Lobby e conto energia, secondo Cappanera di Energy Resources

Cosa significa per il fotovoltaico italiano questo quarto conto energia? Qualenergia.it continua la sua indagine tra i dirigenti delle principali società italiane del settore, chiedendo loro quali prospettive vedono per il mercato a breve termine alla luce dei nuovi incentivi. Oggi abbiamo intervistato Enrico Cappanera di Energy Resources.

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Quale impatto avrà sul mercato fotovoltaico italiano il quarto conto energia? Continua il viaggio di Qualenergia.it tra le imprese fotovoltaiche. Chiediamo ai dirigenti di alcune delle principali aziende italiane il loro parere sul futuro del settore e del loro specifico business dopo l’approvazione del decreto. Trovate tutte le interviste sul nuovo conto energia alle aziende, assieme a molti altri contenuti, nel nostro “Speciale quarto conto energia fotovoltaico”.

Oggi abbiamo parliamo con Enrico Cappanera amministratore delegato di Energy Resources, azienda che ricerca, progetta e realizza sistemi fotovoltaici, geotermici, eolici, domotici e di cogenerazione per edifici industriali, residenziali e spazi pubblici.

Cappanera, come crede che andrà il mercato italiano del fotovoltaico dopo l’approvazione del quarto conto energia?

Non credo molto bene; si è ottenuto quello che si voleva: frenare il mercato fingendo di lasciarlo libero. I punti critici del quarto conto energia sono molti, a partire dal registro per i grandi impianti. E’ assolutamente discrezionale, non dà la certezza di poter fare un impianto e di conseguenza le banche non lo finanziano: tutti i grandi impianti al momento sono fermi. I grandi impianti a terra saranno pressoché inesistenti, visto il limite di 200 kW in scambio sul posto imposto (oltre il quale devono iscriversi al registro, ndr). Meglio la situazione per gli impianti su tetto, ma anche qui il limite di un megawatt è a mio parere non motivato: che fastidio dà un impianto anche più grande se è su tetto? E’ chiaro che dietro queste decisioni c’è l’interesse delle lobby.

A quali lobby si riferisce?

Le rinnovabili hanno dimostrato un potenziale enorme, ma l’Italia non è pronta culturalmente a sostenerlo. La fiscalità generale e la gestione dell’energia sono legate ai combustibili fossili. Energia è potere e gli interessi che ci possono essere dietro sono lenti a spostarsi. Le fonti rinnovabili oggi sono portate avanti da soggetti nuovi, come la nostra azienda che in 5 anni è arrivata ad un fatturato di 153 milioni di euro partendo da zero. Questo non va bene a chi ha in mano il potere storico dell’energia, quello legato alle fossili. Forse le cose cambieranno quando i grandi delle fossili si butteranno sulle rinnovabili, cosa che peraltro sta lentamente avvenendo, si veda l’acquisizione di Sunpower da parte di Total. Intanto però nel nostro paese manca una strategia energetica che veda le rinnovabili come occasione di crescita economica. Un forte limite, dato che il 2% del Pil italiano nel 2010 è venuto prorpio dalle rinnovabili: senza avremmo chiuso a meno 0,5%. Manca una visione che scelga di creare lavoro e futuro anche a costo di dare fastidio ad alcune lobby energetiche tradizionali, non è nella logica del “sistema Italia”, qualsiasi colore politico sia al governo. Si accontentano invece queste lobby per conservare il potere politico.

Tornando al mercato del fotovoltaico italiano, che previsioni si possono fare per il 2011?

Siamo di fronte ad un freno rispetto al 2010, e questo ci può anche stare, visto che ci sono state speculazioni e la crescita sarebbe stata insostenibile e avrebbe danneggiato il mercato. Il freno però è stato dato in maniera sbagliata: senza concertare prima e cercando di riparare, con inesperienza, dopo. Rispetto al 2010 ci sarà un calo enorme: tantissimi operatori più piccoli stanno chiudendo, fallendo o ridimensionando. A noi come ad altri stanno arrivando offerte di aziende più piccole che vogliono farsi acquisire. Per togliere la speculazione hanno di fatto bloccato un mercato.

Crede che i tagli abbiano reso troppo poco redditizio investire nel fotovoltaico? In parallelo con l’abbassamento delle tariffe molti prevedono una riduzione dei costi …

Chi fa i pannelli ha margini di guadagno altissimo, basta guardare i bilanci delle aziende. Certamente un po’ i prezzi si potranno ridurre, ma non si tornerà certo ai livelli di reddittività dell’investimento dell’anno scorso. Livelli che erano tuttavia sicuramente troppo alti. Bisogna cambiare mentalità: aziende e cittadini devono fare il fotovoltaico per ridurre la loro spesa energetica e non per realizzare guadagni. Il guadagno è quello collettivo in termini di emissioni evitate. Sono dunque d’accordo con l’entità dell’abbassamento delle tariffe apportato, anche se poco condiviso e troppo veloce nei primi mesi.

Il quarto conto energia contiene anche alcune novità interessanti, come i vari bonus.

Qualcosa di positivo c’è. Ad esempio il premio del 10% per gli impianti con componenti europee,  o quello per la sostituzione dell’eternit. Anche il fatto che il limite per gli impianti su tetto (oltre il quale sono considerati “grandi”, ndr) sia stato innalzato da 200 kW a 1 MW è positivo, anche se per me 1 MW è ancora limitativo. L’aspetto più positivo poi è di avere una prospettiva fino al 2016, sempre sperando che venga mantenuta.

Come azienda avete cambiato strategia in conseguenza dei nuovi incentivi? Se sì, come?

Noi siamo abbastanza fortunati: Energy Resources non ha mai fatto speculazioni e degli 80 MW realizzati finora, 70 sono impianti integrati su tetto. Ad esempio quello di Tontarelli da 7,1 MW è il più grande impianto al mondo su tetto totalmente integrat. Il circuito del Mugello, è un altro esempio. Per noi è abbastanza facile cogliere il segnale del nuovo conto energia, che come detto è sfavorevole agli impianti a terra. Proprio perché comunque abbiamo sempre puntato su quelli su tetto.

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