Come si posizionano le rinnovabili termiche in Italia

Ormai è chiaro che le rinnovabili termiche in Italia saranno strategiche per il raggiungimento dell'obiettivo 2020. A parità di costi di incentivazione forniscono più energia pulita rispetto alle rinnovabili elettriche e le potenzialità, anche in termini di mercato e industria, sono notevoli. Un nuovo rapporto curato dalla società di consulenza 'ref.'.

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Sono ancora le cenerentole del mondo delle rinnovabili, ma ormai è chiaro che le termiche saranno strategiche per il raggiungimento dell’obiettivo 2020. A parità di costi di incentivazione, solare termico, biomasse, geotermia e le altre forniscono molta più energia pulita rispetto alle rinnovabili elettriche e le potenzialità anche in termini di green economy sono notevoli. A ricordarlo arriva un nuovo rapporto curato dalla società di consulenza ref. dal titolo L’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento-raffreddamento” (vedi allegato in basso l’executive summary).


Gli obiettivi fissati dal  Piano di Azione Nazionale sulle rinnovabili (PAN), prevedono che siano le termiche a dare il contributo maggiore al raggiungimento dell’obiettivo nazionale del 17% di energia pulita sui consumi finali, comprendendo trasporti, generazione elettrica e usi termici. Secondo il PAN  al 2020 dovrebbero fornire 10,5 Mtep: un obiettivo secondo lo studio probabilmente sottodimensionato. Il settore ha infatti dei contorni ancora indefiniti e le statistiche che lo riguardano presentano ampi margini di incertezza. E’ condivisa da più parti l’opinione che nei dati ufficiali disponibili vi sia una forte sottostima dei consumi di biomassa legnosa.


Altra buona notizia per il raggiungimento degli obiettivi 2020, il PAN, secondo ref. sarebbe troppo prudente nello stimare il miglioramento dell’efficienza energetica, prevista in crescita dello 0,37% annuo a partire dal 2010.  Interventi collegati all’efficienza degli usi finali di energia, quali ad esempio quelli nei sistemi di distribuzione e stoccaggio del calore ed efficienza negli involucri degli edifici, potrebbero portare a risultati in termini di efficienza anche più ambiziosi, si legge.


Interessante l’analisi dei costi delle varie fonti termiche illustrata dal report: nella competizione con le fonti convenzionali se la cavano molto meglio rispetto alle elettriche. Ad eccezione delle pompe di calore geotermiche, tutte le rinnovabili termiche si collocano in un range di costi che si pone solo poco al di sopra dei costi della caldaia a condensazione alimentata da gas naturale, assunta come tecnologia di riferimento. Per questo motivo, conclude lo studio, incentivare le rinnovabili termiche costa, a parità di resa energetica, molto meno. I sistemi di detrazione fiscale e di credito di imposta, si nota, sono gli strumenti che hanno prodotto i risultati più significativi in termini di promozione delle termiche. Al contrario, il sistema dei certificati bianchi non ha prodotto molto.


Nel rapporto, infine, troviamo una raccolta di dati sui mercati delle diverse rinnovabili termiche in Italia. Nel 2009 – si evidenzia – nel paese si sono installati 280 MWt, corrispondenti a circa 400.000 m di nuovi collettori solari. Sempre nel 2009 sono entrate in esercizio due nuove centrali di teleriscaldamento a biomasse legnose per circa 8 MWt e sono state installate circa 250.000 nuove stufe e caldaie a pellet, corrispondenti a una nuova potenza installata di circa 3.000 MWt. Infine sono state installate circa 100.000 pompe di calore aria-aria, circa 11.100 pompe di calore aria-acqua e circa 1.100 pompe di calore acqua-acqua, corrispondenti rispettivamente a circa 1.150 MWt, circa 370 MWt e circa 60 MWt di nuova potenza installata.


In generale nel 2009 le rinnovabili termiche hanno portato ad un volume d’affari attorno ai 2.349 milioni di euro, dei quali circa 500 milioni di euro riconducibili al solare termico, circa 786 milioni di euro attribuibili alla vendita di pellet e alla vendita e installazione delle stufe e caldaie a pellet, circa 100 milioni di euro attribuibili al mercato del teleriscaldamento a biomasse legnose e circa 963 milioni di euro ascrivibili alle pompe di calore.


Mercati importanti per la nostra economia del paese, anche se ancora segnati da una forte dipendenza dall’estero dei prodotti: da paesi terzi arriva il il 65% dei collettori solari, il 35% del pellet, il 70% delle pompe di calore (mentre si esportano il 18% dei collettori solari italiani, il 53% delle pompe di calore e il 6% delle stufe a pellet).  Un grado di dipendenza piuttosto marcato, ma molto inferiore ad altri settori come il fotovoltaico in cui l’85% dei moduli installati e circa il 69% degli inverter è importato.

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