Che Fukushima fosse stato un colpo quasi letale per le prospettive di rilancio del nucleare si sapeva. Ora arriva dalla International Energy Agency uno scenario che quantifica il possibile colpo: mentre il fabbisogno elettrico mondiale crescerà, si stima, di un 3,1% all’anno, la produzione dall’atomo al 2035 potrebbe essere il 15% in meno.


Diversi i paesi che, dopo Fukushima, hanno congelato o cancellato i propri piani di sviluppo nucleare o deciso di mandare in pensione prima del previsto le centrali (ad esempio Germania e Svizzera, oltre all’Italia). Lo scenario Iea – rivelato da Reuters e contenuto nel World Energy Outlook 2011 di prossima pubblicazione – ipotizza un “Low Nuclear Case”: la potenza mondiale installata passerebbe dai 393 GW di inizio 2011 a 339 GW nel 2035.


Il contributo dell’atomo nel mix elettrico mondiale scenderebbe dal 13% attuale al 7%, a compensare, secondo la Iea (tradizionalmente legata a una visione dell’energia incentrata sulle fonti convenzionali), sarebbero soprattutto gas e carbone, con le relative conseguenze in termini di emissioni.


Quello della Internationa Energy Agency è uno scenario pessimistico per l’atomo (in altri contenuti nel WEO 2011 il nucleare cala meno o cresce). Significativo però è che anche un’altra previsione, quella della International Atomic Energy Agency, per natura ottimista sul futuro dell’atomo, ne denunci il declino: la produzione di elettricità nucleare al 2050, si legge nell’ultimo rapporto, potrà soddisfare dal 6,5% al 13,5% della domanda, cioè nella migliore delle ipotesi rimarrà costante, mentre probabilmente si dimezzerà.