Un condono per gli impianti a fonti rinnovabili?

Un condono per gli impianti a fonti rinnovabili che non siano in regola con le autorizzazioni. E' questa l'ultima novità che potrebbe arrivare con il Decreto Sviluppo in fase di lavorazione. L'assurdo nuovo "condono" sarebbe un'idea del ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, attualmente indagato dalla Procura di Palermo.

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Un condono per gli impianti a fonti rinnovabili che non siano in regola con le autorizzazioni. E’ la novità che potrebbe arrivare con il Decreto Sviluppo in fase di elaborazione, stando a quanto scrive il Corriere della Sera di sabato 15 ottobre. Il nuovo “condono in materia di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili” sarebbe un’idea del ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano.

“Un condono tombale non solo amministrativo, ma anche penale a favore di chiunque abbia interesse in un impianto di energie rinnovabili costruito senza autorizzazione, o la cui autorizzazione (o denuncia di inizio attività) stia per essere annullata, in sede giudiziaria o amministrativa”, spiega il quotidiano.

A trarne vantaggio sarebbe soprattutto chi fa fotovoltaico, impianti che per loro natura si possono realizzare in tempi assai brevi, a differenza di quelli eolici o a biomasse che non possono essere trasferiti con facilità e senza aggravio di costi. Si tratterebbe di una maxi-sanatoria che metterebbe a posto progetti non autorizzati o illegali a fronte del pagamento di 10 euro per ogni chilowatt installato. Chi paga, in base a quanto riportato dal Corriere della Sera, non sarebbe perseguibile per reati edilizi e paesaggistici ambientali.

Il provvedimento andrebbe a legalizzare una quantità non definita di impianti, soprattutto fotovoltaici, aumentando così il peso degli incentivi in bolletta. Secondo le stime fatte dall’Autorità per l’Energia sono circa 22mila i progetti che non hanno ancora ricevuto un’autorizzazione. Richieste che sono pari a 150mila MW di potenza elettrica, circa il triplo della domanda di elettricità del paese.

Una proposta che si conosce solo come indiscrezione, ma che per ora ha raccolto, e giustamente, solo forti critiche. Indignata, ovviamente, la reazione di associazioni come il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi, che “difendono” il paesaggio da uno sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili visto come troppo aggressivo.

Ma anche tra chi opera nel fotovoltaico il provvedimento non piace: Valerio Natalizia, presidente di Anie-Gifi, l’associazione confindustriale del fotovoltaico a Qualenergia.it parla di “Un provvedimento che non serve, che va ancora una volta a modificare le regole in corsa, aumentando la senzazione di incertezza senza peraltro stimolare il mercato, ma permettendo solo ai furbi di farla franca.”  Il Movimento Salva Alcoa, che riunisce alcune imprese del settore alle prese con i problemi burocratici del conto energia, ha invece scritto al governo per far presente il “rifiuto totale di un’ipotesi di questo tipo e per una volta siamo d’accordo con chi in questi mesi ci ha detto e ripetuto alla nausea che tutti gli impianti approvati lo devono essere nel rispetto delle regole”.

Anche Assosolare disapprova: “Ci chiediamo come sia possibile condonare le illegalità, soprattutto in un comparto come quello delle rinnovabili che avrebbe tanto bisogno di politiche di sviluppo a medio e lungo termine ad oggi assenti e non invece di scorciatoie che fanno male al settore e al Paese.” spiega il presidente Gianni Chianetta.

“Che credibilità può avere di fronte agli investitori internazionali un Esecutivo che prima introduce norme, punitive e retroattive, che ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili, e poi fa balenare soluzioni pasticciate che finirebbero solo per ritorcersi contro il settore?” è il commento polemico che arriva da  Asso Energie Future .“Dopo mesi in cui abbiamo assistito a strumentali proclami in difesa dell’agricoltura e del paesaggio, sfociati in una legge dannosa come il decreto Romani – protesta il presidente Massimo Daniele Sapienza – ora rischiamo che un ‘comma Romano’ faccia solo  tanto rumore a discapito degli operatori che da mesi costantemente chiedono solo una cosa: regole certe e stabili. Se è vero che le norme attuali sono un problema, non è con un colpo di spugna che lo risolveremo”. Anche l’ipotesi “di fare cassa con una misura così devastante – prosegue Sapienza – è discutibile: quello che è certo è che getterà nuovo scompiglio in un settore in cui il governo non ha certo contribuito a dare certezze agli investitori”.

Roberto Longo, presidente onorario di Aper l’associazione di produttori di energie rinnovabili, al telefono con Qualenergia.it è lapidario: “una fesseria”. (Ma la posizione ufficiale dell’associazione, ci spiega il presidente in carica Marco Pigni è ancora in fase di definizione, come è in queste ore per altre associazioni del settore.)

Duro Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, “nessun condono è ammissibile per chi specula sull’ambiente e il territorio” sottolinea, e parla di un “provvedimento scandaloso a favore di furbetti e malfattori francamente insopportabile. Questo provvedimento sarebbe dannosissimo per il nostro Paese, perché oltre a favorire chi ha realizzato impianti fotovoltaici – soprattutto a terra – in modo illegale e irregolare, in aree agricole e di pregio ambientale, sanerebbe reati edilizi, paesaggistici e ambientali in cambio di una semplice oblazione. Ci appelliamo – conclude Cogliati Dezza – ai ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali affinché vigilino e intervengano per scongiurare questo atto scandaloso”.

Per Francesco Ferrante, senatore Ecodem “è di tutta evidenza un provvedimento ad hoc per chi ha deliberatamente aggirato la legge, intascando furbescamente gli incentivi che hanno invece permesso di lanciare uno dei settori più dinamici della nostra economia. Il Governo, invece di premiare i truffatori, dovrebbe decidersi a emanare quei decreti che servono a dare certezze agli operatori onesti, e affrontare seriamente il problema degli accumuli (pompaggi e batterie) senza i quali non si può adeguare la rete alle esigenze delle rinnovabili. Ma non vogliamo credere – conclude Ferrante – che il ministro Romani si pieghi alle richieste dell’indagato Romano” e al telefono con Qualenergia.it si dimostra scettico sul fatto che il condono – i dettagli del cui funzionamento restano per ora oscuri – si concretizzi veramente. Staremo a vedere, forse tra qualche giorno o settimana aggiungeremo il condono agli impianti a rinnovabili alla lista delle molte sparate poi rimangiate. A cui ci ha abituato questo Governo.

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