Terza Conferenza nazionale sull’efficienza energetica, le proposte di Amici della Terra

  • 30 Novembre 2011

“Sfruttare la miniera del calore. Tecnologie, attuazione delle leggi vigenti, nuove opportunità strategiche”. Le principali osservazioni degli Amici della Terra ai decreti attuativi in corso di predisposizione su efficienza e rinnovabili termiche.

ADV
image_pdfimage_print

Questa mattina, a Roma, in apertura della Conferenza nazionale sull’efficienza energetica, Andrea Molocchi, responsabile dell’ufficio studi degli  Amici della Terra,  ha illustrato nella propria relazione, le principali osservazioni degli Amici della Terra ai decreti attuativi in corso di predisposizione (rinnovabili termiche, cogenerazione a biomasse e riforma dei Certificati Bianchi). Le riportiamo da comunicato AdT.


Decreto sulla riforma dei TEE
Il decreto ministeriale “di raccordo” dei TEE con la normativa comunitaria sull’efficienza energetica, previsto fin dal 2008, costituisce la priorità per il successo delle politiche di efficienza energetica in atto. Gli Amici della Terra auspicano che gli obblighi di risparmio energetico siano stabiliti per un periodo sufficientemente lungo, ovvero fino al 2020, in maniera tale da introdurre un quadro di maggiore certezza nel mercato dell’efficienza energetica. Altri auspici riguardano: la conferma delle nuove linee guida per i TEE, appena approvate dall’AEEG; il potenziamento delle strutture per la gestione e regolazione del meccanismo; l’introduzione nel decreto di chiari indirizzi per l’applicazione del meccanismo dei TEE ai settori di “confine” (come ad esempio i progetti di efficienza energetica nell’ambito dei trasporti ferroviari, aerei e marittimi; o i progetti di sviluppo del trasporto intermodale di sostituzione modale -dalla strada alla rotaia o alle autostrade del mare).


E’ inoltre auspicabile che il Decreto contenga previsioni riguardanti le misure di accompagnamento dei progetti di efficienza energetica, in particolare con riferimento ad un’adeguata informazione del pubblico mediante campagne generali sull’efficienza energetica o puntuali su singole tipologie d’intervento. In una logica di sistema, i programmi d’azione relativi alle misure di accompagnamento potrebbero essere finanziati tramite componenti aggiuntive all’interno delle medesime leve di finanziamento dei meccanismi vigenti. Il fabbisogno di risorse perché il nostro paese si doti di un programma adeguato di misure di sensibilizzazione e informazione di cittadini e imprese sull’efficienza energetica è dell’ordine del 5% degli incentivi generati dai certificati bianchi; ma non si tratterebbe di un onere necessariamente aggiuntivo, dato che questi costi aumentano la consapevolezza della convenienza intrinseca di molte tecnologie e verrebbero prontamente ripagati attraverso un’accelerazione del tasso naturale di efficienza energetica, riducendo in realtà il fabbisogno complessivo di incentivazione economica.


Decreto sui contributi per gli interventi di piccoli dimensioni ex art. 28 Dlgs
Non è chiaro il destino di questo provvedimento, dato che le Detrazioni del 55% (in scadenza entro l’anno), che si sovrappongono per campo d’applicazione e che sembravano destinate ad essere sostituite dall’art 28 del Dlgs 28/2011, continuano a rimanere all’esame del Governo.
Va giudicata positivamente la struttura della bozza di Decreto: per l’inclusione di entrambi gli ambiti d’intervento previsti (efficienza e rinnovabili termiche), per la chiara distinzione fra interventi tecnologici ricadenti nell’una o nell’altra categoria, e per l’ampliamento dell’ambito di applicazione degli incentivi sull’efficienza energetica rispetto alle detrazioni del 55% (es. inclusione di enti pubblici).


