Le rinnovabili oltre i terremoti legislativi

I mercati delle fonti rinnovabili stanno vivendo un anno faticoso. Dopo le travagliate vicende di questi mesi e anche di questi giorni, il fotovoltaico sperimenta il quarto conto energia, mentre altre rinnovabili attendono specifiche normative. Ne parliamo con Vittorio Chiesa, direttore dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano.

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Il mondo delle rinnovabili, come ben sa chi legge queste pagine, sta vivendo un anno particolare. Dopo travagliate vicende, da maggio il fotovoltaico sta sperimentando il quarto conto energia che ha sostituito il terzo, abrogato prematuramente. L’economia delle altri fonti pulite, rinnovabili termiche in primis, attende intanto con ansia l’implementazione del decreto rinnovabili, che contiene diverse novità come l’obbligo per i nuovi edifici e l’idea di un conto energia per il calore e il raffrescamento, ma che finché mancano i decreti attuativi, il quadro resta una specie di scatola vuota. Dopo tutto questo arrivano proposte legislative che hanno dell’incredibile e lasciano sconcertato l’intero settore, come quella di Calderoli che puntava a tagliare dal 2012 del 30% tutti i finanziamenti alle rinnovabili e altre agevolazioni raccolti con le bollette di gas ed elettricità. Provvedimento dal destino incerto, ma che ieri sera sembrava nuovamente sparito dalla manovra del governo.


Ne abbiamo parlato con il professor Vittorio Chiesa, direttore dellEnergy Strategy Group del Politecnico di Milano, gruppo di ricerca molto attivo nello studiare e monitorare i mercati italiani delle rinnovabili.


Professor Chiesa, iniziamo con l’attualità. In questi giorni si è parlato della possibilità che con la manovra dal 2012 vengano tagliati del 30% i finanziamenti alle rinnovabili raccolti nelle bollette. Che impatto potrebbe avere un’eventualità del genere sullo sviluppo delle energie pulite nel nostro paese?


Premesso che stiamo ragionando su una situazione ipotetica, non si capirebbe nemmeno come questi tagli verrebbero applicati, dato che si parla di una riduzione indistinta del 30%. Se la proposta si concretizzasse avrebbe sicuramente un pesante impatto che bloccherebbe la traiettoria di sviluppo delle rinnovabili. Il fotovoltaico, ad esempio, è appena stato sottoposto ad un taglio rilevante con il 4° conto energia, dopo che il sistema incentivante precedente, il terzo, è stato abrogato dopo pochi mesi di vita. Un’ulteriore revisione avrebbe l’effetto di mandare in stallo l’intero mondo delle rinnovabili. Oltre all’impatto strettamente economico, c’è poi quello della credibilità del sistema paese. Il fatto che ogni due mesi venga prodotto un quadro di incentivazione nuovo e dopo altri due mesi venga rimesso in discussione, distrugge quella fiducia e quella garanzia di stabilità di cui gli investitori hanno bisogno.


Questa era anche una delle critiche di metodo fatte al ministro Romani quando sancì la morte prematura del terzo conto energia e stabilì che si scrivesse il quarto. Ora, con il nuovo conto energia, il settore potrà – salvo terremoti come quello minacciato dalla proposta Calderoli – godere della stabilità e del livello di incentivazione adatti a continuare lo sviluppo?


Direi di sì. Il quarto conto energia sicuramente imporrà una virata verso gli impianti di taglia medio-piccola, favoriti dal nuovo decreto in quanto a tariffe e non sottoposti al registro, che a detta anche degli operatori darà qualche difficoltà anche in termini di finanziamento. Complessivamente  resta comunque un impianto di incentivazione accettabile: fa una revisione degli incentivi direi inevitabile e fa la scelta di privilegiare la soluzione del fotovoltaico distribuito.


l bonus del 10% concesso agli impianti realizzati con almeno il 60% di componenti europee contenuto nel nuovo conto energia darà una spinta alla filiera italiana del FV?


Il premio alla produzione europea teoricamente è interessante, ma dal punto di vista pratico faccio fatica a capire come potrebbe essere implementato. Si tratta di una filiera estremamente articolata, fatta di rimarchiature, assemblaggi … Non sarà facile stabilire quali saranno gli operatori che potranno beneficiarne. Probabile che finisca per essere dato a tutti, per cui anche a chi in realtà fa produrre gran parte delle componenti al di fuori dell’Europa: vedo difficile mettere in piedi un sistema di controllo.


La rimodulazione degli incentivi in Italia e per altri mercati ha causato a livello mondiale uno stallo della domanda e un calo dei prezzi degli impianti maggiore di quanto si era previsto. La grid parity è dunque più vicina. Secondo le sue stime quando si raggiungerà nel nostro paese?


La grid parity dipenderà molto dal tipo di applicazioni. Per impianti di taglia media, per qualche centinaio di kW, su copertura, per cui legati in qualche modo ad attività industriali o commerciali in cui si autoconsuma abbastanza, la grid parity è vicina: verrà raggiunta in Italia nel giro di 5 anni, attorno al 2016. Per i piccoli impianti domestici arriverà un po’ più tardi, mentre per i grandi impianti a terra (che non possono contare del vantaggio dell’autoconsumo, ndr) la grid parity non verrà forse raggiunta prima di un decennio.


A parte il fotovoltaico, il decreto rinnovabili contiene diverse novità anche per le altre fonti. Che conseguenze potranno avere?


Nel decreto ci sono degli elementi di novità interessanti: ad esempio il fondo per il teleriscaldamento, l’obbligo di installazione di rinnovabili nei nuovi edifici o l’innalzamento della soglia entro cui gli impianti possono usufruire della tariffa omnicomprensiva. L’assetto concreto però è ancora tutto da definire. Si valuterà quando tutto (i decreti attuativi e le normative tecniche, ndr) verrà pubblicato, entro la fine dell’anno. Intanto dobbiamo accontentarci dei principi che il decreto introduce, alcuni interessanti, come la previsione di nuovi incentivi per l’energia termica, lo sviluppo del biometano, il fatto che vengano favoriti i biocarburanti di seconda generazione … Una serie di idee che vanno nella direzione di favorire lo sviluppo ci sono e sono importanti, però poi contano il valore delle tariffe incentivanti, la modalità di applicazione, la facilità d’accesso: tutte cose che andranno viste quando ci sarà il decreto nella sua redazione completa.


Quali sono le rinnovabili economicamente più promettenti in questo momento?


Attualmente, a parte il fotovoltaico, il biogas e gli olii vegetali sono quelli con una dinamica di sviluppo più interessante. Per il futuro dipenderà dalla struttura della incentivazione.


Gli olii vegetali spesso vengono da colture per nulla sostenibili e sono importati da paesi lontani. All’orizzonte ci sono regole che potranno frenarne lo sviluppo, richiedendo maggiori garanzie ambientali …


Saranno fissate delle regole come quella della qualifica di sostenibilità. Per accedere agli incentivi gli impianti dovranno garantire che il combustibile – considerando tutta la filiera, dalla coltivazione, al trasporto, allo sfruttamento nella centrale – porta complessivamente ad una riduzione dei gas serra.

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