Le tante variabili che misurano l’efficienza energetica

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Uno studio di RSE SpA mette a confronto diverse tecnologie e interventi orientati all'efficienza energetica e ne calcola alcuni aspetti sulla loro convenienza economica e ambientale anche per favorire una scelta più oculata: costo, tempo di vita della tecnologia, payback time dell'investimento, costi ambientali evitati.

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Costo, tempo di vita della tecnologia, tempo di rientro dall’investimento, impatto ambientale. Ogni volta che si compra un elettrodomestico o un dispositivo tecnologico che ha a che fare con l’efficienza energetica, le variabili da calcolare sono tante. È forse per questo che fare una scelta davvero ponderata finisce per diventare un affare da veri specialisti.

A questo scopo, può essere d’aiuto lo studio pubblicato da RSE SpA (Ricerca sul sistema energetico, ex CESI, società che sviluppa attività di ricerca nel settore elettro-energetico) dal titolo “Analisi di profittabilità dell’investimento di acquisto di Tecnologie Efficienti nel settore Residenziale, Industriale e dei Trasporti”, rielaborato con Confindustria. RSE ha messo a confronto varie tecnologie: quelle per gli elettrodomestici, la climatizzazione, gli interventi di isolamento degli edifici, l’illuminazione, la cogenerazione, i motori e gli inverter, i recuperi termici nell’industria e le automobili (vedi tutti i grafici elaborati da RSE spa).

Le prime informazioni interessanti si possono avere dal confronto tra il tempo di ritorno dell’investimento e il tempo di vita tecnica della tecnologia (vedi grafico sotto).  Da questo punto di vista, tra le tecnologie e le misure più convenienti, figurano gli interventi relativi all’illuminazione pubblica, dove a una vita media di circa 15 anni, corrisponde un tempo di rientro dall’investimento di soli 4 anni. Ottimo anche il rapporto di convenienza per gli inverter e le lavastoviglie di classe A e B, mentre al contrario, l’installazione di finestre con infissi isolanti risulta tutt’altro che conveniente, con circa solo 5 anni di differenza negativa tra il tempo di rientro dall’investimento e la vita tecnica.

Discorso simile anche per la caldaia a condensazione, tecnologia per cui l’ammortizzazione dei costi non così rapida. Simone Maggiore, che ha lavorato allo studio per RSE, specifica: “Riguardo al tempo di ritorno dell’investimento va valutata la fattibilità complessiva dello stesso. Ad esempio, se vado a installare una pompa di calore in una vecchia casa, dovrò in qualche modo anche ristrutturare la casa, con le conseguenti spese e complicazioni del caso”.

Dallo studio si evince un altro confronto interessante: quello sul ritorno economico per l’investitore e i benefici ambientali per la collettività grazie ai costi ambientali evitati, che non sempre vanno di pari passo (vedi grafico sotto). Ad esempio, risulta esserci una notevole differenza tra l’elevato ritorno economico per chi investe in illuminazione pubblica e il beneficio in termini di riduzione di emissioni, piuttosto limitato. Lo stesso vale per le automobili appartenenti al segmento delle city cars (piccole e poco potenti) e per le lavastoviglie. Al contrario le pompe di calore dimostrano un beneficio per la collettività decisamente maggiore rispetto al ritorno economico per l’investitore. Anche la cogenerazione è uno strumento ottimo dal punto di vista ambientale.

Gli elettrodomestici in generale hanno un risparmio contenuto dal punto di vista ambientale, ma essendocene più di 20 milioni in Italia, contribuiscono a in maniera rilevante al compito di riduzione delle impatto delle emissioni.

Non va dimenticato, infatti, che il Pacchetto “clima-energia” elaborato dall’UE, il cosiddetto “20-20-20”, prevede  il raggiungimento del taglio del 20% di CO2, del 20% di energie rinnovabili e del 20% di risparmio energetico entro il 2020. Tutti obiettivi che hanno a che vedere con le tecnologie che possono essere adottate sia a livello industriale che a livello pubblico e domestico. Anche se, quando si parla di risparmio energetico, non va dimenticato che la posizione geografica può essere rilevante, come spiega Maggiore: “Ci sono anche le variazioni legate alle differenti zone di climatiche. Prendiamo la pompa di calore, a Palermo non sono molto convenienti, a Milano si”.

Eppure, nonostante la maggior parte delle tecnologie analizzate dallo studio RSE siano convenienti e benefiche a livello ambientale nel medio e lungo termine, in Italia sono ancora relativamente poco diffuse. Come mai? “Questo genere di informazioni – spiega a Qualenergia.it Simone Maggiore – andrebbe specificato di più. C’è un problema di informazione generale su queste tematiche. L’efficienza è una cosa complessa, la gente è poco sensibilizzata. Ad esempio, a volte ci si frena perché i tempi di rientro dell’investimento sono un po’ più lunghi, e non si è abituati a pensare in questi termini”. Inoltre, anche in questo settore, esistono tecnologie che, almeno a livello di marketing, si mangiano le altre: “Si aggiunga la concorrenza di altri interventi per l’efficienza energetica, come il fotovoltaico, più semplici e con più appeal”.

La strada per un utilizzo vario e complesso delle tecnologie efficienti è ancora lunga in Italia, ma di sicuro, come dimostrano i dati, la convenienza esiste.

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