Rinnovabili in Europa al 2020 secondo i Piani nazionali

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Quanto cresceranno le diverse fonti rinnovabili stando ai documenti programmatici dei vari Stati membri? L'Agenzia Europea per l'Ambiente delinea uno scenario. L'eolico offshore dovrebbe crescere di 17 volte, il fotovoltaico triplicare. Resta da vedere se le condizioni economiche renderanno possibili il realizzarsi dei piani nazionali.

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Entro il 2020 l’eolico offshore è destinato a crescere di 17 volte raggiungendo i 44,2 GW installati. Tassi di crescita analoghi sono previsti per le biomasse e per tecnologie relativamente giovani come solare a concentrazione ed energia dalle maree.


E’ il quadro dello sviluppo delle energie rinnovabili che avremo a fine decennio in Europa se gli Stati tradurranno in realtà le proiezioni dei rispettivi piani nazionali per le rinnovabili. Quei Pan (o Nreap in inglese) che gli Stati membri hanno consegnato a Bruxelles per mostrare come intendono raggiungere i loro obiettivi nazionali relativi alla quota di rinnovabili sui consumi finali per fine 2020 (nel grafico qui sotto il divario tra la situazione attuale e gli obiettivi).



L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) infatti ha appena pubblicato uno scenario per le rinnovabili europee costruito proprio a partire dai vari Piani nazionali (vedi allegato, in fondo). Ne esce un’Europa in cui hanno un grande peso le rinnovabili marine: l’eolico offshore, come detto, avrà un’esplosione, ma anche gli impianti alimentati con maree e moto ondoso dovrebbero aumentare di 11 volte la potenza installata.


Di 11 volte dovrebbe crescere anche il solare a concentrazione, mentre il fotovoltaico triplicherebbe (si veda grafico sotto). Va ricordato comunque che in Italia (così come in altri paesi) l’obiettivo fotovoltaico inserito nel PAN (8 GW) è stato ampiamente superato (a fine 2011 saremo intorno ai 12 GW). Riteniamo dunque che si possa raggiungere con buona probabilità entro il 2020 con il FV una produzione di 34-35 TWh, molto superiore a quanto indicato da questo grafico.



Al raddoppio andrebbe anche l’energia da biomasse (vedi grafico riguardante la sola produzione elettrica).



E per due si moltiplicherebbe anche l’eolico a terra (vedi grafico comprendente sia turbine a terra che in mare).



Stando ai Pan nazionali, determinante sarà il ruolo delle rinnovabili termiche. Circa il 43% di tutta la produzione di energia rinnovabile sarà destinato al riscaldamento e al raffreddamento, dominati soprattutto dall’apporto della biomassa (80% di questa quota), mentre calore da geotermia e solare termico si moltiplicheranno per quattro.


Le rinnovabili nei trasporti invece, pur crescendo tantissimo a livello percentuale, si fermeranno al 12% del totale di energia rinnovabile. Una quota che stando ai piani sarà coperta quasi interamente dai biocarburanti: scarso il ruolo dell’elettricità da rinnovabili e inesistente (salvo per un minimo nel Pan della Romania) il peso dell’idrogeno.


Quanto detto si avvererà ovviamente solo se gli Stati membri riusciranno effettivamente a mettere in pratica i loro Piani, una cosa non scontata. Si pensi ad esempio all’eolico offshore: secondo i piani nazionali dovrebbe moltiplicarsi per 17 al 2020, ma attualmente le previsioni dell’industria parlano piuttosto di una moltiplicazione per 10. Come sappiamo è infatti una tecnologia che richiede notevoli investimenti, particolarmente impegnativi in questo periodo di crisi. Clean Energy Pipeline, in un report appena uscito, illustra come in un anno le 10 più grandi aziende dell’eolico quotate in borsa abbiano perso 16,7 miliardi di dollari di capitalizzazione. A dare fiducia c’è invece il fatto che negli ultimi anni le rinnovabili sono sempre cresciute più velocemente del previsto e hanno sempre anticipato le stime di qualche anno.


Anche se i Pan si traducessero in realtà l’obiettivo del 2020, comunque, verrebbe raggiunto ma non superato, quando invece sarebbe più conveniente andare al di là del target: come spiega la direttrice dell’Aea, Jacqueline McGlade, “Con uno sforzo congiunto possiamo e dobbiamo andare oltre. La combustione delle fonti fossili minacciano la stabilità del nostro clima, e la nostra analisi più recente ha dimostrato che l’inquinamento delle centrali elettriche a gas e carbone sta costando miliardi di euro all’anno in Europa in spese sanitarie”.


L’ultimo studio dell’Aea sull’inquinamento atmosferico mostra infatti che le sole centrali elettriche in Europa causano danni ambientali e sanitari (global warming escluso) per 66-112 miliardi di euro l’anno.


In basso due grafici con il mix energetico attuale dell’Italia (2010) confrontato con quello proposto dal Pan per il 2020 (sotto).




 

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