Una prima settimana a Durban all’insegna del basso profilo

Un negoziato con decine e decine di temi in agenda, tanti gruppi di lavoro, riunioni informali, contatti bilaterali, ad ogni ora del giorno e della notte. Un negoziato affascinante, fin troppo cpmplesso, dove in gioco non c’è solo il clima, ma le relazioni internazionali, lo sviluppo del sud del mondo. Dal nostro corrispondente alla Cop17.

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Durban – Da lunedi 28 novembre fino al 10 dicembre a Durban in Sud Africa, migliaia di delegati e rappresentanti della società civile sono riuniti per la diciassettesima e settima sessione rispettivamente della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sul clima e del Protocollo di Kyoto.

La questione da dirimere, oramai più che nota, è il futuro del regime internazionale per la regolamentazione delle emissioni dei gas a effetto serra e per la lotta al riscaldamento globale. Durban è il secondo summit internazionale che segue il disastro politico e diplomatico di Copenhagen nel 2009. L’anno scorso, a Cancun in Messico, grazie alla bravura e forza della presidenza messicana, almeno è stato salvato il processo multilaterale della Convenzione dove 194 paesi sono chiamati a fare ogni piccolo passo con  la regola del consenso, ossia del compromesso ad ogni costo.

Quest’anno, a Durban, in gioco non c’è solo il dilemma di uno dei più importanti problemi ambientali della storia (l’UNEP ha confermato recentemente nel rapporto Bridging the Emissions Gap la necessità di colmare il gap pari a 6 GtCO2 equivalenti di emissioni da ridurre entro il 2020 per mantenere la temperature globale sotto i 2 gradi centigradi). Non si tratta infatti solo del destino dei due trattati internazionali ambientali più importanti, ma molto di più.

In gioco c’è il futuro dell’intero sistema multilaterale fondato sulle regole delle Nazioni Unite. Quante riunioni ancora serviranno per arrivare alla conclusione del percorso iniziato nel 2005 a Montreal? E soprattutto, sembra che ancora una volta sia proprio la volontà politica a mancare, a bloccare quello che i delegati e negoziatori di tutto il mondo si sono già detti in numerosi riunioni. È ormai lontano l’eco di quando tutti i leader mondiali tranne uno, la Cina, decisero, senza riuscirci, di sedersi intorno a un tavolo a Copenhagen per risolvere il futuro del global warming. In Sud Africa, al massimo, arriveranno solo dei ministri e questo è più di un semplice indizio sul risultato finale della COP17.

E allora ecco un breve sguardo al punto in cui si trova questo negoziato infinito, imbrigliato in decine e decine di temi in agenda, decine e decine di gruppi di lavoro, riunioni informali, contatti bilaterali, a ogni ora del giorno e della notte. Un negoziato affascinante, dove in gioco non c’è solo il clima, ma le relazioni internazionali, la questione dello sviluppo del sud del mondo nel futuro prossimo e lontano.

La presidenza sudafricana della COP, ossia l’organo supremo di coordinamento della conferenza di Durban, ha deciso di indire una riunione giornaliera ai massimi livelli chiamata INDABA. Non altro che il momento in cui i capi delegazione, e i ministri la settimana prossima, siedono intorno a un tavolo per analizzare l’evoluzione del negoziato e il suo sviluppo quotidiano. Un modo per rafforzare la trasparenza e la fiducia delle parti in questo processo, così da evitare gli errori di Copenhagen e brutte sorprese nell’ultima plenaria prevista per venerdi 9 dicembre. Riunite nell’INDABA le parti hanno prodotto una lista dei temi chiave aggiornata giorno dopo giorno. La lista riproduce lo scheletro del potenziale accordo finale qui a Durban. Ecco in sintesi l’INDABA (pdf) aggiornato a sabato 3 dicembre.

  • Attuazione completa e effettiva della Convenzione (dove non ci sono obblighi di riduzione delle emissioni climalteranti per i paesi industrializzati) in grado di considerare le esigenze presenti e future della lotta ai cambiamenti climatici: gli Stati Uniti sono parte della Convenzione;
  • Azioni urgenti necessarie per:
    • Ridurre il gap negli sforzi di riduzione necessario per mantenere l’incremento globale della temperatura media sotto i 2 gradi centigradi (questo l’unico numero presente nell’Accordo di Copenhagen) e rafforzare l’obiettivo globale di lungo termine alla base della revisione di tale obiettivo prevista nel 2013-2015.
    • Ridurre il gap dei finanziamenti annunicati a Copenhagen in modo da garantire fondi anche per il periodo oltre il 2012: i finanziamenti indicati nell’Accordo di Copenhagen non sono stati ancora elargiti.
    • Evitare il gap normative mantenendo e rafforzando il regime internazionale, incluso il protocollo di Kyoto (anche se qui manca il riferimento al secondo periodo di adempimento che dovrebbe iniziare il primo gennaio 2013 e che è ad oggi tutt’altro che al sicuro), l’operazionalizzazione degli accordi di Cancun e la conclusione del lavoro iniziato a Bali in tutti i suoi 5 pilastri (visione condivisa di lungo termine, mitigazione, adattamento, finanziamento, trasferimento tecnologico e capacity-building).
  • Tutti i paesi devono incrementare gli sforzi, con i paesi industrializzati che devono continuare a mantenere la leadership delle azioni di mitigazione.
  • Mantenere il sistema UNFCCC inclusi i suoi obiettivi e i principi: tra questi il principio delle responsabilità comuni ma differenziate alla base della divisione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo che molti vorrebbero aggiornare e modificare.
  • La risposta multilaterale deve essere pragmatica, effettiva, appropriata e puntuale in modo da adempiere gli obiettivi della Convenzione e deve considerare la combinazione di strumenti diversi, come accordi vincolanti, decisioni e linee guida.

Inoltre, la presidenza sudafricana ha individuato una serie di ulteriori punti da chiarire al fine di ottenere un risultato positivo a Durban. Questi sono:

Chiarezza sui passi da compiere: processo, programma temporale, creazione di un nuovo gruppo di lavoro con un nuovo mandato delle Parti?

  • Input per le decisioni da prendere: quinto rapporto IPCC, ultime ricerche scientifiche, altre fonti tecnico-scientifiche?

Ovviamente, oltre a questa lista, sono molti altri i punti controversi da dirimere nei prossimi cinque giorni di negoziato. A Durban domenica si è riposato e splende un limpido sole. A fine settimana ne sapremo, forse, un po di più.

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