La strada europea verso una società a basse emissioni

La Commissione Europea ha pubblicato una roadmap che disegna diversi scenari energetici per arrivare a un 2050 low carbon. Bisognerà partire subito per costruire questo mix energetico del futuro che dà un ruolo cruciale alle rinnovabili, ma resta controverso il contributo significativo assegnato a nucleare e gas di scisto.

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Le infrastrutture energetiche che alimenteranno le abitazioni, l’industria e i servizi del 2050 vengono progettate e costruite oggi. Partendo da questo assunto, la Commissione Europea ha pubblicato ieri la Energy Roadmap 2050, ovvero delle linee guida che potrebbero portare i paesi europei verso un’economia low carbon nel giro di quattro decenni (vedi allegato della Comunicazione della Commissione sulla Energy Roadmap 2050).

L’UE si è posta l’obiettivo di arrivare al 2050 con l’80-95% di emissioni in meno rispetto ai livelli del 1990 e, per quanto efficaci possano essere le politiche previste fino al 2020, fa notare la Commissione, al momento non sembrano esserci adeguate direttive su come proseguire nei successivi 30 anni.

Il modello energetico del futuro va stabilito adesso, per questo servono una direzione e degli obiettivi condivisi, ma è anche necessario che ci siano alcune condizioni indispensabili perché l’Europa possa andare verso la sostenibilità. 

La Commissione ha elaborato cinque possibili scenari in cui esamina gli impatti, le sfide e le opportunità di diverse strategie per ammodernare il sistema energetico. Non si tratta – si specifica nel documento – di opzioni alternative. Piuttosto i cinque scenari rappresentano diversi equilibri possibili tra i vari elementi che emergono nel panorama energetico attuale. Diverse strade percorribili per portare l’Europa a realizzare gli ambiziosi obiettivi di tagli alle emissioni che si è posta.

Con una politica impegnata sul fronte del risparmio e dell’efficienza energetica (primo scenario), secondo la Commissione, si otterrebbe entro il 2050, una diminuzione della richiesta di energia pari al 41% rispetto ai picchi del 2005-6. Il secondo scenario è quello della diversificazione delle tecnologie per l’approvvigionamento energetico, in cui tutte le fonti competono sul mercato e la decarbonizzazione è il risultato di meccanismi economici. Altra ipotesi prevede un forte sostegno alle fonti rinnovabili che potrebbe portare queste ultime a coprire un 75% del mix energetico europeo (97% dell’energia elettrica), entro il 2050. Un quarto scenario immagina che meccanismi e tecnologie per la diffusione del Carbon Capture and Storage siano ritardati, con la conseguenza che il nucleare prenda uno spazio maggiore e che la riduzione della CO2 sia effetto di una tassazione delle emissioni più che dello sviluppo tecnologico. Di contro esiste la possibilità (quinto scenario) che nessun nuovo reattore nucleare venga costruito nei prossimi anni e che invece la penetrazione delle tecnologie CCS su impianti a fonti fossili cresca tanto da arrivare a generare il 32% dell’energia.

Qualunque sia la strada che l’Europa intraprenderà, secondo la Commissione Europea, energia elettrica e rinnovabili diventeranno centrali e cruciale sarà la capacità di ridurre i consumi energetici complessivi. Queste trasformazioni costringeranno a ripensare le reti di trasmissione così come anche i mercati.

Le cinque opzioni presentano costi equivalenti e richiedono, nei prossimi 40 anni, investimenti  tra 1,5 e 2,2 miliardi di euro solo per la rete. Lo scenario Current Policy Initiatives, dimostra che, mantenendo invariate le politiche e i mercati attuali, nel 2050, i costi energetici rappresenteranno circa il 14,6% del Pil totale dell’Europa (era il 10,5% nel 2005). Una prospettiva in cui i paesi non potrebbero che trarre beneficio dalla ridotta esposizione alla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili prevista negli scenari di riduzione della CO2.

Ognuna delle cinque possibilità sembra dimostrare che una società low carbon, con un’economia competitiva e in grado di garantire la sicurezza energetica, è possibile nel futuro dell’Europa. Tuttavia, perché questo avvenga, specifica il documento della Commissione, è necessario che le nazioni imparino a collaborare e a sviluppare politiche e mercati integrati anche nell’ottica di un piano d’azione internazionale per il clima.

L’Europa dovrà puntare in modo deciso verso le rinnovabili, raccomanda ancora la Commissione, usando un’enfasi che piace a Greenpeace che ieri ha diffuso un comunicato stampa in cui esprime soddisfazione per la roadmap europea. Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia commenta: “La Roadmap dimostra che investire su rinnovabili ed efficienza non comporta costi aggiuntivi rispetto all’uso delle fonti più inquinanti. (…) Sta ora al Parlamento Europeo e ai governi dell’UE impegnarsi per obiettivi ambiziosi e vincolanti per lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili da qui al 2030, così da mettere l’Europa sulla strada dello sviluppo economico e tecnologico, consolidando la leadership nella protezione del clima”.

La pensa in modo diverso Monica Frassoni, presidente della European Alliance to Save Energy, che, unendosi a varie voci che hanno fatto notare che la Commissione non ha previsto uno scenario che combini efficienza e rinnovabili, ha commentato: “Non puntare a un target del 20% di risparmio energetico negli scenari della Roadmap 2050, manda un messaggio incoerente al Parlamento Europeo e agli stati membri riguardo la fiducia della Commissione nella (…) possibilità di portare a termine la strategia europea per il 2020”. 

Affinché gli scenari di riduzione della CO2 si realizzino, la Commissione chiarisce nel documento che la società europea dovrà fare una decisa sterzata verso l’efficienza energetica. Ciò nonostante sono in molti a non essere convinti e a ritenere che la roadmap sopravvaluti il contributo del nucleare che viene definito una “risorsa chiave della generazione elettrica a basse emissioni” e che nei vari scenari arriva fino a percentuali del 18%. 

Rebecca Harms, del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, ha commentato: “Il documento rappresenta una scelta politica da parte del commissario per l’energia Oettinger di enfatizzare il potenziale dell’energia nucleare nonostante la sempre crescente opposizione politica e sociale e a prescindere da ciò che è nell’interesse dell’UE”.

Altro punto controverso è il gas naturale che la roadmap vede come fonte ponte, in sostituzione del carbone, tecnologia di passaggio semplice, economica e affidabile, in attesa che le rinnovabili sviluppino il proprio potenziale. La Commissione specifica che lo sfruttamento di questa fonte dovrà essere accompagnato dallo sviluppo delle tecnologie CCS (dall’efficacia ancora tutte da dimostrare), ma non esclude che, con la riduzione della produzione del gas convenzionale, l’Europa dovrà fare affidamento su significative importazioni, “in aggiunta al potenziale sfruttamento di gas di scisto indigeno”.

Una prospettiva che potrebbe rimettere in discussione gli equilibri energetici globali e che, seppure ci avvicina ai target di riduzione della CO2, potrebbe presentare altri rischi.

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