Nella fissazione dei livelli di incentivazione occorre evitare un ulteriore grado di penalizzazione delle rinnovabili termiche rispetto a quelle elettriche (ulteriore rispetto alla drenaggio di risorse operato dai vari conti energia per il fotovoltaico, ma anche dallo stesso Dlgs, là dove stabilisce che il periodo di diritto degli incentivi annui “in conto energia” può arrivare a 20-30 anni nel caso delle rinnovabili elettriche (intera vita utile dell’impianto), mentre nel caso delle termiche è limitato a non oltre 10 anni;


Il problema maggiore riguarda il solare termico, che con 45 euro/mq, erogati per un periodo di soli 5 anni, non riesce assolutamente a coprire i costi dell’impianto (arrivando al massimo al 20-30% dei costi d’investimento, mentre al fratello fotovoltaico è riconosciuto un recupero dei costi superiore al 100%). Se il decreto fosse approvato nella versione attuale, verrebbe  disatteso il criterio della equa remunerazione dei costi per il solare termico, sancito dall’art. 28 del dlgs per tutte le rinnovabili termiche. Questo comporterebbe, fra l’altro, il mantenimento della grave distorsione di convenienza (a favore del fotovoltaico) su quali impianti installare sui tetti degli edifici, mentre invece bisognerebbe adottare come minimo un criterio di parità di trattamento incentivante. La parità di trattamento non è questione di principio, è un’esigenza concreta:  in moltissimi casi, per ottimizzare il risparmio energetico degli edifici, i progettisti raccomandano di abbinare il solare termico con altre tecnologie ad alta efficienza energetica (caldaie a condensazione, pompe di calore)  per soddisfare in maniera ottimale i fabbisogno di riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria.


Per quanto riguarda le pompe di calore di piccole dimensioni, il periodo di incentivazione di 5 anni è del tutto insufficiente, visto che la vita tecnica di queste tecnologie arriva normalmente a 20 anni. Dato che il dlgs consente di arrivare a 10 anni di incentivazione e dato che l’ostacolo alla competitività di queste tecnologie sono gli elevati costi delle tariffe, si auspica un uso pieno almeno dei 10 anni consentiti dalla legge. Spicca, inoltre, la disparità di incentivo unitario fra pompe di calore a gas e quelle elettriche, nonostante le prestazioni di efficienza energetica in termini di energia primaria evitata siano del tutto analoghe, ed anche sotto il profilo industriale vi siano identiche  motivazioni di equità nel sostegno incentivante;


Nel caso delle caldaie a biomassa, l’incentivo ipotizzato è trascurabile; sarebbe più opportuno incrementare il livello di incentivazione limitandolo alle caldaie a maggiore efficienza energetica e con abbattimento spinto delle emissioni, tecnologicamente più avanzate e più onerose.


Contributi per l’efficienza energetica: i criteri scelti dal decreto, ovvero incentivo calcolato su una data percentuale dell’investimento iniziale (mutuato dalle detrazioni fiscali) abbinato  a un periodo fisso di 5 anni di rateizzazione dell’incentivo, sono completamente diversi e troppo semplificati rispetto a quelli di legge: rischiano di non trasmettere all’utente la necessaria informazione all’utente sulla relazione fra incentivo ed efficienza energetica della tecnologia, provocando penalizzazioni e premi impropri (ad esempio, le caldaie a condensazione di piccola taglia, col 39% sul’investimento, sembrano penalizzate rispetto a quelle di grande taglia, che fruirebbero invece di un incentivo del 52%).


Decreto rinnovabili elettriche – Cogenerazione di elettricità e calore a biomasse
Esaminando i dati sulla cogenerazione mediante bioenergie, si osserva una percentuale di elettricità da cogenerazione del 34% (3,3 su 9,4 TWh), molto più bassa di quella del complesso degli impianti termoelettrici a combustibili fossili (49%). Le mediocri prestazioni di cogenerazione riguardano soprattutto gli impianti a biomasse solide (2,3 TWh, di cui il 32% cogenerativi) e gli  impianti a ”oli vegetali grezzi” (2,7 TWh, di cui il 34% di elettricità cogenerativa).


Si auspica che il Decreto attuativo del Dlgs riguardante gli incentivi per le rinnovabili elettriche, introduca meccanismi di premio attenti all’uso energeticamente efficiente delle biomasse usate per la produzione di elettricità, scoraggiando gli impianti destinati esclusivamente alla  generazione di elettricità e privi di recupero del calore. A questo scopo, la componente incentivante sulla produzione combinata di calore dovrebbe essere all’altezza dell’incentivo per la componente elettrica, o comunque parametrata sugli indicatori di rendimento di primo principio e di risparmio primario di energia, utilizzati nella cogenerazione ad alto rendimento.


(da comunicato Amici della Terra)

ADV
×