Il film dell’energia degli ultimi quarant’anni

Nel decennio 2000-2010 la nuova potenza elettrica installata nell'Unione Europea è stata per il 45% da rinnovabili e per il 46% da gas. A carbone e nucleare solo il 6 e il 3%. Nel decennio in Germania la nuova potenza da rinnovabili copre l'81% del totale. Come è cambiata l'energia dal 1970 e perché la transizione può dirsi già in atto.

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Spesso si perde di vista il corso storico delle cose e come i mutamenti siano in atto o procedano, anche se lentamente, proprio mentre si richiedono decisioni fondamentali per il futuro. Nel settore dell’energia abbiamo spesso la fotografia, quello che ci manca è il film, cioè  la visione su un arco di tempo sufficiente per capire come i mercati stiano effettivamente evolvendo. E ancora più spesso la fotografia che viene tirata fuori dal cassetto per giustificare le proprie tesi risale a molti anni prima. Per pigrizia? Per ignoranza? A volte lo si fa scientemente.

Torniamo allora all’ultimo studio di Greenpeace, “The Silent Energy [R]evolution”, che analizza il mercato mondiale della produzione elettrica e ne segue l’andamento negli ultimi decenni, proponendo poi nuovi scenari entro metà secolo (Qualenergia.it, La silenziosa rimonta delle rinnovabili, un report Greenpeace).

Il rapporto dimostra come a partire dagli anni ’90 abbia avuto inizio una silenziosa, ma costante transizione energetica verso le fonti rinnovabili, con una taglio radicale nella produzione da carbone e nucleare, soprattutto nei paesi cosiddetti occidentali. Qualche grafico servirà per dare maggiore chiarezza a quanto intendiamo dire, partendo dall’Unione Europea.

Nel 1997 iniziò la fase di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica nell’Unione Europea. Un processo che ebbe gli stessi effetti sul mercato di quelli che si riscontrarono negli Usa, che aveva anticipato la deregulation nel 1992: poche nuove centrali ed estensione della vita di quelle esistenti. Da allora nell’UE la quota della potenza installata di impianti a carbone e nucleari non superò mai il 10%. Dall’altro lato le fonti rinnovabili, in particolare eolico e solare, crebbero costantemente, come si può vedere dal grafico, qui sotto anche grazie a nuove legislazioni e incentivi.

Nel decennio 2000-2010 sul totale della nuova potenza elettrica installata il 45% è stata da fonti innovabili (soprattutto eolico) e il 46% da gas (incluso qualcosa di olio). Carbone e nucleare hanno una quota rispettivamente del 6 e del 3%. La nuova potenza installata totale nell’UE è cresciuta a livelli record grazie anche alle nuove installazioni di energia rinnovabile che continuano a sostituire il parco delle centrali tradizionali giunto a fine vita. Sottolineiamo che stiamo parlando di potenza installata, non di generazione di elettricità, ma il cambiamento è comunque di enorme rilevanza.

Dall’Unione Europea passiamo al mondo, con le implicazioni relative a tutti i cambiamenti avvenuti negli ultimi due decenni, come il nascere delle nuove economie dell’est europeo e soprattutto l’esplosione delle grandi economie emergenti, in particolare Cina e India.

Dal 2000 al 2010 il 26% di tutta la nuova potenza elettrica installata nel mondo è stata da fonte rinnovabili, principalmente eolica, pari a 430 GW; il 42% è costituita da centrali a gas. Un 30% è imputabile al carbone (475 GW, di cui il 78% in Cina), con una conseguente produzione di emissioni di CO2 stimata in più di 55 miliardi di tonnellate per la durata del loro periodo di vita. Appena il 2% è la quota mondiale della nuova potenza nucleare nel mondo.

Possiamo affermare quindi che la transizione energetica è in fase avanzata nei paesi di vecchia industrializzazione e per capire la portata di questo cambiamento basterebbe vedere nel report dati e grafici energetici ‘con e senza’ il gigante asiatico.

Nel grafico in alto è inoltre possibile vedere quali siano per Greenpeace gli scenari fino al 2050 se le diverse rinnovabili continueranno a crescere a doppia cifra. Lo scenario mondiale prospettato è quello del 100% a energia rinnovabile.

Interessante è anche dare un’occhiata all’excursus storico-energetico della Germania che da meno di un anno ha un piano di sviluppo della produzione di energia elettrica al 2030 che sarà coperto per almeno il 45% da fonti rinnovabili e con obiettivi veramente ambiziosi al 2050 soprattutto alla luce della recente uscita del paese dal nucleare. Nel decennio 2000-2010 la Germania ha installato sul proprio territorio l’81% da fonti rinnovabili sulla nuova potenza elettrica totale; il 14% è da centrali a gas e solo il 5% da carbone. 

Un esempio di un moderno paese manifatturiero che ha deciso di investire senza troppe incertezze nelle nuove energie e che ha mantenuto in questi ultimi due decenni una visione chiara sul suo futuro energetico e industriale, dimostrando ai partner europei che il gioco (il costo della strategia) vale la candela. Lo capissero anche i nostri “vetusti“ politici, che con poche eccezioni restano aggrappati ad una concezione dell’energia e del mondo in via di superamento. E’ la vecchia fotografia di cui sopra.

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