L’Europa e la leadership nella battaglia sul clima

  • 22 Giugno 2011

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Al Parlamento Europeo si discuterà della possibilità di alzare dal 20 al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2020. A differenza di molti paesi, l’Italia si oppone a questo nuovo target, ma ci sono tutte le condizioni affinché l’Europa possa recuperare il suo ruolo di guida nella battaglia mondiale sul clima. Silvestrini a Ecoradio.

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Ascolta audio (durata: 1′ 42”)


Si avvicina la data della prossima Conferenza sul clima in Sud Africa, a Durban, e l’Europa inizia già ad affilare le proprie armi. Il Parlamento Europeo discuterà il 23 giugno, in seduta plenaria, la possibilità di alzare dal 20 al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas climalteranti al 2020, rispetto ai valori del 1990. Attualmente il target è del 20% ma con la crisi economica oggi è più semplice raggiungere questo obiettivo.


Rispetto al 1990 siamo infatti ormai al 17% di riduzioni di gas serra. Inoltre, diversi fattori spingono nella direzione di un impegno più incisivo. Gran Bretagna, Francia e Spagna chiedono di innalzare l’obiettivo al 30%. Anche molte grandi industrie europee hanno firmato un documento in cui chiedono di indicare questa nuova soglia. Puntare ad un target del 30% significherà spingere l’acceleratore sulle politiche per l’efficienza energetica che, ricordiamo, è l’unico obiettivo non legalmente vincolante.


Come al solito l’Italia si oppone a questo passaggio. In particolare si oppongono Governo e Confindustria. Aspettiamo di sapere cosa deciderà il Parlamento Europeo, ma sicuramente ci sono tutte le condizioni affinché l’Europa recuperi il suo ruolo di guida nella battaglia mondiale sul clima. L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.

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