Il WWF contro le trivellazioni nel mare di Puglia

  • 17 Gennaio 2012

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Ogni anno nel Mediterraneo vengono sversate 100-150 mila tonnellate di petrolio, esclusi gli incidenti. Verso la manifestazione del 'Comitato No petrolio, Sì energie rinnovabili' del 21 gennaio a Monopoli in Puglia, il WWF spiega le ragioni per dire no alle trivellazioni.

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“Chi tutela il patrimonio naturale e sceglie le energie pulite e rinnovabili, contribuisce alla ricchezza e al futuro del Paese: come Wwf interpretiamo così lo slogan più verde, meno nero che animerà la manifestazione del 21  gennaio a Monopoli in Puglia, frutto della comune sensibilità degli enti e delle comunità locali alla tutela delle risorse ambientali, contro l’economia rapinosa dell’industria dell’estrazione di idrocarburi e il predominio dei combustibili fossili”.


Così Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio relazioni istituzionali del Wwf Italia, in occasione della conferenza stampa che si è svolta ieri a Bari, nella sede della Regione Puglia di presentazione della manifestazione promossa dal ‘Comitato No petrolio, Sì energie rinnovabili’ con l’appoggio dell’associazione del Panda, a cui hanno aderito la Regione, molti enti locali pugliesi e associazioni.


Il Wwf ricorda come sia “urgente contrastare il progressivo avvelenamento del Mediterraneo: in questo mare – che rappresenta lo 0,7% delle acque del globo, e da cui transita il 25% del traffico petrolifero mondiale – mediamente ogni  anno vengono sversate 100-150 mila tonnellate di petrolio (esclusi gli incidenti) e si registra già oggi la maggiore densità di catrame in mare aperto del mondo (38 mg/m2)”. Né si può pensare, secondo il Wwf, “a riproporre il modello di colonizzazione del Sud Italia, sperimentato dalla fine degli anni ’90 in Basilicata, dove il 60% della regione è interessato da attività di ricerca e di estrazione petrolifera, che mettono a rischio le risorse idriche e il territorio e impediscono lo sviluppo delle attività turistiche e agroalimentari”.


“Ben vengano quindi iniziative come quella della proposta di legge presentata in Parlamento dalla Regione Puglia per  interdire nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in Adriatico – dice Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio relazioni istituzionali del Wwf Italia- ma si vigili anche almeno su due fronti: 1) il mantenimento delle aree di interdizione a queste attività nelle aree tutelate e a 12 miglia dalle aree protette e nelle 5 miglia dalle linee di base costiere italiane, introdotte con una modifica normativa al Codice dell’ambiente nel giugno 2010; 2) al dibattito parlamentare, avviato in Senato, sulla revisione del regime fiscale speciale, assolutamente sbilanciato a favore degli interessi privati, di cui gode in Italia l’industria dell’estrazione: è infatti lì che si colpiscono al cuore gli interessi”.

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