L’India procede con la sua Missione Solare

Il gigante asiatico continua il suo cammino lungo la via del solare e mette in campo misure per riuscire ad installare 20 GW di elettricità dal solare entro il 2022: finanziamenti, tariffe incentivanti e obblighi d'acquisto di elettricità verde. Ma l'obiettivo promette di essere ampiamente superato: si parla di 67 GW al 2022.

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Un gigante sta muovendo i primi timidi passi sul sentiero dell’energia solare. E’ l’India, che sta procedendo nella sua “missione solare”, quella National Solar Mission (vedi documento, pdf) che dovrebbe portarla al 2022 ad avere 20 GW di solare connesso in rete (tra fotovoltaico e termodinamico) e addirittura 100 al 2030 e infine a 200 GW del 2050, che equivalgono al 130% della potenza totale installata ora in India (circa 150 GW comprendendo tutte le fonti). Nel 2009, quando il piano è stato lanciato (Qualenergia.it, Il futuro solare dell’India) il paese contava installazioni per soli 6 MW, circa lo 0,004% della potenza elettrica installata in totale, a fine 2011, secondo le previsioni dovrebbe raggiungere 300 MW. E c’è chi prevede che l’obiettivo del 2022 verrà superato di oltre il triplo, arrivando ad oltre 67 GW anziché a 20.

La prima tappa del piano nazionale intanto è arrivare a 1 GW al 2013. E per raggiungerla si stanno mettendo in campo una serie di misure. Questo mese ad esempio il Governo di Delhi ha approvato un finanziamento da circa 108 milioni di dollari (4,86 miliardi di rupie) in favore della Nationa Solar Mission. Con la missione, l’India ha poi dato vita ad un obbligo d’acquisto di energia solare per le utility, che dovranno ottenere dal sole almeno lo 0,25% dell’elettricità al 2013 e il 3% al 2022: le aziende elettriche dovranno così comperare elettrictà pulita dai progetti di fotovoltaico o solare termodinamico, con la mediazione dell’utility NTPC e del Ministero per le Energie nuove e rinnovabili (MNRE). I produttori di energia solare saranno remunerati con una tariffa feed-in valida per 25 anni e che verrà ridotta nel tempo. I premi proposti per ora vanno dai 45 centesimi di dollaro a kWh per i piccoli impianti FV, ai 40 per i grandi fino a 30 per il solare termodinamico a concentrazione.

Non trascurabile nel piano solare indiano, anche il fotovoltaico off-grid, strategico per un paese con ampie aree rurali non connesse alla rete: gli obiettivi sono 200 MW nel 2013, 1 GW nel 2017 e 2 GW nel 2022. Anche il solare termico sarà spinto con decisione: al 2022 i collettori solari termici  dovranno raggiungere una superficie installata di 20 milioni di metri quadrati, 7 milioni entro il 2013, che diventeranno 15 milioni entro il 2017. Per raggiungere questi obiettivi saranno messi in campo vari obblighi di installazione negli edifici, sgravi fiscali e altri incentivi per gli impianti.

Per far decollare l’industria locale l’India ha stabilito restrizioni sull’import: per i grandi progetti fotovoltaici nell’ambito della missione, in una prima fase bisognerà usare solo moduli cristallini assemblati in India, mentre in una seconda fase dovranno essere di produzione domestica anche le celle. Una barriera certo non gradita a Cina, Stati Uniti e Taiwan, che hanno già protestato formalmente, e che – se manterrà all’interno del paese i benefici economici dello sviluppo solare – secondo alcuni rischia di rallentarlo.

Insomma, l’India promette di diventare nei prossimi anni protagonista del solare. Per dare un’idea delle dimensioni dell’obbiettivo del 2022 su fotovoltaico e termodinamico connessi in rete, 20 GW, si pensi che il paese con più fotovoltaico al mondo, la Germania, attualmente conta poco più di 17 GW cumulati e che nel mondo a fine 2010 c’erano circa 38,5 GW cumulati (vedi statistiche Qualenergia.it). Ma l’obiettivo del piano potrebbe addirittura esser superato del triplo: lo dice un recente report della società di consulenza KPMG (vedi allegato). Con il calo dei costi e le economie di scala (grid parity al 2017), vi si spiega, l’India potrà installare ben 67 GW di fotovoltaico e solare termodinamico entro il 2022. Vorrebbe dire per il gigante asiatico potrà soddisfare il 7% del suo fabbisogno elettrico con il sole, tagliando le importazioni di carbone del 30% e risparmiando così 5,5 miliardi di dollari all’anno (costi ambientali e sanitari esclusi), oltre a ridurre le proprie emissioni del 2,5%.

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