Efficienza energetica nell’Ue, il ritardo che brucia soldi ed energia

Il Consiglio europeo dell'Energia giovedì ha respinto l'ultima proposta di direttiva europea sull'efficienza energetica che conteneva alcuni obblighi di riduzione dei consumi da far applicare negli Stati membri. L'Europa è ancora orfana di una normativa efficace sull'efficienza, settore che potrebbe far risparmiare contemporaneamente emissioni e denaro.

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Per l’Europa potrebbe essere un’occasione d’oro per raggiungere in modo economicamente conveniente gli obiettivi di riduzione sulle emissioni di CO2, ma al momento gli Stati membri non riescono a mettersi d’accordo su come sfruttarla al meglio. Stiamo parlando dell’efficienza energetica, tra i tre obiettivi europei del “20-20-20”, quello che avrebbe il miglior rapporto costi-benefici ma, l’unico a non essere (al momento) vincolante.

Giovedì 24 novembre, infatti, la direttiva sull’efficienza, caldeggiata dal commissario all’Energia, Günther Oettinger, è stata respinta dal Consiglio europeo dell’Energia. Si trattava del testo redatto a giugno e ammorbidito rispetto alla precedente versione: non avrebbe comunque reso l’obiettivo vincolante, ma avrebbe imposto agli Stati membri alcuni obblighi come quello di ridurre i consumi degli edifici pubblici e di imporre alle utility di far risparmiare energia ai loro clienti (Qualenergia.it, Efficienza energetica, una timida proposta di direttiva). Ora un nuovo testo dovrà essere discusso nel gruppo di lavoro del Consiglio il prossimo 5-7 dicembre.

Siamo in ritardo e ciò aumenta il rischio di una sempre maggiore esposizione ai prezzi dell’energia oltre che la perdita di una grande opportunità di innovazione per le imprese che operano nel mercato dell’energia. 

Al momento, se le cose continueranno ad andare avanti così, al 2020 raggiungeremo una diminuzione dei consumi solo del 9% (-164 Mtep) anziché del 20% (-368 Mtep) rispetto ai consumi tendenziali. Uno spreco non solo di energia in senso stretto, ma anche di energie politiche ed economiche: come hanno mostrato diversi studi, se l’obiettivo sull’efficienza fosse vincolante e venisse raggiunto, basterebbe da solo a far calare le emissioni al 2020 del 25-30% (Qualenergia.it, Meno 30% di CO2? Basta rispettare l’obiettivo efficienza).

E’ interessante da questo punto di vista quanto riassume il position paper della European Alliance to Save Energy (EU-ASE), associazione di imprese che promuove l’efficienza energetica in Europa (redatto alla vigilia della bocciatura dell’ultima proposta di direttiva – vedi allegato in basso).

Recenti proiezioni nel settore dell’edilizia – riporta EU-ASE – indicano che, intervenendo sugli edifici esistenti, a livello europeo si potrebbero risparmiare 260 miliardi di euro all’anno, che corrispondono alla somma dei consumi di energia di Gran Bretagna, Spagna e Italia.

Se su tutti i server e computer aziendali in Germania fossero installati dei software per l’ottimizzazione energetica, l’economia tedesca potrebbe risparmiare circa 1,9 miliardi di euro all’anno in costi energetici e ridurre le emissioni di CO2 di circa 9,1 milioni di tonnellate.

I risparmi diretti che potrebbero essere ottenuti in tutta Europa attraverso una vasta diffusione delle moderne tecnologie nel settore dell’illuminazione ammonterebbro a 28 miliardi di euro. Ció eviterebbe la costruzione di 141 centrali elettriche equivalenti a un investimento pari a 300 miliardi di euro.

E ancora: circa 1.000 posti di lavoro, a tempo pieni e non delocalizzabili, potrebbero essere creati per ogni milione di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep) risparmiato attraverso misure di efficienza energetica. Ciò significa che nel solo settore delle costruzioni sarebbe possibile creare 530mila nuovi posti di lavoro entro il 2020.

Affinché queste politiche si realizzino però, sottolinea l’associazione, occorre che al settore privato sia offerta la giusta combinazione di obblighi e incentivi per cambiare i propri modelli di business e realizzare i giusti investimenti: “L’esperienza nel settore delle rinnovabili dimostra che la presenza di obiettivi vincolanti ha permesso investimenti e scelte tecnologiche in grado di far raggiungere al settore una posizione di rilievo nel mercato mondiale. Per l’efficienza energetica, allo stesso modo, l’Unione Europea dovrebbe sviluppare un quadro normativo che consenta l’adozione di obiettivi obbligatori.” Ma per vedere qualche sbocco in in questa direzione dovremo aspettare ancora.

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