Obiettivo emissioni, ecco il divario globale e per paesi

Un punto fermo sul clima ci sarebbe: mantenere l'aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Ma alla luce degli impegni presi a Cancun, nella Cop 16, il divario tra quanto dichiarato e quanto sarebbe necessario è enorme e porterebbe ad un aumento della temperatura media planetaria di oltre 3 °C.

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Nel pieno dei negoziati di Durban (Cop17) vale la pena ricordare che gli accordi di Cancun della COP16 prevedevano l’obiettivo di mantenere sotto i due gradi centigradi l’incremento del riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali, come pure di rivedere questo obiettivo entro il 2015 con lo scopo di portare l’incremento della temperatura globale addirittura sotto 1,5 °C.


Per ottenere questi obiettivi le emissioni totali globali devono poter scendere al 2020 sotto le 44 miliardi di tonnellate di CO2eq, un’impresa notevole se pensiamo che nel 2010 eravamo già a circa 50 mld di t CO2eq.


Ma gli impegni presi dai singoli paesi non sono affatto coerenti con quello generale. In base agli impegni presi a Cancun dai vari stati, infatti, una stima del Climate Action Tracker prevede che si potessano raggiungere verosimilmente 54 mld di t CO2 all’anno per il 2020. Cioè un divario di 10 miliardi di CO2eq rispetto agli obiettivi necessari.


Questi impegni porterebbero a una concentrazione di CO2 di circa 650 ppm al 2100 e dunque a un riscaldamento intorno ai 3,2 °C (in particolare tra 2,6 e 4,0 °C) a quella data. Insomma, anche con gli impegni presi a Cancun non facciamo che allontanarci da quegli obiettivi indicati anche nella Cop15 di Copenaghen. Il grafico qui sotto visualizza con maggior chiarezza quanto detto e il gap tra obiettivi, trend attuale e quanto sarebbe invece necessario raggiungere in un percorso virtuoso da qui ai prossimi 30-40 anni.



Il sito Climate Action Tracker con un altro grafico mette inoltre in evidenza le differenze tra gli obiettivi/impegni dei singoli paesi in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra e agli obiettivi globali.


Il grafico – nella parte rossa – indica obiettivi che sarebbero inadeguati per mantenere la temperature sotto i 2°C. Nella parte gialla gli impegni sono invece i meno ambiziosi per il target della temperatura sotto i 2 gradi centigradi. Le aree verde chiaro e verde scuro, rispettivamente vengono considerati “sufficienti” e “i più efficaci” per restare al di sotto della soglia dei 2°C.


Il pallino nero più grande rappresenta gli attuali impegni dei diversi paesi, mentre quello più piccolo è legato a un obiettivo più ambizioso, ma possibile nel caso si verifichino particolari condizioni (ad esempio per l’Europa l’obiettivo di tagliare la CO2 del 30% al 2020, che verrà adottato, probabilmente, solo in caso di impegni ambiziosi e vincolanti anche degli altri paesi).



Come si può notare, tra i paesi più ambiziosi, ci sono le Maldive che hanno proposto di diventare un paese senza emissioni entro il 2020. Altra posizione virtuosa è quella di Costa Rica che propone di diventare carbon neutral entro il 2021, se verrà fornito il sostegno internazionale. A scendere vediamo Brasile, Giappone, Norvegia, Papua Nuova Guinea e Sud Corea, che hanno tutti proposto di ridurre in maniera significativa le loro emissioni.


Nell’area degli obiettivi medi (area verde chiara) ci sono paesi in via di sviluppo come Cile, India, Indonesia, Messico e Sud Africa. Alcuni di questi hanno proposto di ridurre la crescita delle loro emissioni già entro il 2020.


L’Unione Europea, come si può notare ha un obiettivo del 20% (in questo caso, vincolante) qualificato però come “inadeguato” per l’obiettivo del limite dei 2°C. Un passaggio al taglio del 30% delle emissioni rispetto al 1990, sposterebbe il target dell’UE nell’area più prossima ad essere considerata come sufficiente al target dell’incremento di temperatura globale.


Gli obiettivi della Cina e degli Stati Uniti, i due maggiori emettitori mondiali, sono considerati, per motivi differenti, inadeguati al target. Nella parte più bassa della scala ci sono i paesi che devono ancora proporre azioni sostanziali che vadano oltre il business as usual, come Russia e Moldavia.

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