Investimenti in rinnovabili ed efficienza, un 2011 neanche male

Nel 2011 gli investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica hanno continuato a crescere. Nonostante la crisi, la stretta del credito e la sovrapproduzione che ha colpito diversi settori, si è registrata una crescita del 5% per 260 miliardi di dollari. A trainare il fotovoltaico, grazie al boom di installazioni in Italia e Germania. Male l'eolico.

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La green economy riuscirà ad attraversare rafforzata la bufera della crisi? In questi giorni arrivano alcuni dati positivi. Nonostante il pessimo andamento dell’economia, nel 2011 gli investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica hanno continuato a crescere. Il settore dell’energia pulita (da cui, chiariamo, sono escluse tecnologie come carbone cosiddetto “pulito” e nucleare) ha attratto lo scorso anno investimenti per 260 miliardi di dollari, il 5% in più rispetto al 2010.


Lo dicono i dati presentati da Bloomberg New Energy Finance nei giorni scorsi. Niente male, se si pensa che nel 2011 si è dovuto fare i conti con una combinazione notevole di fattori negativi: difficoltà nell’accesso al credito, crollo dei margini di profitto in diversi settori (fotovoltaico in primis), bancarotte di grosse aziende e notevoli cali nei valori delle azioni.


A trainare è stato soprattutto il fotovoltaico, cresciuto per investimenti del 36% rispetto all’anno scorso, raggiungendo i 136 miliardi di dollari. Un dato significativo visto il crollo dei prezzi dei componenti FV. I moduli hanno subito un deprezzamento di quasi il 50% nell’ultimo anno e costano ora il 75% in meno rispetto al 2008, ma il volume delle installazioni è aumentato tanto da compensare queste perdite. Da notare che una delle categorie di investimento che è andata meglio nel 2011 è la piccola generazione distribuita, leggasi soprattutto fotovoltaico su tetti: da 60,4 miliardi di dollari del 2010 si è passati a 73,8: merito principalmente del boom di installazioni in Germania e in Italia. 


Ad andare male invece l’eolico: qui gli investimenti sono calati del 17% e si sono attestati intorno ai 75 miliardi di dollari. La stretta del credito e il crollo dei prezzi sta colpendo duramente nel mondo del’energia dal vento: è di questi giorni la notizia che il leader mondiale del settore Vestas Wind Systems, per cercare di reggere la concorrenza con i competitors cinesi, taglierà 2.235 posti di lavoro, circa il 10% del suo personale e giudica “a rischio” altri 1.600 impiegati negli Stati Uniti.


Nel complesso, però, il 2011, fanno notare gli analisti della società di consulenza, “è stato migliore di come si potrebbe pensare guardando a ciò che la stampa aveva mostrato. Ricordate che per ogni produttore di componenti che opera con margini ridotti o negativi c’è un installatore che sta facendo un buon affare”. E il 2012 come si prospetta? “Challenging”: sarà un altro anno che metterà l’industria alla prova, dato il prorogarsi della crisi dell’Eurozona e una sovracapacità produttiva nelle filiere che si annuncia “paurosa”. 


Tornando al dato generale, nel 2011 gli Usa hanno superato nouvamente, per la prima volta dopo il 2008, la Cina in quanto a investimenti in energia pulita, tornando in testa alla classifica mondiale: anno su anno negli Usa gli investimenti verdi sono cresciuti del 33%, arrivando a 55,9 miliardi di dollari, mentre in Cina sono cresciuti dell’1%, per un totale di 47,4 miliardi. Insomma gli States hanno scongiurato il rischio di farsi lasciare indietro nella corsa della green economy? Attenzione, avvertono gli analisti Bloomberg: gli investimenti americani del 2011 sono stati spinti da aiuti statali che ora sono stati eliminati (il Treasury Grant Programme) o che si apprestano a terminare nel 2012 (Production Tax Credit).


Grandi balzi negli investimenti verdi ci sono stati in India: +52% per un totale di 10,3 miliardi di dollari e in Brasile (+15% per 8,2 miliardi di $). L’Europa si ferma invece a un +3%, con 100,2 miliardi di $, merito soprattutto del fotovoltaico in Italia e Germania e di alcuni grandi progetti di eolico offshore nel Mare del Nord.


Tra le note negative da segnalare che sono in leggero calo gli investimenti in ricerca e sviluppo, da 15,3 a 13,2 miliardi di $ per il settore privato e da 16,2 a 12,7 mld di $ nel pubblico, quale effetto della conclusione di diverse iniziative lanciate nell’ambito dei vai pacchetti stimolo del 2008.


Diminuisce anche il volume delle azioni della green economy vendute sul mercato pubblico: da 14,2 a 11,9 miliardi di $. Il  WilderHill New Energy Global Innovation Index, detto NEX,  indice che segue le performance di 97 società delle rinnovabili a livello mondiale, ha perso il 40% in un anno e a ottobre ha toccato il livello più basso dal 2003. A pesare, non c’è forse bisogno di dirlo, la pressione sull’industria dell’eolico e del FV provocata dal crollo dei prezzi e dalla competizione dei produttori asiatici: non è forse un caso che la raccolta di fondi più importante (215 milioni di dollari) del 2011 sia stata la capitalizzazione del produttore cinese Sungrow Power.


Bene sul versante della raccolta di capitali dal mercato azionario sono andati i produttori di biocarburanti di seconda generazione. Tra gli investimenti di venture capital più significativi i 133 milioni raccolti Fisker Automotive che realizzerà un nuovo veicolo ibrido e i 130 milioni raccolti dal produttore di film sottile fotovoltaico Stion Corporation.

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