in infrastrutture estrattive; si abbassano drasticamente i limiti per la trivellazione in mare e si liberalizza la ricerca di nuovi giacimenti. Fatto salvo per i limiti ambientali, che però non frenano il disastro in caso di sversamento. Insomma, per ottenere una buona valutazione da Standard & Poor’s e far alzare il rating, il nuovo governo sceglie la via più antica e obsoleta: quella di svendere il paese ai petrolieri. Alla faccia della green economy”.


Proprio in questi giorni Wwf, Legambiente e altre organizzazzioni si stanno mobilitando contro i diversi progetti di estrazione di idrocarburi già in cantiere e ritenuti estremamente pericolosi. Una manifestazione nazionale, il “no trivella day”, è prevista a Monopoli in provincia di Bari sabato 21 gennaio.

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