Le istanze verdi degli indignati di Occupy Wall Street

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Anche i temi ambientali trovano posto nella critica onnnicomprensiva alla società occidentale portata avanti dal movimento dei 99%. Dalle azioni contro il gas di scisto alle sabbie bituminose, dal mountain top removal per estrarre il carbone al diritto all'acqua. Un resoconto dalla nostra corrispondente da New York.

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Il movimento di Wall Street sta crescendo e sempre più chiaramente si configura come una critica onnicomprensiva alla società occidentale e al modello su cui è basata la nostra economia. In questo attacco ai poteri forti, alle banche, alla finanza, alle multinazionali e alla politica che non fa nulla per la classe media, non potevano mancare i temi ambientali.


“Tutto è connesso. La giustizia ambientale e la giustizia sociale sono sostanzialmente la stessa cosa. E i movimenti di protesta devono unirsi e insieme organizzare una resistenza dal basso – spiega Michael Tompson, dell’associazione Deep green resistance che appoggia il movimento di Occupy Wall Street – Vivere in maniera sostenibile oggi significa smantellare l’economia industriale che abbiamo costruito. Se non facciamo niente il sistema collasserà su se stesso in ogni caso”.


Nei discorsi e nelle azioni di Occupy Wall Street si ritrovano tutti gli argomenti caldi dell’attualità ambientale americana: lo shale gas e il fracking, l’oleodotto Keystone, la pratica del mountain top removal (far esplodere la cima delle montagne per raggiungere le vene di carbone, ndr), le tar sand. Il nesso tra queste pratiche devastanti e un’economia orientata al profitto, che dimentica l’etica e il rispetto per l’uomo e per l’ambiente, appare evidente nella visione del popolo dei 99%.


“Le corporation hanno accumulato un potere enorme e portano i loro interessi nella politica – spiega Peter Mann, di Jersey City mentre marcia con un cartello che chiede di salvare la nostra biosfera – Si sono praticamente impossessate della politica e il governo è impotente di fronte a loro”.


Giovedì 20 ottobre un gruppo di attivisti ha organizzato un’azione davanti alla Federal Energy Regulatory Commission dove era in corso un’audizione su un oleodotto ad alta pressione proposto dalla Spectra Energy. L’azienda ha presentato richiesta di permesso per la realizzazione di un condotto per trasportare il gas di scisto estratto nell’area delle formazioni Marcellus, attraverso il  New Jersey e Staten Island, passando sotto il fiume Hudson, fino a un serbatoio nella zona centrale di Manhattan per provvedere alla fornitura di gas di un’ampia zona della città. L’opposizione al progetto è forte non soltanto per il rischio di perdite ed esplosioni che causerebbero la contaminazione di acque e suolo, ma anche perché rifornire Manhattan con il gas di scisto delle formazioni Marcellus farebbe aumentare la richiesta e la conseguente estrazione del controverso combustibile, nell’area tra la Pennsylvania e lo Stato di New York.


Occupy Wall Street ha fatto sua la battaglia contro l’oleodotto, contro l’estrazione del gas di scisto e contro il fracking. “É una pratica molto dannosa per l’ambiente e le aziende la portano avanti per realizzare profitti immediati che non possono durare sul lungo termine – riprende Peter  – Ci sono di mezzo grosse quantità di denaro e interessi personali dei politici. E così mettono a rischio il nostro diritto all’acqua”.


Altro fronte su cui il movimento si sta impegnando molto è la lotta alla pratica del mountain top removal contro cui il Occupy Wall Street ha organizzato un’azione la settimana scorsa di fronte a una delle filiali della J.P. Morgan Chase Bank, colpevole di finanziare sei delle otto più importanti aziende impegnate nell’estrazione del carbone attraverso questa pratica devastante, tra cui la Massey Energy la più grande e la più distruttiva. In occasione della grande manifestazione organizzata a Times Square, un gruppo di attivisti ha simbolicamente occupato il marciapiede di fronte a una filiale del gruppo bancario e ha rilanciato una campagna che invita i cittadini a chiudere i propri conti Chase.


I manifestanti si sono distesi sul pavimento fingendosi morti e di fatto bloccando il passaggio dei pedoni e dei clienti della banca. Ci sono stati alcuni arresti per interruzione del traffico pubblico. “Stanno distruggendo la regione dei monti Appalachi, stanno inquinando i fiumi e il suolo per soldi e avidità – dice Ryan Thomson, studente – E allo stesso tempo con questa pratica si perdono centinaia di posti di lavoro e la regione si sta impoverendo in modo impressionante.  Abbiamo un disperato bisogno di un cambiamento radicale negli Appalachi.”


Tra i vari gruppi di lavoro in cui è organizzato il movimento ce n’è uno specificamente dedicato ai temi ambientali che decide quali campagne appoggiare e che tipo di iniziative organizzare. Ma l’attenzione all’ambiente di questo nascente movimento non ha soltanto la forma della lotta. C’è un angolo della sostenibilità a Liberty Square, la piazza vicina a Wall Street che i manifestanti stanno occupando dal 17 settembre. È un banchetto dove si possono ottenere informazioni su come applicare nel proprio quotidiano il rispetto per l’ambiente e su come il movimento sta facendo la propria parte per accrescere la consapevolezza delle persone riguardo a questi temi. E nel quotidiano degli occupanti la sostenibilità è già realtà: nella piazza c’è una compostiera per gli scarti organici, si fa la raccolta differenziata, c’è un angolo per la coltivazione idroponica e un generatore che viene alimentato pedalando una bicicletta e con il quale gli occupanti ricaricano cellulari e computer.


 


Foto di David Feuillatre

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