MEMC chiude la produzione di silicio per fotovoltaico in Italia?

Nei giorni scorsi l'azienda americana ha annunciato di voler fermare la produzione del polisilicio per fotovoltaico in Alto Adige. A rischio 310 posti di lavoro. La Provincia interviene cercando di far avere energia dall'estero a costi minori e favorire sgravi fiscali per impedirne la chiusura.

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Il crollo dei prezzi silicio per fotovoltaico sta colpendo duramente l’industria. Nei giorni scordi MEMC, tra i maggiori maggiore produttori mondiali, ha annunciato, nell’ambito di una ristrutturazione globale delle attività societarie, la cessazione delle attività dell’unico impianto italiano, quello di Sinigo, vicino a Merano.


A rischio sono 310 posti di lavoro, più un altro centinaio nell’indotto e una produzione d’avanguardia partita da pochissimo: i nuovi reparti per il silicio policristallino, che hanno richiesto un investimento di 19 milioni di euro, sono stati inaugurati poco più di un anno fa.


“Stiamo fermando gli impianti – fanno sapere da MEMC – che ripartiranno quando ci saranno le condizioni strutturali per renderli competitivi”. In concreto, una volta smaltite le ferie, per i lavoratori del polysilicon, questo significherà cassa integrazione almeno sino a Pasqua. Dopo quella data il futuro della produzione italiana di polisilicio di MEMC è in forse.


Oggi a Merano gli operai terranno un’assemblea bloccando il traffico. Intanto si è mossa anche la Provincia di Bolzano per tentare di impedire la chiusura del reparto. Uno dei fattori-chiave che stanno portando al fermo degli impianti è la bolletta energetica: la proposta dell’assessore al Lavoro Roberto Bizzo è lavorare alla possibilità di aprire l’Alto Adige all’importazione di energia dal resto d’Europa, dove i prezzi praticati sono sensibilmente ridotti.


“La Provincia – ha assicurato Bizzo – si impegna non solo a cercare soluzioni locali, ma anche ad accelerare le trattative per la creazione di un collegamento con la rete austriaca che spezzerebbe la situazione di monopolio sul mercato e consentirebbe non solo alla MEMC, ma a molte altre aziende altoatesine, di abbattere il costo dell’energia”.


Oltre a garantire ammortizzatori sociali, nonché interventi di riqualificazione dei lavoratori, “la Provincia può contare sulla leva fiscale – ha aggiunto l’assessore – a partire da un’aliquota IRAP ridotta a favore di quelle aziende, come appunto la MEMC, che investono in ricerca e sviluppo nel settore delle energie rinnovabili.”


Dichiarazioni che l’azienda accoglie con possibilismo: “Stiamo pagando l’andamento negativo del mercato e la concorrenza della Cina, ma siamo convinti che lo stabilimento di Merano, sul quale sono stati fatti importanti investimenti negli ultimi anni, abbia le capacità per superare il momento difficile e ripartire”.

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