Energia e sostenibilità nella manovra

Confermate le detrazioni per l'efficienza energetica, accise maggiorate sui carburanti per finanziare il trasporto pubblico, bollo più caro per le auto di grossa cilindrata. Sono le novità in materia di energia della manovra: troppo poco per spingere la green economy. Il testo dell'ultima bozza entrata in CdM e qualche proposta alternativa.

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Confermate le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, aumento da gennaio 2012 delle accise sui carburanti per rifinanziare il traporto pubblico locale, bollo più caro per le auto di grossa cilindrata, tagli ai collegi di Antitrust e Autorità per l’Energia e cancellazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. Sembrano essere queste, in attesa di conferme e del testo ufficiale, le novità su energia e sostenibilità contenute nella manovra economica approvata ieri sera dal Consiglio dei Ministri. Poco rispetto a quanto si sarebbe potuto fare per dare una spinta all’economia tramite la green economy.

Certo, un sospiro di sollievo è arrivato da parte di tutti per la riconferma delle detrazioni per gli interventi di efficienza energetica. Stampa ed associazioni in queste ore stanno parlando di una “riconferma del 55%” ma, se è sicuro, come si legge nel comunicato ufficiale che “vengono resi duraturi nel tempo tutti gli incentivi per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico”, non è chiaro se la detrazione per gli interventi di efficientamento e per l’installazione di impianti a rinnovabili resti al 55% o invece sia ridotta al 36% come da art.4 della bozza di testo entrata ieri sera in Consiglio (vedi allegato).

Bene, commenta Gianni Silvestrini direttore scientifico di Kyoto club e Qualenergia.it anche l’incremento delle accise sui carburanti per finanziare il trasporto pubblico. Si parla infatti di aumenti di quasi 10 centesimi per la verde e di 13,6 centesimi per il gasolio, che rifinanzierebbero il trasferimento alle Regioni per il traporto pubblico locale. “Agire sulla fiscalità per dare un taglio verde all’economia è la strada giusta ma si dovrebbe fare di più: ad esempio colpire i sussidi al trasporto su gomma, magari in favore del trasporto merci su ferro e via nave”.

Anche secondo Vittorio Cogliati Dezza presidente di Legambiente, si potrebbe fare molto di più: “Da un governo di tecnici ci saremmo aspettati molto più spirito e capacità di innovazione e invece è come se la montagna avesse partorito un topolino. Alcune buone cose ci sono – prosegue – come il mantenimento degli incentivi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, il trasferimento di fondi alle Regioni per il trasporto ferroviario pendolari e più tasse sulle auto di grossa cilindrata (20 euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 170 kW, ndr), ma niente di veramente innovativo”. Anzi, “se non fosse stato per il ministro Clini, probabilmente anche l’incentivo del 55% sarebbe stato cancellato. Ma soprattutto in questa manovra non c’è nulla per fare della risposta alla crisi climatica l’asse dell’innovazione, per fare della green economy il volano e il traino per recuperare occupazione e rilanciare il sistema produttivo italiano nell’economia globale”.

A proposito Cogliati Dezza ricorda le misure verdi proposte da Legambiente durante il suo IX congresso nazionale, che, secondo l’associazione porterebbero nelle casse dello Stato oltre 21 miliardi di euro. Ad esempio, spiega, ”l’aumento dei canoni di concessione per il prelievo di materiali edili dalle cave e per quello di acque minerali avrebbe fruttato quasi 350 milioni di euro e avrebbe incentivato il recupero di materiali edili e l’ammodernamento impiantistico del servizio idrico integrato”. E ancora, “una maggiore tassazione per lo smaltimento dei rifiuti in discarica avrebbe fatto entrare nelle casse delle Regioni circa 750 milioni di euro da reinvestire in politiche di prevenzione e riciclaggio”. Ma soprattutto: “il taglio di costi di grandi opere infrastrutturali, non necessarie, come il ponte sullo Stretto di Messina e le nuove autostrade nella pianura padana, avrebbe sottratto una spesa di 12.730 milioni di euro”.

Da bandire, per Legambiente, anche i 400 milioni di euro annui d’incentivi al trasporto su gomma e le spese miliari per nuovi programmi d’arma: “cancellando i finanziamenti per cacciabombardieri (spesa complessiva di circa 16 miliardi di euro), sommergibili, radar e corsi sulle forze armate si potrebbero recuperare, nel 2012, ben 791,5 milioni di euro”.

Infine, secondo Legambiente “si sarebbe potuto intervenire sulle spese per i ritardi accumulati e per far fronte alle emergenze”. Colmare il ritardo nell’attuazione degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ad esempio, “avrebbe permesso di risparmiare circa 800 milioni di euro mentre realizzare un piano di messa in sicurezza del territorio per mitigare il rischio idrogeologico avrebbe consentito di risparmiare i circa 875mila euro che spendiamo ogni giorno solo per far fronte ai danni provocati da frane e alluvioni”.

Insomma, conclude il presidente di Legambiente “in questa manovra non ci sono misure strutturali per invertire la rotta e spostare il prelievo fiscale sulle risorse ambientali, nessun intervento sul precariato, sulla scuola e la ricerca. Niente che parli al futuro. Anche questa volta si è persa l’occasione di guardare all’ambiente come un volano di sviluppo”.

Come impostare in maniera diversa l’uscita dalla crisi d’altra parte ce lo mostra anche un altro documento: la contro-finanziaria di Sbilanciamoci. I punti fondamentali del documento sono stati al centro di un convegno in corso oggi a Roma. Il mantenimento degli incentivi alle rinnovabili e all’efficienza, si è ad esempio detto, “permetterebbe fino al 2020 una riduzione della bolletta energetica del Paese di oltre 25 miliardi di euro. Con un aumento della produzione diretta e indiretta di 238,4 miliardi di euro e una crescita occupazionale di 1,6 milioni di addetti”. Anche Sbilanciamoci punta sullo strumento fiscale per dirigere l’economia verso una strada più sostenibile, qui trovate il documento che avevamo discusso alcuni giorni fa con il portavoce della campagna Giulio Marcon.

 

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