Troppi fondi europei danneggiano l’ambiente

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L'Europa continua a spendere decine di miliardi di euro in sussidi che danneggiano l'ambiente. La lotta ai cambiamenti climatici ha invece un peso risibile nel bilancio UE: meno del 3% del totale. Un report della Commissione Ambiente del Parlamento europeo mostra perché i fondi europei sono distribuiti con criteri a dir poco discutibili.

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L’Europa continua a spendere decine di miliardi di euro in sussidi che danneggiano l’ambiente, mentre la questione clima continua ad avere un peso risibile nel bilancio dell’Unione. Fanno impressione i numeri che si leggono nel report EU Subsidies for polluting and unsustainable practices (vedi allegato), lo studio pubblicato dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo in cui si cerca di valutare l’impatto ambientale dei vari incentivi e sussidi distribuiti a livello comunitario.

Dal rapporto si scopre come i fondi per l’ambiente che l’Europa stanzia finiscono spesso per promuovere forme di trasporto insostenibili, come la mobilità su gomma, pratiche agricole che impoveriscono suolo e biodiversità e fonti di energia controverse come incenerimento di rifiuti, nucleare e centrali termoelettriche con “futuribile” cattura della CO2. Nel complesso per ridurre l’impatto sul clima e per favorire efficienza energetica e rinnovabili si spende poco: per contrastare il global warming dal 2007 al 2013 si è stanziato il 2,8% di un budget da circa 344 miliardi di euro (fondi strutturali e di coesione), ossia circa il 9% di tutte le spese legate all’ambiente in senso lato, mentre per le energie pulite si investe invece il 2,6% del totale e l’8,5% dei fondi per l’ambiente.

Proporzioni – aggiungiamo per inciso –  che dovrebbero essere riviste nel nuovo budget che si sta proponendo ora per il periodo 2014-2020, che, come annuncia la Commissaria al Clima, Connie Hedegaard, sarà “lean and green“, cioè snello e verde: per il clima si investirà il 20% del totale. Intanto però diamo un’occhiata a quel che non va nelle spese attuali.

I fondi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, la voce di spesa più grande (rispettivamente 42,5 e 14,4 miliardi di € per il 2011), denuncia lo studio, spesso favoriscono latifondi e agricoltura intensiva e non sostenibile. Anche se il meccanismo nel 2003 è stato in parte riformato, i fondi sono ancora spesso legati alla produttività agricola anziché alla tutela del territorio.  Un caso a parte sono i sussidi alla coltivazione di tabacco, una delle colture più dannose a livello ambientale che persistono, per non parlare per gli aspetti sanitari (il 15% dei morti in Europa sarebbe legato al fumo).

Anche la spesa per i trasporti lascia spazio a dubbi. Le infrastrutture per la mobilità sono una delle voci di spesa più importanti: quasi il 35% del budget dei fondi strutturali e di coesione e oltre il 10% della spesa per l’ambiente. Ma il 49% di questi investimenti, si legge, sono usati per costruire strade e autostrade, il 30% per le ferrovie, mentre per decarbonizzare la mobilità urbana va solo il 7% degli stanziamenti per i trasporti.

Al clima come abbiamo detto, l’Europa dedica solo il 2,8% dei fondi totali, alle rinnovabili il 2,6%, alla biodiversità l’1,5%, alla ricerca su tecnologie ecosostenibili va appena lo 0,7% del budget. Per dare un idea delle proporzioni, va evidenziato che per la sola parte ferroviaria del progetto di mobilità europea vanno ben 18,5 miliardi, all’efficienza energetica poco più di 4, al solare poco più di 1, all’adattamento ai cambiamenti climatici 305 milioni.

Singolare la ripartizione dei finanziamenti per la ricerca in materia di energia: agli studi sulla fusione nucleare vanno il 14% dei fondi, cui si aggiunge un altro 12% per studiare altri aspetti del nucleare, le fonti rinnovabili si dividono con le altre fonti convenzionali un misero 4%.

Altri ancora i rilievi che fa il report: ad esempio si contesta il finanziamento di circa 100 inceneritori in giro per l’Europa, specialmente ad est. Progetti, si legge nello studio che “bloccano fondi preziosi per soluzioni i più sostenibili e cost-effective come la raccolta differenziata, il riciclaggio, il compostaggio”. Nella sola Polonia il progetto di realizzare 12 inceneritori assoribirebbe fondi per 1,2 miliardi di euro, il 66% dei finanziamenti dedicati allo smaltimento dei rifiuti nel paese.

Insomma, le priorità secondo cui si spendono i soldi europei sono poco in linea con l’esigenza di affrontare una seria transizione energetica. Una responsabilità gravissima per l’Unione Europea che a parole dice di voler essere leader sulla green economy, spingere per la vera innovazione e per la lotta ai cambiamenti climatici, mentre con i fatti (le risorse che mette a disposizione) dà segnali che vanno in tutt’altra direzione.

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