Di quale quota di emissioni di gas serra è responsabile il settore residenziale in Europa: il 12 o il 25%? Entrambe le risposte sarebbero corrette, ma un dato permette di capire meglio dove si può intervenire per tagliare la CO2.

Il 12%, infatti, è riferito alle emissioni dirette delle abitazioni: ad esempio la CO2 emessa da stufe e caldaie. Questo dato, che si traduce per il 2009 in circa 500milioni di tonnellate di CO2, è quello che si considera normalmente, ad esempio nei documenti UNFCCC, nel calcolare le emissioni dei vari settori. Se però andiamo a sommare alle emissioni dirette anche quelle indirette, cioè per esempio la CO2 emessa dalla centrale termoelettrica che dà l’energia per accendere le luci di casa, otteniamo un dato diverso e più utile per capire in pratica da dove provengono realmente le emissioni: quel 25% di cui sopra, che per il 2009 equivale a circa 900mila tonnellate di CO2.

Questo secondo metodo di conteggio è al centro dell’ultimo report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) sulle emissioni europee dal 2005 al 2009, appena pubblicato (vedi allegato). In pratica, come spiegavamo, si ridistribuiscono tra i vari settori sia le emissioni dirette che quelle indirette dovute alla trasformazione dell’energia, ossia alle centrali elettriche e agli impianti di teleriscaldamento. Ne emerge un quadro in cui settori come il residenziale, l’industria e il commerciale hanno un peso ben più grande di quello che siamo abituati a vedere loro attribuito di solito (vedi immagini sotto).

Come si vede, includendo le emissioni indirette, quelle del settore commerciale passano dal 5 al 15% del totale, quelle dell’industria dal 15 al 26% e quelle del residenziale dal 12 al 25%. Andare a guardare le emissioni con questo metodo di calcolo, che si focalizza sulla domanda finale, è un utile per comprendere quanto sia importante l’efficienza energetica nei diversi settori per tagliare la CO2.

Anche perché, come non ci stanchiamo di ripetere, è proprio sulla domanda di energia che si può intervenire con i migliori costi-benefici nel ridurre le emissioni. Ad esempio, recenti proiezioni nel settore dell’edilizia – riporta la European Alliance to Save Energy – indicano che, intervenendo sugli edifici esistenti, a livello europeo si potrebbero risparmiare 260 miliardi di euro all’anno, che corrispondono alla somma dei consumi di energia di Gran Bretagna, Spagna e Italia. Nel solo settore del residenziale italiano, secondo l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano si potrebbe avere entro il 2020 un risparmio da 21 a 44 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.

Aspettando che si investa di più nell’efficienza energetica – ricordiamo che la direttiva europea in materia è ferma – ci sta pensando la crisi a ridurre i consumi energetici. Nel report EEA lo si vede chiaramente quando si esamina l’andamento dei gas serra dal 2005 al 2009: oltre due terzi della riduzione delle emissioni è avvenuta nell’industria e la flessione più netta è arrivata proprio con l’inizio della crisi, tra il 2008 e il 2009.